Castello di Pandino - complesso

Pandino (CR)

Indirizzo: Via Castello (Nel centro abitato, isolato) - Pandino (CR)

Tipologia generale: architettura fortificata

Tipologia specifica: castello

Configurazione strutturale: Costruito a nordest dell'abitato, all'interno dell'antica cerchia muraria fortificata, circondato da un profondo fossato prosciugato, ha uno schema architettonico essenziale: un quadrato di 66 m per lato, con quattro torri angolari a base quadrata

Epoca di costruzione: post 1354 - ante 1361

Descrizione

Grazie alla ricchezza dell'impianto originario e alla sua integrità, il castello di Pandino è sempre stato considerato come uno degli esempi più importanti dell'architettura fortificata viscontea trecentesca, in cui esigenze difensive e residenziali si sono perfettamente armonizzate. Costruito a nordest dell'abitato, all'interno dell'antica cerchia muraria fortificata, circondato da un profondo fossato prosciugato, ha uno schema architettonico semplice costituito da un quadrato di 66 m per lato, con quattro torri angolari sempre a base quadrata. Edificato totalmente in mattoni presenta una cornice marcapiano che divide in due la parete muraria, scandita a sua volta da monofore e bifore. Le torri sono invece tripartite, con una monofora al primo piano e una bifora negli altri due. I due ingressi sui lati sud e nord sono sottolineati dalla presenza dei rivellini che anche se hanno interrotto l'omogeneità delle facciate, sono stati ingentiliti con l'aggiunta dello stesso motivo decorativo di mattoni a scaletta che corre lungo tutta la restante parete muraria.
All'interno il cortile è caratterizzato da portici a sesto acuto, mentre al piano superiore da un loggiato con copertura a capriate. La destinazione originaria degli spazi non è nota, anche se non doveva essere molto differente da quella che è documentata per i secoli XVI e XVII, con al piano terra i servizi e ad oriente un ampio salone destinato ai banchetti. Si accedeva al piano superiore tramite una piccola scala in legno, oggi sostituita da quelle costruite nei torrioni.
Il castello, rara e preziosa testimonianza, conserva ancora quasi interamente le decorazioni che ne ornavano le pareti del portico, del loggiato e delle stanze, gli arconi delle finestre e i pilastri. In quasi tutte le stanze la decorazione segue uno sviluppo comune che prevede a partire dal pavimento uno zoccolo con specchiature marmoree riquadrate. Nella fascia superiore trova posto il motivo decorativo principale, che si sviluppa adattandosi ai particolari architettonici della stanza stessa. I motivi, a carattere fondamentalmente geometrico si succedono con diverse varianti e sono alternati a figure araldiche o vegetali.
Nella sala superiore dell'ala meridionale si conserva la testimonianza più integra di tutto l'apparato decorativo: sopra al consueto zoccolo marmoreo si sviluppa un finto loggiato con archi carenati ornati esternamente da fiori. Lo spazio tra un arco e l'altro è occupato da medaglioni con lo stemma dei Visconti e dei Della Scala; nella fascia superiore i motivi geometrici sono alternati a finte bifore.
Sulle superfici esterne del portico e del loggiato, pur se con delle varianti, si presentano gli stessi motivi che ornano le sale interne, mentre è più impegnativo fare delle ipotesi sulla decorazione esterna del castello perché scarse sono le tracce di colore riscontrate. Gli unici elementi figurativi si trovano sulle pareti del portico presso il salone dell'ala ovest e rappresentano San Cristoforo e Sant'Antonio abate. Il riquadro che contorna la figura è sormontato da una lunetta ogivale in cui è raffigurato a monocromo Cristo in pietà, affiancato da un angelo con i simboli della passione. Di fronte al salone sopra ogni pilastro del portico si intravede un tondo con un'immagine figurata. Solo due sono chiaramente distinguibili e rappresentano delle figure mostruose, composte dell'unione di un uomo e di un animale, intente a suonare uno strumento musicale. Se per i motivi decorativi di tipo geometrico parallelismi si possono riscontrare nella Rocca di Angera o nel castello di Legnano, questi ultimi soggetti sono particolarmente inconsueti.
A Pandino infatti, probabilmente per il tipo di soggetto rappresentato, pur se con delle diversità dovute al numero di frescanti presenti, e alle loro specifiche abilità, sono pochi i brani di particolare maestria, che potrebbero riferirsi ad un unico artista di buon livello che forse sovrintendeva a tutta la decorazione.

