Monastero di S. Ambrogio (ex)

Milano (MI)

Indirizzo: Largo Gemelli - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: monastero

Configurazione strutturale: Organizzato intorno ai cortili bramanteschi, con ingresso dall'edificio moderno dell'Università Cattolica. Il campanile dei monaci si trova a destra della basilica.

Epoca di costruzione: fine sec. VIII - fine sec. XV

Autori: Bramante, Donato, ampliamento; Zacchi, Adolfo, ampliamento: foresteria; Muzio, Giovanni, ampliamento

Descrizione

Milano, "Capitolino" di Sant'Ambrogio e la tomba Cotta

Eleganti girali vegetali stilizzati circondano la lunetta, nella quale campeggia il Cristo apocalittico, con il libro aperto e la spada in bocca, la destra levata nell'atto dell'ultimo giudizio. Sopra la lastra tombale, in una nicchia, l'abate è presentato alla Vergine dai santi Ambrogio e Benedetto; nelle vele dell'arco si stagliano due angeli in volo. Più in alto campeggia una grande iscrizione che ricorda l'abate, inquadrata da due colonnine con capitelli pseudo-corinzi, sostenute da protomi animali. Dalle colonnine originano tre archetti pensili occupati dalle figure a mezzo busto di sant'Ambrogio e delle sante Candida e Marcellina (?); lo spazio tra gli archi, infine, è decorato con busti di angeli. L'insieme del programma decorativo sembra dunque voler alludere all'accompagnamento del defunto verso il Paradiso.
La condizione conservativa dei dipinti, alquanto precaria nonostante il recente accurato restauro (Il Capitolino..., 1992), non consente un'adeguata valutazione dell'opera, il cui effetto complessivo doveva essere all'origine sontuoso e originale. Si consideri al proposito l'insolita, raffinata compresenza di tecniche diverse: accanto alla pittura murale e alla scultura - da notare le due mensoline scolpite con teste umane e trasformate in figure con l'aggiunta di corpi dipinti -, ecco la raffinata grafia nel niello della lastra tombale e nelle iscrizioni, oltre alle strutture architettoniche dal forte valore illusionistico, come le ghiere degli archi a conci alterni in laterizio e marmo chiaro.
Fondamentali per la data certa e la particolare rilevanza della collocazione, i dipinti testimoniano di una delle maggiori personalità pittoriche del Duecento milanese, di cui solo recentemente gli studiosi (Boskovits 1989; Valagussa 1995, 1997) hanno sottolineato la raffinata cultura, composta di suggestioni eterogenee (bizantinismi, francesismi, elementi di classicismo) sulla base di una schietta parlata locale. Dai medesimi studiosi sono venute anche alcune proposte di aggiunte al corpus autografo del maestro: una Maddalena in S. Giorgio ad Almenno San Salvatore, i dipinti del battistero di Riva San Vitale, una Fuga in Egitto in S. Quirico a Minusio e un rovinato Cristo benedicente nell'atrio della stessa basilica di S. Ambrogio.

Milano, Monastero di S. Ambrogio

Oltre agli edifici intorno ai chiostri, di ideazione bramantesca, le aree dei monaci si estendevano al brolo dietro la basilica, al campanile sul lato destro della facciata della stessa e alcune parti dell'interno della basilica stessa, destinata ai canonici.
Di pertinenza dei monaci, lungo il fianco destro, oltre a San Satiro (San Vittore in Ciel d'Oro), vera e propria basilichetta autonoma collegata solo nel XV secolo, erano due cappelle indipendenti (dette capelle monasterii), San Giorgio e San Bartolomeo, preesistenti alla ricostruzione romanica, e oggi scomparse. In San Giorgio, nel 950 venne sepolto re Lotario II, in archa marmorea alta que est ante altare, come si legge in un elenco di indulgenze della fine del XIV secolo (Ambrosioni 1970). A causa dei bombardamenti del 1943 che lesionarono gravemente la canonica bramantesca, è emerso, sul lato nord, un piccolo edificio autonomo, databile tra tarda antichità e alto Medioevo, una cappella con pavimento a commesso di piastrelle bianche e nere non altrimenti menzionata dalle fonti.

