Villa Simonetta

Milano (MI)

Indirizzo: Via Stilicone 36 (Nel centro abitato, isolato) - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: villa

Configurazione strutturale: Il nucleo principale della villa è a pianta rettangolare e a questo sono aggiunte (sec. XVI) due ali laterali porticate che conferiscono alla villa l'attuale pianta a U. Allo stesso secolo appartiene anche il loggiato colonnato applicato alla facciata. La pianta a U si apre in direzione del giardino. La facciata di stile classicheggiante comprende un portico a nove arcate, con volta a botte, sorretto da pilastri adornati da semicolonne in stile toscano poggianti su basamenti quadrati. Il portico è sovrastato da due ordini di logge con balaustre, l'uno con colonne toscane e l'altra con colonne con capitelli corinzi. Il prospetto verso il giardino, opposto alla facciata, è più semplice; alle due estremità, all'ultimo piano, le pareti esterne si aprono in due loggiati simmetrici. Tutta la villa era originariamente affrescata con dipinti raffiguranti le imprese. Il complesso si chiudeva verso il giardino con due grandi peschiere alla testa delle ali, a formare una corte interna

Epoca di costruzione: inizio sec. XVI

Autori: Giunti, Domenico, ampliamento; Zenale, Bernardo (cerchia), decorazione cappella

Descrizione

"Villa Simonetta" descritta da Marc'Antonio Dal Re

"Villa detta la Simonetta
In distanza di quasi due miglia dalla città di Milano verso tramontana vedesi la celebre villa detta la Simonetta, per essere posseduta dalla nobilissima Casa Simonetta. Questa è di struttura antica mentre fu fabbricata verso la metà del decimo sesto secolo, e di quei tempi portava il vanto d'essere delle più famose d'Italia. Al presente ancora è riguardevol palazzo, e molto rinomato per tutta l'Europa, a cagione del suo prodigioso eco, il quale rispondendo replica la stessa voce sino a trenta e più volte. L'effetto però non siegue se no da un sito determinato, cioè da una finestra del terzo piano situata nel mezzo del fianco di ponente verso la parte interiore del cortile".
Marc'Antonio Dal Re, Ville di delizia o sieno palagi camparecci nello stato di Milano [...], 1726.

Edificata intorno alla fine del Quattrocento su commissione di Gualtiero Bascapè, cancelliere di Ludovico il Moro, subisce una sostanziale ristrutturazione nel 1547 ad opera dell'architetto pratese Domenico Giunti o Giuntallodi, su incarico dal governatore di Milano Ferrante Gonzaga. Per volere del committente, la villa viene trasformata in una sontuosa residenza di rappresentanza, collocata in un contesto di carattere agreste.
Villa Simonetta è un esempio di grande rilevanza nel panorama architettonico milanese e costituisce la prima villa patrizia rinascimentale di carattere monumentale nei dintorni della città.
Dell'impianto quattrocentesco si conserva solo un porticato a cinque arcate collocato nel lato est con capitelli di carattere bramantesco. La veste originaria prevedeva una struttura ad U con corpo centrale, non porticato, affiancato da ali porticate.
La villa si struttura secondo un impianto ad U aperto verso il giardino. La facciata principale, in forme classicheggianti, presenta un massiccio portico a nove arcate, con pilastri ingentiliti da semicolonne toscane poggianti su basamenti quadrangolari, sul quale insiste un doppio ordine di logge con balaustra, il primo scandito da colonne toscane, il secondo da colonne con capitelli corinzi. La volta del porticato è a botte ed originariamente era completamente affrescata. Il fronte verso il giardino è compositivamente più semplice ed è alleggerito nella testata delle ali minori da loggiati all'ultimo piano.
Internamente ed esternamente la villa era decorata da cicli di affreschi che illustravano le imprese dei Gonzaga, celebrati da Paolo Giovio, che rendevano ancora più prestigiosa la villa, di cui non sono rimaste che poche tracce.
Le incisioni settecentesche di Marc'Antonio Dal Re rappresentano Villa Simonetta arricchita da altri loggiati sia in facciata che sul fronte verso il giardino, all'italiana, la cui esistenza non è stata però confermata nel corso dei restauri degli anni sessanta.
Oggi la Villa di proprieta comunale, e' sede della "Civica scuola di Musica".