Notizie storiche

Adagiato nella bassa pianura lombarda, nel territorio compreso tra il corso dell'Adda e del Serio, il borgo di Pandino ha sempre ricoperto una posizione di rilievo. Per tradizione si riteneva che il castello fosse stato costruito a partire dal 1379, per volere di Regina della Scala moglie di Bernabò Visconti, che apprezzava notevolmente questi luoghi vicini alle terre venete di cui era originaria. Un'attenta rilettura dei documenti ha invece fatto anticipare la datazione di circa un ventennio, riconducendola agli anni compresi tra il 1354 (salita al potere di Bernabò), e il 1361, data del primo documento in cui si fa chiaro riferimento al castello. Nel 1385 Gian Galeazzo si impadronì del castello, che vendette dieci anni dopo al lucchese Niccolò de Diversis. Dopo aver recuperato il maniero i Visconti lo cedettero in feudo prima a Giorgio Benzone, signore di Crema (1414-1423), poi a Luigi Sanseverino (1434-1440). Nel 1469 il castello e i terreni circostanti furono concessi a Ludovico il Moro che irrobustì l'apparato difensivo con la costruzione dei rivellini. A partire dal 1479, essendo stati confiscati a Ludovico Maria Sforza tutti i beni, la fortezza fu nuovamente affidata ai Sanseverino, fino all'estinzione del ramo maschile della famiglia, per cui passò ai Landriani. Nel 1552 divenne di Pagano d'Adda e rimase a questo marchesato fino al 1862, quando fu completamente trasformato in azienda agricola, anche se era stato relegato a quest'uso già nel xviii secolo. Nel dopoguerra il corpo ovest fu acquistato dal Comune che ne intraprese i restauri negli anni '50, mentre le restanti ali rimasero, parcellizzate, a proprietari privati. Oggi vi hanno sede gli Uffici Comunali, il Convitto della Scuola casearia e la Biblioteca. L'esterno e il cortile sono visitabili tutti i giorni, mentre l'interno previo appuntamento.
Grazie alla ricchezza dell'impianto originario e alla sua integrità, il castello di Pandino è sempre stato considerato come uno degli esempi più importanti dell'architettura fortificata viscontea trecentesca, in cui esigenze difensive e residenziali si sono perfettamente armonizzate.

Uso attuale: intero bene: uffici

Uso storico: intero bene: difensivo

Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale

Accessibilità: L'esterno e il cortile sono visitabili tutti i giorni, mentre l'interno previo appuntamento. Rivolgersi al Comune di Pandino
Per prenotazioni e informazioni:
0373/973313 - 0373/91877 - 0373/920410

Tariffe per visite guidate al Castello
Adulti
- ¤ 2 cadauno per comitive, minimo 20 persone
- ¤ 3 cadauno per singoli e piccoli gruppi

Scuole
- ¤ 1 cadauno per le scolaresche
- ¤ 2 cadauno per visita con laboratorio didattico
- ¤ 3 cadauno per visita con 2 laboratori
- ¤ 2 cadauno per visita con "caccia al tesoro"

Tariffe per visite al castello e al borgo
- ¤ 3 cadauno per comitive (castello + centro storico)
- ¤ 5 cadauno per comitive (castello + centro storico + Gradella + Scuola casearia)

Come raggiungere Pandino:
Da Milano: Strada Statale 415 Paullese, direzione Crema-Cremona.

Per prenotazioni e informazioni:

0373/973313 - 0373/91877 - 0373/920410

Riferimenti bibliografici

Conti F./ Hybsch V./ Vincenti A., I castelli della Lombardia, Novara 1992, v. III p. 62

Lombardia, Lombardia, Milano 2005, p. 879

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Carabelli, R. (1999)

Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2009)

Descrizione e notizie storiche: Rurali, Elisabetta

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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