Palazzo Via Manin 33

Milano (MI)

Indirizzo: Via Daniele Manin, 33 (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: palazzo

Configurazione strutturale: Edificio riconducibile allo schema a L, su griglia di pilastri in calcestruzzo armato e muri di tamponamento in laterizio; solaio in latero cemento; copertura piana e a tetto.

Epoca di costruzione: 1933 - 1934

Autori: Asnago, Mario, progetto; Vender, Claudio, progetto

Descrizione

L'edificio occupa un lotto irregolare delimitato dalle vie Manin e Tarchetti. La morfologia del sito ha determinato la soluzione dell'angolo arrotondato, dando continuità ai due fronti stradali.
Il palazzo, di otto piani fuori terra, ha prospetti fortemente caratterizzati dal generoso ricorso ad elementi compositivi tipicamente novecentisti.
Nel basamento rivestito di travertino (ai piani superiori la facciata è finita con intonaco tinteggiato) si aprono due fasce di finestre prossime al quadrato. Interposta a queste, una serie di tondi incassati; le incisioni, poste al filo delle finestre inferiori e superiori, alleggeriscono il massiccio basamento del palazzo, con una scelta compositiva che pare contrastare con l'imponenza delle facciate.
Al piano nobile una balconata centrale si allunga ai lati con la balaustra, raccogliendo il fascione marcapiano dal quale si alza una fitta teoria di arcate. Le grandi finestre contenute sono sormontate da lunette che ospitano, nella porzione centrale, figurazioni a bassorilievo.
Sopra la seconda balconata, la partitura estesa tra quarto e quinto piano è scandita da lesene che inglobano la doppia serie di finestre.
Nella parte sommitale dell'edificio, l'abitazione della proprietà si distingue per le balaustre estese, sui due piani, alla totalità dei fronti e per la ripresa degli archi, con fregi in tutte le lunette al sesto piano, e interamente vetrati all'ultimo.
La pianta organizza lo spazio in fasce parallele, individuando gerarchicamente funzioni e destinazioni: l'area signorile della residenza verso il perimetro esterno, affacciata al parco pubblico, una fascia distributiva centrale, locali di servizio ed accessori collocati sul retro, verso il cortile interno.
I collegamenti verticali sono serviti da due scale, una di rappresentanza e una secondaria, e da un ascensore padronale.
L'androne è impostato secondo regola di simmetria: tre gradini centrali conducono ad altrettanti, piccoli atri posti a lato; specchiature, riquadri e lunette, cornici e fasce caratterizzano l'ambiente con controllato decoro. L'atrio a destra conduce alla guardiola del custode con annessa abitazione e all'ascensore principale, riservato all'appartamento agli ultimi due piani. A sinistra, si accede al corridoio che disimpegna alcuni uffici, allo scalone principale e all'ascensore di servizio ai piani.
Dal primo al quinto piano la superficie è suddivisa equamente in due appartamenti; il sesto piano è interamente occupato dall'abitazione del committente, collegata internamente all'ultimo livello mediante una scala ellittica principale ed una seconda, di servizio.
Il cortile non presenta caratteri architettonici di rilievo ma, pur nella esiguità dello spazio, si individuano elementi interessanti: è il caso dei balconi con parapetto in muratura, raccordati dall'angolo interno arrotondato.

Notizie storiche

Con la demolizione della vecchia stazione e la revisione del tracciato ferroviario che attraversava la città si liberarono ampie superfici edificabili. Le previsioni del nuovo piano regolatore dettero ulteriore impulso allo sviluppo urbano sull'asse della nuova stazione centrale, la cui costruzione fu avviata nel 1925.
In quella fase si colloca la costruzione dell'edificio di via Manin, il primo di grandi dimensioni progettato da Asnago e Vender, affacciato ai giardini pubblici di Porta Venezia, sul sito dell'antica Zecca che il Comune aveva ceduto a privati con l'obbligo di costruire.
Acquisita l'area, l'ingegner Ugo Pavesi commissiona agli architetti il progetto di un edificio di lussuosi appartamenti; fra le richieste specifiche, indica che vi avrebbe trasferito la propria abitazione, occupando gli ultimi due piani del palazzo.
Il 5 gennaio 1933 la proprietà invia una lettera al podestà di Milano; in un appunto allegato, Asnago e Vender illustrano i caratteri del palazzo, che dovrà avere "¿monumentale signorilità. La parte basamentale, i contorni delle finestre e comunque tutte le parti decorative comprese le scolture [sic] saranno di pietre naturali. Nella facciata n° 1 coi tre ordini di archi correnti ininterrottamente anche sulla parte in curva raccordante l'angolo formato dall'incontro di via Manin con via Parini, si è voluto alternare la monotonia dei buchi delle finestre, conferendo nel contempo una maggiore importanza ai piani superiori".
Già dalle soluzioni preliminari, il progetto appare condizionato dalla formazione dei due progettisti all'Accademia di Brera, dove insegnava Vittorino Colonnese, autore, con Muzio e Barelli, della "Cà brüta", il palazzo che, con analogo sedime, affaccia all'angolo tra via della Moscova e via Turati.
La prima versione del progetto è quella preferita dalla commissione edilizia, in data 16 gennaio 1934. Nell'elaborazione definitiva, l'omogeneo trattamento dei due prospetti su via Manin e via Tarchetti risulta sottolineato dal regolare passo delle aperture, distribuite in allineamenti orizzontali su fasce comprendenti due piani, marcate da cornici in deciso aggetto.
Il progetto evolve attraverso una variante nella quale compaiono i tondi profondamente incassati nella facciata, tra piano rialzato ed il secondo.
Dieci anni dopo la sua edificazione, il palazzo viene seriamente danneggiato da una bomba, sganciata sul cielo di Milano durante l'incursione aerea del 1943. Alla fine del conflitto, gli stessi Asnago e Vender elaborano il progetto di ricostruzione. Seguendo la richiesta della committenza, sostituiscono la terrazza di copertura del settimo piano con un tetto a falde, ricavando nel sopralzo dei locali di servizio di pertinenza all'appartamento sottostante.

Uso attuale: intero bene: abitazione

Uso storico: intero bene: abitazione

Condizione giuridica: proprietà privata

Riferimenti bibliografici

Boriani M./ Morandi C./ Rossari A., Milano contemporanea. Itinerari di architettura e urbanistica, Milano 1986, pp. 152, 156

Consalez L./ Peirone S., Asnago e Vender. L'isolato di via Albricci a Milano, Firenze 1994, p. 9

Cadeo F./ Lattuada M./ Zucchi C., Asnago e Vender. L'astrazione quotidiana, architetture e progetti 1925-1970, Milano 1999, pp. 66-67

Fonti e Documenti

Archivio Asnago-Vender, AV45, Edificio per abitazioni via Manin 33 Milano 1933

Archivio Civico del Comune di Milano

Archivio famiglia Pavesi

Percorsi tematici:

Collegamenti

  • Descrizione archivistica: Edificio per abitazioni (1933)
    Unità compresa in: Asnago e Vender - Sezione opere e progetti (1919 - 1982). Conservatore: Archivio Asnago e Vender (Seveso, MB).

Credits

Compilazione: Garnerone, Daniele (2005)

Descrizione e notizie storiche: Garnerone, Daniele

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