Notizie storiche

Gualtiero Bescapè dopo aver acquistato un fondo agricolo, coltivato a vigna dall'Ospedale Maggiore, ordina la costruzione di una villa residenziale e di rappresentanza, dove potersi ritirare dopo l'abbandono dai suoi uffici pubblici alla corte di Lodovico il Moro. Nonostante le travagliate vicende politiche e militari attraversate dal duca e dai suoi cortigiani, i lavori non furono mai interrotti. La costruzione, strutturata come un volume rettangolare, unica villa rinascimentale suburbana, dove il Bescapè si ritira negli ultimi due anni della sua vita, venne in suo onore chiamata "La Gualtiera".
Veloci e oscuri passaggi della proprietà, dal 1508, alla morte del Bescapè, già membro del Santa Corona, dalla confraternita a cui è lasciata in donazione alla famiglia dei Rabia, che la detengono fino al 1544.
In un atto del 1531, per la prima volta è citata come "palatio" e nello stesso periodo sono documentati ampi lavori di rinnovo dei locali poi descritti nell'atto di vendita del 1544 a Gian Paolo Cicogna. Si parla in questa fase di una particolare soluzione architettonica, con una nitida massa muraria centrale fiancheggiata da due portici angolari simmetrici.
Dopo l'acquisto della villa da parte di Ferrante Gonzaga, governatore di Milano, nel 1547, venne incaricato il pratese Domenico Giunti di ristrutturare e arricchire la villa. Questi giustappose in angolo, corpi di fabbrica laterali verso il giardino, ottenendo una struttura ad U. Sulla facciata principale, oggi su strada, applicò un portico formato da 9 archi, retto da pilastri e semicolonne addossate, sovrastato da due ordini di logge con balaustre ornate.
Richiamato presso la corona spagnola Ferrante Gonzaga,nel 1555, la villa passa alla famiglia Simonetta, da cui prese il nome con cui è oggi conosciuta. La villa vive i fasti della Milano barocca, con feste e torbidi intrighi, mantenendo decoro e splendore.
Tra il XVII e il XIX sec. la villa è segnata da una serie passaggi, che la vede prima proprietà dei Castelbarco, poi dei Clerici e ancora degli Osculati.
Dalla rappresentazione settecentesca che ne fa il Dal Re, risulta nel pieno del suo splendore, isolata nella campagna, circondata da un bel giardino all'italiana, ma anche arricchita da una serie di loggiati, come la passeggiata terrazzata che metteva in comunicazione le due ali laterali, la cui esistenza non solo è dubbia, ma pare addirittura una sua invenzione, secondo gli scavi realizzati durante l'ultimo restauro.
Se ancora agli inizi del XIX sec. è considerata luogo di delizia, fuori da occhi indiscreti (ancora fuori dalle mura), tanto da essere soprannominata "villa dei balabiott", teatro delle scorribande e dei festini della "compagnia della teppa" (una banda di giovani nobili dediti alla goliardia e al vizio), alla fine del secolo, il giardino retrostante è sconvolto dal passaggio della ferrovia, che condanna l'intero paesaggio circostante ad un'inesorabile decadenza.
Intanto dal 1836, la villa, subisce un brusco cambio di destinazione d'uso, Ospedale per colerosi, proprio per la felice posizione, ai margini della città. Ma, inevitabilmente, questa scelta ne segna l'inizio del decadimento, poichè viene considerato mero contenitore per svolgere le più svariate attività: da fabbrica di candele a officina meccanica, da casa operaia a caserma, da falegnameria fino a osteria.
Il bombardamento degli scali ferroviari limitrofi, durante la Seconda Guerra, che la coinvolsero pesantemente, misero fine alla sua lenta agonia con il con il totale abbano delle strutture e la distruzione della facciata.
Dal 1959, il Comune, divenuto proprietario del complesso, si è impegnato con gli abitanti della zona, prima in una bonifica ambientale e poi in un'accurato restauro, dal 1960 al 1970 che ha portato ad una ricostruzione degli ambienti per adibirli a scuola musicale.

Uso attuale: intero bene: scuola

Uso storico: intero bene: abitazione

Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale

Riferimenti bibliografici

Balzarini M.G./ Monaco T., Lombardia Rinascimentale, Villa Gualtiera Simonetta, Milano 2007, pp. 252-253

Dal Re M.A., Ville di delizia o siano palagi camparecci nello Stato di Milano, a cura Bagatti Valsecchi P.F., Milano 1963, v. I

Sant'Ambrogio D., Ville e castelli d'Italia, Lombardia e laghi, Villa Simonetta, Milano 1907

Tarchi U., I monumenti italiani, La Villa detta "La Simonetta", Roma 1953, Serie II, fasc. II

Bascapè G.C., Arte e storia dei giardini di Lombardia, Milano 1962

Bescapè G.C., Mostra storica dei giardini di Lombardia (con un catalogo dei giardini), Milano 1959, v. I

Bagnoli R., Passeggiate milanesi fuori porta, Da Porta Ticinese a Porta Volta, Milano 1965, v. I

Langé S., Ville della provincia di Milano. Lombardia 4, Milano 1972, p. 425

Bagatti Valsecchi P.F., Lombardia. Il territorio, l'ambiente, il paesaggio. L'età delle riforme, Le ville storiche dell'ambiente lombardo, Milano 1983, v. III p. 143

Villa Simonetta dalla storia alla città, Milano 1985

Binaghi Olivari M.T./ Süss F./ Bagatti Valsecchi P.F., Le ville del territorio milanese, Milano 1989, v. I pp. 36-7; v. II p. 135

Castellano A., La Lombardia Spagnola, La villa milanese nella prima metà del Cinquecento. Un prototipo inedito: la "Gualtiera Simonetta, Milano 1984, pp. 87-128

Azzi Visentini M./ Cassanelli R./ Langè S./ Malovini C., Ville di delizia nella provincia di Milano, Milano 2003, pp. 38-9, 70-71, 323

Soldini N., Nec Spe nec metu. La Gonzaga, architettura e corte nella Milano di Carlo V, Firenze 2007, p. 512

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Ribaudo, Robert (2008)

Aggiornamento: Marino, Nadia (2016)

Descrizione e notizie storiche: Magnani, Ada; Marelli, Paolo; Ribaudo, Robert

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).