Villa Alari

Cernusco sul Naviglio (MI)

Indirizzo: Via Camillo Benso di Cavour, 8,10 (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Cernusco sul Naviglio (MI)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: villa

Configurazione strutturale: Parte padronale a due piani a doppia altezza a cui si innestano perpendicolarmente due ali sempre a due piani, ma più basse adibite ai servizi. .

Epoca di costruzione: post 1703 - ante 1719

Autori: Ruggeri Giovanni, progetto / progetto del giardino; Villoresi Luigi, trasformazione del giardino in parco all'inglese; Borroni Giovan Angelo, volta salone: affresco "il trionfo di Apollo"; Fabbrica Francesco, affreschi otto sale e cappella; Maggi Pietro, affreschi; Bianchi Salvatore, pala d'altare della cappella; Cucchi Giovanni Antonio, affreschi

Comprende

Descrizione

La costruzione

Per unità di progettazione e tempi di esecuzione relativamente brevi, villa Alari rappresenta un unicum nell'insieme delle ville sei-settecentesche lombarde. Ruggeri ottiene un risultato stilisticamente nuovo che avrà ampia diffusione in Lombardia, partendo dal tradizionale impianto a U ma rielaborato in modo da giungere a una successione di spazi secondo un percorso assiale, dall'esedra dell'ingresso carraio, attraverso il cortile d'onore, fino al corpo principale, "aperto" da un portico e dal salone adiacente ampiamente finestrato. La prospettiva assiale prosegue nel parco "alla francese", oltre il Naviglio, nel lungo viale di pioppi. Due cortili rustici raccordati alla corte principale, aprono un'altra prospettiva, perpendicolare alla prima: la chiusura degli androni degli accessi laterali ha cancellato questa visuale.
Il corpo principale dell'edificio, a due piani, raccordato ad ali brevi, è scandito da lunghe paraste, arricchito di bizzarre cornici, ed è coronato da un attico con decorazione a specchiature. Al centro si apre il portico a cinque fornici sorretto da colonne e archi a tutto sesto, chiuso oggi da una vetrata. Il fronte verso il parco si distingue per il singolare e studiato sviluppo in altezza; la facciata si articola su quattro piani di profondità; il corpo centrale aggettante, lateralmente aperto da logge, è alleggerito da due balconcini sovrapposti. Al piano nobile, residenza della famiglia, sono il salone da ballo e altre sale, quasi tutte camere da letto; un grande scalone d'onore in pietra e ferro battuto collega i due piani; nei sotterranei erano un tempo sistemati gli ambienti di servizio (cucina, dispense, lavanderie, cantine). L'ala ovest si conclude con la cappella gentilizia ad aula con pianta rettangolare suddivisa in due ambienti e coperta da cupole ellittiche. Sulla porta d'ingresso si apre un finestrone mistilineo.
La decorazione del complesso - i delicati stucchi e i pregevoli ferri battuti, le quadrature architettoniche ad affresco - fu prevista già in fase di progetto. Gli affreschi mostrano scene allegoriche ed episodi della mitologia antica, con i temi consueti alle ville "di delizia". La decorazione, a stucco e a fresco, prosegue anche nella cappella, ove contribuisce a mettere in risalto la suddivisione degli ambienti: a fresco per l'aula; a stucco per il presbiterio. Qui, sotto le due aperture che consentivano alla famiglia Alari di seguire, indisturbata, la celebrazione, è collocata la pala d'altare con la Madonna con il Bambino e Santi opera di Salvatore Bianchi.
L'architetto progettò anche il giardino "alla francese" con parterre a motivi geometrici e una peschiera rettangolare con angoli smussati a doppia cornice, oggi scomparsa, nella quale "si girava in barca". Il parco era disseminato di sculture fra le quali spicca il ricorso all'arco scenografico che inquadra gruppi scultorei, testimoniato da una immagine della fine del XIX secolo, ornato nel basamento da mosaici in pietra.

