Pieve di S. Salvatore e Madonna del castello

Almenno San Salvatore (BG)

Indirizzo: Piazza Madonna del Castello (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Almenno Basso, Almenno San Salvatore (BG)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: L'antica pieve di Almenno, con il Santuario della Madonna del Castello, realizzato sull'esonartece della pieve, costituisce un complesso con due chiese intercomunicanti e congiunte in senso longitudinale. La facciata della chiesa antica costituisce la parete di fondo dell'ampia chiesa ad archi trasversi che è il santuario. La pieve ha una struttura basilicale romanica a tre navate separate da una doppia coppia di pilastri a pianta rettangolare, che nel XIII secolo sono stati robustamente rafforzati e uniti da ampi archi a tutto sesto. L'elemento più interessante sotto l'aspetto storico-artistico, è costituito dalla cripta che si conserva intatta

Epoca di costruzione: sec. VIII - sec. XVI

Descrizione

Nell'odierno assetto, l'aula della pieve è tripartita da due coppie di arcate su pilastri a sostegno di tre volte a botte. Un triforium introduce il più basso presbiterio, con vano a testata rettilinea voltato a crociera e collaterali absidati in spessore di muro voltati a botte. A pianta trapezoidale e ruotato cinque gradi sud rispetto alle navate, il presbiterio è sostenuto da una cripta fuori terra che sfrutta il sito scosceso, servita da scale laterali e coperta da due file di cinque volte a crociera su quattro colonne e piedritti perimetrali. La scala nord è sormontata da un ambone quadrangolare, con sporto su colonne e capitelli di riuso. La cornice della lastra ovest ed il pilastrino sud-ovest sono ornati da tralci abitati di xii secolo, mentre dalla fronte sud emergono i quattro Viventi, che lasciano sospettare rilavorazioni di restauro. L'attuale configurazione appare frutto di un rimontaggio, forse arbitrario. All'esterno, sono leggibili della struttura medievale il fianco sud, ritmato da monofore a spalle dritte entro specchiature scandite da lesene a coronamento architravato (forse non originario), e il presbiterio a strapiombo sullo sperone roccioso. La pieve è accessibile dal portale sud e da quello ovest di collegamento con il santuario, ma è presumibile che in origine il tamponato portale nordorientale servisse agli officianti provenienti dalla domus.
L'individuazione e la datazione delle fasi costruttive resta oggetto di acceso dibattito, soprattutto in merito all'edificio primitivo. La parte inferiore del fianco sud ingloberebbe resti della cappella di vii secolo (Manzoni 2006).
L'edificio primitivo era ad aula unica coperta da falde lignee (non puntellate da una coppia di esili pilastri, come ipotizzato in Rota 1970 e ribadito in Manzoni 2006), con presbiterio filtrato dal triforium ma forse a spazio unificato non voltato (Scirea). Convinzione inveterata è che l'attuale parete ovest, che reca tre semicerchi incisi nell'intonaco di restauro a suggerire un triforium o archi di scarico, costituisse la primitiva facciata, e che la traccia di muro rinvenuta nel 1947 a "un metro dal primo gradino della cappella dell'altar maggiore [del santuario]" (Rota 1970) appartenesse ad un esonartece. Una ricognizione nel sottotetto ha fornito elementi per una diversa ipotesi. I corsi lapidei del setto romanico nord sono addossati con regolarità al muro ovest fino al primitivo bordo della falda, scavalcata da un arco di cui resta un concio e l'allettamento del successivo, e che a quella quota non poteva appartenere ad una monofora. Sopra, i filari si insinuano nel sopralzo cinquecentesco, e lo stesso si riscontra per il setto sud. Ciò suggerisce che i setti romanici tripartissero anche un endonartece scavalcando un triforium di paleocristiana memoria (edifici di età costantiniana come il S. Sepolcro a Gerusalemme o S. Croce in Gerusalemme a Roma, ma anche S. Nazaro a Milano), ma attestato successivamente a Roma (S. Agnese di VII secolo), nel sud bizantino (S. Eufemia a Specchia, Lecce), nella Langobardia Minor (chiese a Corte di Capua, secoli X-XI), ma anche in S. Maria di S. Benedetto al Polirone. L'ipotesi trova supporto osservando il fianco della navata sud, che si salda al santuario con il paramento rincassato a pochi centimetri dalla lesena, non con il cantonale richiesto all'angolo con un prospetto: il fianco si estendeva perciò di almeno un'ulteriore specchiatura; ammettendone due, la facciata coinciderebbe con il muro riaffiorato durante l'indagine del 1947, che inoltre localizzò sotto l'arcata sud-ovest il fonte battesimale, a quanto pare alla quota pavimentale più bassa. Due anni dopo, scrostando lo scialbo riaffiorò lo stratificato decoro dipinto, che in prima fase annovera le bande policrome e le tre croci con didascalie del triforium, cui forse aggiungere la croce monocroma del perimetrale sud. Si tratta di un decoro geometrico e aniconico di sapore arcaico, simile a parecchi avelli dipinti del VIII e IX sec.

