Palazzo di Giustizia

Milano (MI)

Indirizzo: Corso di Porta Vittoria (Nel centro abitato, isolato) - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: palazzo

Configurazione strutturale: Edificio a pianta trapezoidale costituito da corpi che originano otto cortili principali, con struttura portante a pilastri in cemento armato su fondazioni a plinto e murature d'ambito e partizione interna in laterizio forato, con copertura parte a terrazza, parte a falda

Epoca di costruzione: 1929 - 1947

Autori: Piacentini, Marcello, progetto; Rapisardi, Ernesto, progetto; Melotti, Fausto, decorazione (bassorilievi in facciata); Vigni, Corrado, decorazione (bassorilievi in facciata); Selva, Attilio, decorazione (statua nel cortile d'onore); Romanelli, Romano, decorazione (bassorilievi della Corte d'Appello); Martini, Arturo, decorazione (bassorilievi della Corte d'Appello); Dazzi, Arturo, decorazione (bassorilievi della Corte d'Appello); Maraini, Antonio, decorazione (bassorilievo dell'Aula Magna); Carrà, Carlo, decorazione (affreschi, aule II e III Sez. Civile); Sironi, Mario, decorazione (mosaico, Corte d'Assise e d'Appello)

Descrizione

Il complesso si trova lungo corso di Porta Vittoria, ad est dell'antica cerchia dei navigli, ed occupa un'area quadrilatera di circa 30.000 mq, un enorme volume che si eleva su una pianta a forma di trapezio, aperta da otto cortili di differente ampiezza.
Il palazzo è diviso in tre sezioni: la corte d'Appello, affacciata al corso, il Tribunale, con le fronti su via Manara e via Freguglia, la Pretura, con ingresso dalla via San Barnaba.
Al vertice sud-ovest si innalza una torre, alta 61 metri, originariamente destinata a custodire l'Archivio e a lungo luogo di deposito provvisorio dei materiali oggi conservati all'Archivio Civico. Oltre alle aule di Giustizia e gli uffici, nel palazzo trovano spazio anche una biblioteca, il bar, l'ufficio stampa ed altri servizi.
Elevato su quattro piani e due piani ammezzati, il monumentale edificio presenta facciate marmoree con un serrato ritmo di finestre e portali; quattro ingressi principali, destinati al pubblico, e alcuni ingressi minori, riservati agli impiegati e ai servizi, si aprono a perimetro. La distribuzione interna è garantita da sei scaloni e nove ascensori, cui si aggiungono numerose scale secondarie che completano le comunicazioni interne.
Preceduta da una monumentale gradinata, la facciata principale è aperta da un triplice portale di accesso al grande vestibolo di smistamento, alto venticinque metri. La fronte è sormontata da una epigrafe giustinianea, unico elemento decorativo sul coronamento.
La severa architettura, mirata a conferire al palazzo la monumentalità in grado di soddisfare le esigenze celebrative del regime, è arricchita da numerose opere artistiche che rappresentano il tema della Giustizia; sculture, pitture e mosaici caratterizzano gli ambienti. Bassorilievi di Fausto Melotti ornano i tre portali d'ingresso su via Freguglia e su via San Barnaba, dove risaltano ai lati bassorilievi di Corrado Vigni.
Al centro del cortile d'onore è collocata la più grande statua del complesso, la "Giustizia", opera in porfido rosso di Attilio Selva.
All'interno la solennità degli ambienti lascia ampio spazio alle opere artistiche in una sorta di grande museo. Particolarmente suggestiva è l'aula della Corte d'Appello civile dove, accanto al cromatismo dei marmi, delle pietre di rivestimento e delle vetrate, sono collocati tre grandi bassorilievi che formano un trittico imponente: la "Giustizia romana" di Romano Romanelli, al centro la "Giustizia corporativa" di Arturo Martini, e la "Giustizia biblica" di Arturo Dazzi.
Anche pittori insigni hanno lasciato testimonianze, con opere ispirate al tema della Giustizia; sugli altri, Carlo Carrà, cui si devono due affreschi disegnati nel 1933 e realizzati poi nel 1938, e Mario Sironi, autore di un mosaico realizzato nel 1936.

Notizie storiche

Già alla fine dell'Ottocento la situazione del vecchio palazzo di Giustizia di piazza Beccaria risultava inadeguata alle esigenze, tanto che si pensò di trasferire le preture "nell'informe fabbricato verso le carceri". Per trent'anni si contrapposero soluzioni diverse senza che nessuna si concretizzasse, sino a quando, alla metà degli anni Venti, fu disposto il trasferimento a Baggio della vecchia caserma di S. Prassede, in corso di Porta Vittoria; una volta liberata dai vecchi edifici l'area avrebbe avuto i requisiti necessari per il nuovo palazzo. Intanto fu bandito un concorso per il progetto della nuova sede, che avrebbe dovuto essere ispirata ad un'idea "semplice e severa", rispondente allo scopo e degna della città di Milano.
Fra gli undici progetti presentati nessuno contemplava pienamente i requisiti per essere messo in opera; forse anche per difetto di chiarezza del bando, il primo premio non venne dunque assegnato e furono riconosciuti tre premi a pari merito.
Sull'esito del concorso fu impostato l'incarico del Podestà a Marcello Piacentini, in quegli anni in grado di vantare vasta eco e riconoscimenti, per la progettazione definitiva del palazzo, utilizzando per quanto possibile i progetti già presentati e premiati e, avvalendosi anche esclusivamente dell'assistenza dell'Ufficio Tecnico Municipale tanto nella redazione del progetto quanto nell'esecuzione delle opere.
Il progetto di Piacentini, che in qualità di legato del Ministero dell'Educazione Nazionale doveva pronunciarsi anche sul piano regolatore della città, fu poi presentato al Capo dello Stato, ottenendo immediato ed incondizionato consenso per esser stato giudicato "grandioso e razionale ad un tempo, degno quindi della Giustizia e di Milano".
I lavori furono iniziati nel 1932 e portati a termine nel 1940; negli otto anni trascorsi Piacentini si avvalse della collaborazione dell'architetto Ernesto Rapisardi che seguì il cantiere nelle fasi di edificazione, affidati a un'impresa genovese.
Il Comune di Milano, che aveva sostenuto le spese di costruzione e aveva seguito diligentemente l'innalzarsi dell'opera, sulla base degli accordi sanciti nel 1938 passò la proprietà del Palazzo di Giustizia all'Amministrazione Statale.

Uso attuale: intero bene: uffici

Uso storico: intero bene: uffici

Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale

Riferimenti bibliografici

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Per il Palazzo di Giustizia sull'area della Zecca, Milano 1915

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Fonti e Documenti

Archivio Civico Milano, Servizi e lavori pubblici, atti n° 79/1951

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Garnerone, Daniele (2006)

Aggiornamento: Marino, Nadia (2016)

Descrizione e notizie storiche: Garnerone, Daniele

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