La personalità di Francesco Ruggeri

Le ville del Ruggeri, espressione di un razionalismo architettonico che prende le distanze dai complessi intrecci dinamici di matrice borrominiana e guariniana propri dell'edilizia residenziale tardobarocca italiana e mitteleuropea per adeguarsi con intelligenza alla tradizione lombarda pur mantenendo un moderato respiro internazionale, sono generalmente impostate lungo direttrici ortogonali, in organico collegamento con i giardini, che ne proseguono scenograficamente gli assi di sviluppo grazie alle infilate prospettiche dei viali, delle aiuole dal disegno geometrico, delle carpinate, intervallate da fontane e giochi d'acqua.
Villa Alari di Cernusco, che per essere stata progettata ex novo e portata a termine dal Ruggeri, altre volte costretto a confrontarsi con condizionanti preesistenze, è l'espressione più compiuta giunta fino a noi della sua personalità artistica. Marc'Antonio Dal Re la definisce infatti "d'architettura magnifica, e d'ottimo gusto in tutte le sue parti" (1743). Il complesso, che sorge ai margini dell'abitato, a nord della Martesana, si articola secondo un asse di sviluppo longitudinale; verso il centro storico di Cernusco, un atrio attraverso una cancellata introduce ad una corte, fiancheggiata da due ali di fabbricato e chiusa da un corpo centrale più alto, aperto da un portico da cui si diparte lo scalone d'onore che porta agli ambienti di rappresentanza del piano nobile, disimpegnati peraltro anche da una rete di scale minori; la fronte retrostante, considerata come facciata principale, si affaccia sul giardino con accesso al Naviglio della Martesana. Il corpo centrale era adibito a funzioni residenziali, i fabbricati laterali con le annesse corti rustiche ai servizi e alle attività agricole. All'estremità destra della corte padronale è collocata la cappella che, in ottemperanza alle disposizioni diocesane, è dotata di un ingresso diretto dalla strada pubblica, in aggiunta agli accessi interni e privati dalla villa. Le vedute a volo d'uccello del Dal Re mostrano il cannocchiale prospettico che, attraversando la corte padronale, l'atrio porticato, il salone principale terreno, proseguiva nel viale centrale del giardino e, scavalcata la Martesana, si prolungava in un viale di pioppi: tale assetto scenografico è stato irrimediabilmente sconvolto, con la conseguente perdita dell'antico rapporto tra la villa e il contesto ambientale, dalla trasformazione ottocentesca all'inglese del giardino, oggi assai degradato, e dal disordinato sviluppo urbanistico circostante, che ha fatto sopravvivere poche frammentarie tracce del viale alberato che prolungava l'impianto geometrico del giardino oltre la Martesana. La principale novità della villa è l'organicità dello schema architettonico, che prevede una rigorosa distinzione tra le funzioni delle varie parti del complesso, cui si aggiunge la coerenza stilistica che raccorda in un linguaggio omogeneo architettura, stucchi, ferri battuti, balaustre in pietra scolpita, improntando altresì lo schema del giardino, coevo alla costruzione (appare già distintamente delineato nella mappa catastale del 1721, pur se di proporzioni più ridotte rispetto a quello raffigurato nelle tavole del Dal Re del 1743) e quasi sicuramente ideato sempre dal Ruggeri. Il suo impianto originario ci è bene illustrato dal Dal Re: in esso erano presenti gli elementi distintivi (parterres di disegno geometrico, fontane e giochi d'acqua, carpinate) del giardino francese, codificati nel celebre trattato di Dezaillier d'Argenville (La théorie et la pratique du jardinage), edito per la prima volta nel 1709, quando la villa era in piena fase costruttiva.

