Basilica di S. Bassiano

Lodi Vecchio (LO)

Indirizzo: Via Basilica San Bassiano (Fuori dal centro abitato, in posizione dominante) - San Bassano, Lodi Vecchio (LO)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: La basilica, a pianta rettangolare è suddivisa in tre navate con quella centrale di altezza superiore alle navate laterali. Entrambe le navate sono coperte da volte a crociera. La struttura perimetrale è in muratura portante, con contrafforti esterni, mentre la suddivisione interna in navate è realizzata con colonne polilobate a doppio ordine: minore per le navate laterali, gigante per la navata centrale. Tutte le navate terminano con un'abside estradossata; quella centrale è di maggiori dimensioni. La copertura a doppia falda inclinata, a livelli discontinui è sostenuta da un sistema di capriate lignee sormontate dall'apposito assitto e da manti di coppi in cotto. E' presente un campanile, modesto nelle dimensioni e nelle forme, nella parte posteriore destra del tetto. Questo è realizzato in muratura portante e termina con quattro pilastri angolari che sorreggono il tetto a due falde inclinate

Epoca di costruzione: 1320 - 1323

Autori: Bassiano, costruzione originaria; Vescovo Andrea, rifacimento; Paratici (cerchia), sopraelevazione; Degani, Alessandro, trasformazioni

Descrizione

Le origini

Calata in un ameno scenario agricolo, la basilica si impone da lontano con la splendida facciata laterizia, frutto della ristrutturazione dell'edificio condotta nel terzo decennio del secolo XIV (Romanini 1964).
Nel paramento esterno i lacerti di tessitura romanica sono riconoscibili per i laterizi variamente dimensionati e di colore rosso saturo con finitura grezza, per la malta di giuntura quasi bianca e per gli inserti in opus spicatum: nella prima campata sud ciò si accompagna ad una monofora gradonata con modanatura torica e all'originario sottogronda a dente di sega e archetti su peducci, mentre nella quarta campata l'apertura è a oculo e degli archetti resta la sola impronta. Altri corsi in opus spicatum si conservano nello spiovente absidale sud e nello zoccolo della prima campata nord. Romanica è l'intera abside centrale, nonostante le perplessità indotte dalla tessitura molto più regolare e dai mattoni di maggior formato (come consueto per l'abside, quale elemento staticamente più sensibile e simbolicamente più pregiato), nonché dai ripristini e dalla sabbiatura. Alla base della semicalotta in ognuna delle tre specchiature si aprono quattro fornici; tuttavia non si tratta né delle basse nicchie ribadite da archetti pensili d'uso milanese (da S. Ambrogio in poi), né dei beccatelli di tipo cremonese, bensì di vere e proprie monofore a profilo doppio o triplo con modanatura torica. Presumibile è che l'attuale fregio gotico ad archetti intrecciati abbia sostituito un giro di archetti pensili a raccordo delle lesene. Da notare il frammento di epigrafe romana inserita fra secondo e terzo fornice da sinistra. Lo spazio interno conserva l'articolazione romanica, inadeguata per fondazioni e dimensionamento alle spinte laterali delle volte gotiche, responsabili dei critici fuori piombo dei pilastri e dei perimetrali, nonostante la contraffortatura incrementata a più riprese. Due file di quattro pilastri laterizi a sezione quadrilobata (come in S. Maria Gualtieri a Pavia e S. Marcello in Montalino a Stradella), impostati su possenti plinti lapidei quadrati, sostengono le arcate a pieno centro dei setti longitudinali e dei diaframmi trasversali, ora inglobati nelle volte ma già funzionali a scandire le quattro campate (come nel duomo di Cremona, a differenza del sistema alternato di Lomello) e a sostenere il soffitto ligneo (così Porter 1915-17 e Arslan 1954, ma resta da compiere un'indagine nel sottotetto). Eccetto l'imbotte absidale, l'edificio romanico sembra aver previsto un'unica volta, quella a crociera con rilevanti costoloni a sezione rettangolare (a differenza di quelli torici delle altre volte) dell'ultima campata sud, su cui grava la torre campanaria.
Ricco è il corredo lapideo dei capitelli, tutti romanici eccetto alcune sostituzioni gotiche, come i rilievi dei paratici dei ciabattini e dei bovari della prima e dell'ultima campata nord. Dai pilastri alle semicolonne, comprese quelle dei setti, a prevalere è la forma parallelepipeda schiacciata con angoli scavati e ornato fitomorfo e simbolico, inciso o a basso rilievo. Non mancano tuttavia inserti antropo e zoomorfi: due oranti nel primo pilastro lato sud; una serpe tra foglie d'acanto (sud) e leoni con il muso angolare in comune (nord), analoghi a quelli di S. Colombano a Vaprio d'Adda, sulla seconda coppia di pilastri; aquile su entrambi i lati ovest della terza coppia, a marcare il presumibile accesso al coro protetto da recinzione. I caratteri formali dei capitelli, delle aperture (monofora, oculo, fornici) e del fregio ad archetti sembrano escludere la datazione precoce proposta da Porter (1050 ca.); d'altro canto la tessitura laterizia irregolare, non graffiata e con corsi di taglio a spinapesce è difficilmente collocabile oltre l'inizio del secolo XII, mentre successive sono le lastre dell'Ultima Cena e di un vescovo e un santo murate in cattedrale, ma secondo tradizione provenienti da S. Bassiano.

