Refettorio (ex) del convento di S. Maria delle Grazie

Milano (MI)

Indirizzo: Piazza Santa Maria delle Grazie (Nel centro abitato, integrato con altri edifici) - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: refettorio

Configurazione strutturale: Aula rettangolare voltata

Epoca di costruzione: post 1463 - ante 1498

Autori: Solari, Guiniforte, progettazione; Leonardo da Vinci, decorazione; Montorfano, Giovanni Donato, decorazione

Descrizione

Il Refettorio di S. Maria delle Grazie, più semplicemente conosciuto con il nome di "Cenacolo" per la presenza in esso di uno dei grandi capolavori pittorici del genio fiorentino Leonardo da Vinci raffigurante l'Ultima Cena, è attualmente sede museale di pertinenza statale. L'aula costituisce nell'antico refettorio del complesso monasteriale domenicano di Santa Maria delle Grazie e risponde perfettamente ai canoni architettonici dell'architettura monastico-religiosa quattrocenteschi.
La pianta della sala è costituita da quattro quadrati consecutivi per una lunghezza totale di 35,50 metri. L'ampia volta a botte unghiata si conclude sui lati minori 'ad ombrello' formando tre lunette di cui quella centrale è più ampia delle altre due. Alla base della copertura non vi sono elementi architettonici ma una decorazione dipinta ad affresco, oggi fortemente lacunosa per via delle distruzioni causate dai bombardamenti aerei avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale. Le due pareti corte, invece, presentano la decorazione parietale meglio conservata della stanza: due pitture murali raffiguranti una "Crocefissione" e la più celebre "Ultima Cena", realizzate rispettivamente da Donato Montorfano e Leonardo da Vinci. La presenza di questi due temi all'interno del refettorio del convento doveva infatti invitare i frati a meditare sulla Passione di Cristo e sul tema dell' Eucarestia.
Se nella "Crocifissione" la scena occupa senza interruzioni tutta la parete e la zona soprastante delle lunette, fino all'impostarsi della volta, l'"Ultima cena" si sviluppa in orizzontale, con la raffigurazione dei dodici apostoli seduti a tavola, all'interno di una stanza che prosegue idealmente la costruzione prospettica degli spazi architettonici reali del refettorio. La composizione si chiude nella parte alta con un architrave dipinto sul quale poggiano le tre lunette superiori, utilizzate per racchiudere gli stemmi della famiglia ducale entro ricche ghirlande vegetali.
Originariamente la decorazione, oggi presente solo su una delle due pareti maggiori, doveva estendersi anche lungo la parete opposta, dove si apriva una finestra in corrispondenza di ogni lunetta. Essa raffigura una trabeazione ornata da motivi geometrici, cui sono appesi festoni vegetali sostenuti da nastri. In corrispondenza di ciascun peduccio della volta sono inoltre dipinte targhe appese, alternativamente di forma rettangolare ed ellittica, contenenti citazioni bibliche e annotazioni tratte dalla regola agostiniana fatta propria dall'Ordine Domenicano. In corrispondenza delle zone non interrotte dalle finestre, alle estremità della parete lunga, la trabeazione è ornata al centro da tondi scorciati entro i quali sono rappresentati santi e beati domenicani: vicino al dipinto leonardesco è raffigurata la beata Margherita di Ungheria, mentre accanto all'affresco del Montorfano è dipinto il beato Giovanni da Vercelli. La superficie di muro sottostante doveva essere rifinita con un prezioso intonaco a finto marmo, di cui restano ad oggi solo piccoli lacerti, recuperati nel corso del restauro che dal 1978 ha coinvolto tutto il refettorio e, in particolare, il dipinto di Leonardo da Vinci.