Notizie storiche

Milano, "Capitolino" di Sant'Ambrogio e la tomba Cotta

Tra gli episodi più significativi della pittura duecentesca milanese è il complesso decorativo che orna il monumento funebre di Guglielmo Cotta, abate di S. Ambrogio, morto nel 1267. Un tempo all'esterno della basilica, la tomba si trova oggi nel cosiddetto "Capitolino", sotto lo scalone d'onore dell'adiacente monastero, poi trasformato in università.

Milano, Monastero di S. Ambrogio

La fondazione, la si fa risalire all'epoca del vescovo Pietro, con un documento del 23 ottobre 789, il cui possesso dei beni viene ratificato da Carlo Magno nel 790.
La piccola comunità, sottoposta alla regola benedettina e costituita in origine da due soli monaci, oltre all'abate Benedetto (di cui è conservato il sigillo sepolcrale), doveva assicurare la preghiera continua presso la tomba del santo vescovo. Nella mente del fondatore, di origine franca, si univano ragioni di opportunità religiosa e politica, nell'intento di rendere gradita ai Milanesi la nuova dominazione insediatasi dopo la caduta del regno longobardo.
Medesime motivazioni mossero uno dei suoi successori della metà del IX secolo, Angilberto II, a promuovere il grandioso rinnovamento della zona presbiteriale con la realizzazione dell'altare d'oro. Il legame privilegiato con l'autorità arcivescovile costituì nei secoli un volano d'eccezione che assicurò alla basilica i favori del potere politico contribuendone a formare la straordinaria ricchezza, fino alla crisi della metà del XIII secolo e all'erezione in commenda nel Quattrocento (i Benedettini vennero in seguito sostituiti da una comunità cistercense). E tale primato si estese anche alla cultura, con la formazione di una biblioteca di grande importanza. Gli edifici monastici occupavano l'area immediatamente adiacente a sud-est della basilica. Nel brolum del monastero si celebrarono nel 1186 le nozze tra Enrico VI di Svevia, figlio di Federico Barbarossa, e Costanza d'Altavilla, sotto un padiglione in legno appositamente costruito. Unico resto oggi apprezzabile degli apprestamenti monastici medievali è il cosiddetto "capitolino", che attualmente ospita una selezione di opere del-l'ex museo della basilica e la tomba dell'abate Guglielmo Cotta (1235-67). Recenti scavi stanno rivelando ulteriori strutture. Segno visibile della presenza monastica è la canna compatta del campanile detto appunto dei monaci (X secolo), impostato a filo della facciata sul lato sud, che rispetta l'orientamento della basilica antica.
Risulta da un documento del 1034 che il vescovo Ariberto d'Intimiano, prima della sua partenza alla conquista della Borgogna, faccia donazioni a questo monastero con pochi altri in Milano, sottolineandone l'importanza.
Nel XII sec.si ha la vicenda dei due campanili, che è stata più volte presa a pretesto per scontri fra istituzioni, così aspri da arrivare persino una scomunica da parte del vescovo Robaldo nei confronti dei monaci.
Nel 1403, morto Gian Galleazzo, e creandosi un pericoloso vuoto di potere anche alla guida della chiesa ambrosiana, il papa Benedetto IX affida in commenda il monastero al cardinale Cosimo Migliorati.
Nel 1487 l'abbazia è in piena decadenza e con pochi monaci: viene affidata in commenda al cardinale Ascanio Sforza, fratello di Lodovico il Moro. Per sua iniziativa saranno avviati numerosi lavori di ammodernamento e ampliamento del monastero (iniziato nel 1497).
Nel 1630, viene costruito un secondo chiostro.
Dopo le soppressioni di fine Settecento, i chiostri bramanteschi divengono sede di una caserma e poi dell' ospedale militare.
Nel 1908, l'arch. Zacchi costruiva una nuova palazzina abbaziale, collegata tramite un piccolo portico alla portineria e alle sagrestie e negli anni '30 restaurava e completava la foresteria bramantesca.
Nel 1932 l'Ente universitario della Cattolica acquistava l'area del Monastero.

Uso attuale: intero bene: università

Uso storico: intero bene: monastero

Condizione giuridica: proprietà privata

Accessibilità: In orario di apertura degli uffici dell'Università Cattolica.

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Ribaudo, Robert (2009)

Descrizione e notizie storiche: Balzarini, Maria Grazia; Cassanelli, Roberto

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book

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