periodo gotico

La facciata in cotto (come l'intera struttura), riconducibile al rifacimento sopra ricordato, è divisa in tre parti da due imponenti semicolonne che terminano con un semplice spiovente. Lo scomparto centrale ripropone la medesima scansione grazie a due esili cordonature che, originandosi ai lati del portale centrale, lo inquadrano con la sequenza verticale delle altre aperture costituite dal rosone (ricostruito nel 1902-1908), da una monofora strombata e dall'edicola contenente la statua del patrono, copia dell'originale ora nel duomo di Lodi. Gli scomparti laterali, con addossati massicci semipilastri, sono caratterizzati dallo stesso andamento simmetrico. Le sottili semicolonnine racchiudono la monofora e l'oculo per fermarsi a livello del parapetto delle bifore "a vento".
Sotto il frontone centrale e gli spioventi laterali, coronati da pinnacoli, corre una fascia di archetti che prosegue anche lungo le navate e l'abside. Se questa cifra decorativa, unita al tipo particolare di finestre, ha innegabili riferimenti con il S. Francesco e il duomo di Lodi o con il duomo di Crema, qui è la decorazione nel suo complesso che raggiunge esiti più raffinati nelle strombature o nelle ghiere, con motivi cordonati, a dentelli o a tralci vegetali, creando una vera e propria modulazione pittorica.
La muratura della prima campata meridionale conserva chiare tracce dell'edificio romanico nella particolare tecnica costruttiva ad opus spicatum, nelle monofore e nella fascia di archetti a pieno centro. Il livello di questi ultimi testimonia l'innalzamento, riconducibile all'intervento trecentesco, della navata centrale e di quelle laterali sul cui tetto, poggianti sugli antichi contrafforti, se ne innalzarono dei nuovi a controbilanciare la spinta interna delle volte anch'esse rifatte. Nella zona orientale, tra l'absidiola meridionale e quella centrale, si eleva la torre campanaria tozza e priva di qualsiasi elemento decorativo. L'abside maggiore tripartita da due lesene, presenta in ogni settore una semplice finestra, sormontata da quattro piccole monofore cieche. Caratteristiche architettoniche simili ha anche l'abside meridionale che è arricchita da decorazioni policrome ad affresco; la speculare a nord presenta invece delle vistose integrazioni in cemento dovute ai restauri del secolo scorso.
L'interno, a tre navate con volte costolonate, conserva diversi elementi riferibili all'edificio romanico: i massicci pilastri polistili, i semicapitelli con decorazione vegetale, ad intreccio, o con animali mostruosi e fantastici. Agli interventi trecenteschi risale invece la campagna decorativa, iniziata alla fine del secondo decennio e proseguita fino al quarto, da riferire ad un unico maestro (detto appunto "di S. Bassiano"), e alla sua bottega. La grande impresa, che prese il via probabilmente dalla zona absidale, ora è leggibile chiaramente solo in quella centrale. Nel presbiterio si susseguono una serie di riquadri. La decorazione, riferibile alla metà degli anni Venti, prosegue lungo le pareti della navata centrale.
L'opera del Maestro di S. Bassiano si completa con la decorazione delle volte, eseguita negli anni immediatamente successivi alla loro costruzione avvenuta nel 1323, secondo quanto attesta l'iscrizione posta nella prima campata della navata settentrionale. Il soggetto, tipicamente agreste della volta "dei bovari", sottolinea l'importante ruolo assunto dalle corporazioni negli interventi architettonici e pittorici effettuati sull'edificio. Questo ruolo è testimoniato anche da due formelle poste l'una sul pilastro della terza volta e l'altra presso la porta d'ingresso, raffiguranti un uomo al tavolo da ciabattino.