Notizie storiche

II refettorio di S. Maria delle Grazie fu impostato nelle forme generali intorno al 1467 e i lavori furono conclusi, compreso il pavimento, l'intonacatura e l'arredamento, intorno al 1488. La costruzione fu affidata ad abili maestranze, in grado di coprire grandi spazi voltati evitando colonne o pilastri di sostegno. La costruzione della sala non si rivelò di facile soluzione e l'aula presentò da subito alcuni problemi statici. Infatti, mentre la parete orientale trovava equilibrio nelle spinte esercitate dalle volte del porticato del Chiostro dei Morti, la parete occidentale risultava priva di sostegno e, dunque, dovette essere rinforzata con tiranti in ferro in aggiunta alla spinta dei contrafforti.
L'edificio fu decorato sulle due pareti inferiori dall'artista lombardo Donato Montorfano e dal pittore fiorentino Leonardo da Vinci, che realizzarono, l'una di fronte all'altra, le due monumentali scene della "Crocefissione" (1495) e dell'"Ultima cena" (1495-1497). Al Montorfano si deve probabilmente anche il rifacimento della decorazione presente sulle pareti lunghe della sala, dalla critica attribuita in passato anche all'artista Bernardino de' Rossi, che probabilmente fu eseguita in continuità con la decorazione ad affresco delle pareti minore, ripetendo quella più antica che correva lungo tutte le pareti della sala.
L'illuminazione originale doveva provenire da otto finestre per lato, di piccole dimensioni, di forma quadrata, molto vicine alle lunette e poggianti sulla trabeazione dipinta che correva lungo le pareti. Tali aperture furono nei secoli sottoposte a numerose modifiche: quelle della parete occidentale furono sostituite nel secondo dopoguerra da grandi finestroni rettangolari con imbotte affrescata a finti marmi, mentre altre furono tamponate da Luca Beltrami durante la campagna di restauri dell'inizio del XX secolo. Alcune aperture, invece, erano state modificate o tamponate sin dal XVI secolo, in conseguenza all'insediamento nel complesso dell'Inquisizione, cui fece seguito la costruzione di ambienti specificatamente dedicati.
I collegamenti tra refettorio e struttura conventuale in origine erano probabilmente tre: una porta si apriva sulla parete orientale, in corrispondenza del portico della biblioteca, e due sulla parete settentrionale. L'apertura centrale della parete settentrionale sulla quale Leonardo da Vinci aveva dipinto l'Ultima Cena, fu invece ampliata ed alzata nel 1652, causando gravi danni e la perdita di alcuni elementi al dipinto murale vinciano.
A dispetto delle modifiche subite nel corso dei secoli, il refettorio godette, anche nei momenti più drammatici della storia del convento, di una particolare attenzione, dovuta certamente alla presenza in esso del capolavoro vinciano. Durante la Seconda Guerra Mondiale, ad esempio, la parete dipinta fu protetta dalla Soprintendenza con una doppia armatura di tubi in acciaio portanti spessi strati di sacchi di sabbia, un sistema già sperimentato durante la Prima Guerra Mondiale che, di fatto, salvò l'inestimabile dipinto. Nei bombardamenti dell'agosto 1943, infatti, il convento e il refettorio furono fortemente danneggiati, provocando la perdita della parete orientale e della copertura, ricostruite a partire dal 1945. I traumi comunque inferti alla struttura, uniti alle modifiche degli ambienti circostanti effettuate durante la ricostruzione post bellica, determinarono una situazione statica piuttosto critica alla parete del Cenacolo. Persa infatti la struttura adiacente della biblioteca che fungeva da sostegno alla parete, il muro necessitò nella seconda metà del Novecento di numerosi interventi di consolidamento strutturale e di restauro della pellicola pittorica. Nel 1995 la sala è stata dotata di un sofisticato impianto per il filtraggio e la pulizia dell'aria, oltre che dall'impiego di una serie di locali filtro per l'ingresso e l'uscita dei visitatori, che consentono di evitare l'accumulo di sostanze inquinanti all'interno del refettorio.

Uso attuale: intero bene: museo

Uso storico: intero bene: refettorio

Condizione giuridica: proprietà Stato

Accessibilità: Informazioni su prenotazioni e costi d'ingresso al Cenacolo Vinciano disponibili sul sito internet: www.cenacolovinciano.org

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Ribaudo, Robert (2009)

Aggiornamento: Uva, Cristina (2015); Zanzottera, Ferdinando (2015)

Descrizione e notizie storiche: Uva, Cristina

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Uva, Cristina

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).