Notizie storiche

L'antica pieve di Almenno costituisce un complesso palinsesto aggregato al santuario della Madonna del Castello, edificato nel corso del xvi secolo. Scavi condotti nell'area fra 1996 e 1998 hanno restituito tracce di un insediamento romano, rovinato nella tarda antichità e riattato nell'alto Medioevo (Fortunati 1998 e 2001).
Le fonti scritte partono da un diploma di re Astolfo, redatto nel 755 "in Curte Lemennis", riattestata nell'875. Nell'892 la Corte Regia di Lemine fu alienata al marchese Corrado e divenne parte della contea di Lecco. Al 926 risale la prima menzione del Castrum di Lemine. Nel 975 il conte Attone alienò due terzi delle corti di Lecco e Lemine al presbitero Giovanni di Sorlasco, che due giorni dopo ne assegnò l'usufrutto allo stesso Attone e alla sua sposa, disponendo che alla loro morte la proprietà sarebbe passata ai "presbyteris diaconis vel subdiaconis et officiales ecclesie Sancte Dei Genitricis Mariae et Domini Salvatoris que est edificata intus castro eodem Lemenne". Se il vescovo di Bergamo o altri si fossero opposti, i beni sarebbero stati incamerati dall'arcivescovo di Milano. Al 975 risale perciò la prima attestazione della pieve di Almenno, dedicata a Maria e al Salvatore, castrense, dotata di collegio canonicale. Nonostante le disposizioni, nel 997 Lemine risultava già in possesso del vescovo di Bergamo, che ne detenne il potere feudale, forte di reiterate conferme imperiali, fino all'affrancamento del Comune nel 1220.
Da quanto emerso, la prima fase della pieve mostra innegabili caratteri altomedievali (i due triforia, il basso presbiterio trapezoidale, le monofore sud, le croci dipinte), ma è priva di decoro scultoreo e di spolia, difficilmente assenti e anzi esibiti nelle chiese dei secoli VIII e IX (S. Maria in Valle, S. Salvatore a Brescia, S. Zeno a Bardolino, Tempietto del Clitunno, S. Salvatore a Spoleto, S. Sofia a Benevento). Una datazione al secolo X pare più plausibile, ma resta il problema delle volte della cripta: se anche costituissero un rifacimento, di cui peraltro non resta indizio, non si saprebbe ipotizzare la primitiva copertura (non certo a successione di voltine a botte, come propone Labaa 2006), se non scomodando il raro impianto a corridoio angolare, a sua volta privo di tracce materiali. Non essendoci motivo per negare la contemporaneità dei perimetrali di navata, presbiterio e cripta, resta perciò valida l'ipotesi (Discorsi 2003-2004) che la chiesa altomedievale sia stata rifatta ex novo attorno al Mille, magari su uno o più perimetrali rasati a livello di fondazione. Solo un'estesa indagine archeologica nel sottosuolo e in elevato potrebbe forse chiarire la questione.
Alla ristrutturazione romanica si devono la tripartizione dell'aula, con sopraelevazione della navata centrale, e il sistema voltato del presbiterio (ma non gli architravi su colonne ioniche, sostituzioni rinascimentali). I setti ad arcate a pieno centro su pilastri quadrangolari si addossano al triforium tagliando le croci, ma anche il meandro a svastiche con profeta entro tabella, unico resto di un intervento di XI secolo.

Uso attuale: intero bene: chiesa

Uso storico: intero bene: chiesa

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Credits

Compilazione: Bigoni, Federica (2007)

Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2013); Marino, Nadia (2016)

Descrizione e notizie storiche: Scirea, Fabio

Fotografie: Ardiani, Paolo; BAMS photo Rodella/ Jaca Book

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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