Notizie storiche

Le origini

Nulla è finora riemerso della chiesa dei Ss. Apostoli fondata attorno al 380 da Bassiano vescovo e consacrata in presenza di Ambrogio e di Felice vescovo di Como: è addirittura lecito dubitare che sorgesse sul sito dell'attuale edificio, poiché i sondaggi nel sottosuolo condotti nel 1829 e nel 1958 non hanno restituito preesistenze, ma solo innumerevoli sepolture (Magni 1904, Consoli 1967). Della basilica romanica si conserva altresì l'impianto a tre navate con presbiterio triabsidato e consistenti strutture, già individuate da Porter (1915-1917) e tuttavia marginalizzate dagli studi sul romanico lombardo. Restauri condotti a più riprese (1825-30, 1903-04, 1923-24, 1958-68 ca.) hanno via via consolidato l'assai precaria statica dell'edificio, eliminato le sovrastrutture barocche e agricole (porcili addossati al fianco sud), recuperato il decoro pittorico. Il risultato, complici i ripristini mimetici e la sistematica sabbiatura dei paramenti laterizi interni, con sigillatura dei giunti mediante malta cementizia, è una chiesa di sapore neoromanico e di non facile lettura stratigrafica.
A parte la dotazione concessa nel 994 dal vescovo Andrea per il sostentamento di quattro presbiteri residenziali, le fonti edite non aiutano a ricostruire la vicenda istituzionale di S. Bassiano, che pare aver svolto funzioni di cattedrale dal 1111, anno della prima distruzione di Lodi da parte dei Milanesi, con rovina della cattedrale di S. Maria (di cui sono ora visibili le fondazioni), al 1163, anno della traslazione delle reliquie di san Bassiano dall'omonima basilica alla cattedrale di Lodi Nuova.

periodo gotico

La basilica, fondata dal vescovo Bassiano nel 380 e consacrata sette anni dopo, era in origine dedicata agli Apostoli. Assunse l'attuale intitolazione a partire dal 413, anno della morte del santo che vi fu deposto fino al 1163, quando il corpo fu traslato nel duomo di Lodi Nuova. Della struttura primitiva non si sa nulla, mentre le forme attuali sono da riferirsi all'XI-XII secolo, con sostanziali interventi eseguiti a partire dal 1320, quando la chiesa venne affidata ai frati ospitalieri. Ad esclusione di alcune campagne di restauro tra Otto (1829-30) e Novecento (1902-1908;1923-24;1963-68), l'edificio non ha conosciuto significativi interventi edilizi, mantenendo così inalterate le sue caratteristiche trecentesche.

Uso attuale: intero bene: chiesa

Uso storico: intero bene: chiesa

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Accessibilità: La basilica di San Bassiano è aperta di norma al pomeriggio, dalle ore 15 alle 17. Per ulteriori informazioni si può contattare il parroco (tel. 0371.752900).
Come arrivare:
Lodi Vecchio sorge a circa sette chilometri dalla nuova Lodi.
Da Milano: imboccare la Via Emilia fino a Lodi.

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: D'Alessio, L. (2000)

Aggiornamento: Proietti, Alberto (2002); Vergani, Cristina (2007); Caspani, Pietro (2015)

Descrizione e notizie storiche: Rurali, Elisabetta; Scirea, Fabio

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Bonelli, Daniele

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).