Notizie storiche

La costruzione

Villa Alari Visconti di Saliceto è, fra le "ville di delizia" del milanese, tra le più degne di particolare menzione. Si ha notizia che il committente, Giacinto Alari (1668-1753), avesse fin dal 1702 acquistato i terreni sui quali sarebbe sorto l'edificio; i lavori iniziarono nel 1703 e si conclusero nel 1719. Tuttavia, a ragione della vastità del progetto, affidato "in toto" all'architetto romano Giovanni Ruggeri e della certezza della data di consacrazione della Cappella dedicata a San Giacinto, la data di conclusione dei lavori può essere ragionevolmente spostata al 1725, anno nel quale è definitivamente conclusa la decorazione a stucco e ad affresco. La maggior parte degli ambienti, al piano terreno e al piano nobile, sono affrescati e decorati da stucchi, in qualche caso estesi alle pareti e dal carattere unitario (1720-25): il disegno di tali decorazioni, che comprende anche i ferri battuti, è unanimemente ascritto a Giovanni Ruggeri. I soggetti degli affreschi sono scene allegoriche e episodi della mitologia antica. In tale campagna furono coinvolti Giovan Angelo Borroni, Francesco Fabbrica, Pietro Maggi, Salvatore Bianchi, Giovanni Antonio Cucchi e, dubitativamente, Francesco Bianchi.

La personalità di Francesco Ruggeri

All'unità stilistica contribuì anche la relativa brevità dei tempi di esecuzione: all'acquisto dei terreni, una campagna di 103 pertiche "annessa al Navilio della Martesana" da parte di Giacinto Alari (1702) seguì quasi subito (1703 circa) l'inizio dei lavori, già bene avanzati nel 1708, quando davanti ai funzionari del Regio Fisco diversi testimoni descrivono l'edificio come una "casa da nobile" di recente costruzione, fissandone l'inizio a quattro o cinque anni prima; i lavori si conclusero nel 1719 secondo la datazione tradizionale, quasi sicuramente entro il 1725, anno documentato di consacrazione della cappella, che costituisce parte integrante del complesso (Coppa-Ferrario Mezzadri, 1980 e 1984). Per quell'anno era anche terminata la decorazione, a stucco e ad affresco, della maggior parte degli ambienti al piano terreno e al piano nobile, la cui esecuzione viene fatta risalire negli anni a cavallo fra il secondo e il terzo decennio del Settecento, e si articolò probabilmente in una serie di tappe successive, dato che si tratta di una vasta campagna decorativa che comprende oltre venti ambienti. Il fondatore della villa, Giacinto Alari (1668-1753), cominciò ad acquistare case rustiche e terreni agricoli a Cernusco già prima del 1697. Si indica, a partire dalla fine del XVII secolo, una consistente presenza degli Alari a Cernusco quali proprietari terrieri, confermata dagli atti del catasto asburgico del 1721 che registrano Giacinto Alari come secondo proprietario terriero del comune, dopo la contessa Anna Besozzi, con 1730 pertiche di terreno e diverse cascine. Trova così una giustificazione, secondo la prassi dell'epoca, la costruzione della villa da parte di Giacinto: non semplice luogo di "delizie" estive, ma centro da cui sorvegliare e amministrare la proprietà. Nelle tavole del Dal Re si leggono molto bene (assai meglio che nella situazione attuale), ai lati della corte d'onore di rappresentanza, i cortili di servizio laterali lungo i quali si allineavano le abitazioni della servitù, le scuderie, i locali dell'amministrazione, i magazzini e i rustici. Nel frattempo, la carriera pubblica di Giacinto Alari lo vedeva nominato nel 1702 Commissario generale delle Munizioni dello Stato di Milano e nel 1703 Luogotenente del Corriere Maggiore. La sua ascesa sociale venne coronata nel 1731 dal conferimento del titolo di conte e nel 1732 dall'assegnazione del feudo di Tribiano, trasmissibile ai discendenti primogeniti (nel 1776 alla linea cadetta della famiglia verrà assegnato il feudo di San Damiano presso Monza).
All'interno della villa, gli affreschi si inseriscono nel filone iconografico mitologico- allegorico attestato con larga varietà di esempi nelle ville e nella residenze cittadine dell'epoca.
Giacinto Alari ebbe vita molto lunga e sopravvisse al primogenito Francesco e al secondogenito Saulo, morti entrambi in età giovanile. Alla morte di Giacinto, nel 1753, la villa venne ereditata dal terzogenito, il canonico Giuseppe, e dai nipoti Francesco (nato nel 1730) e Saulo, ancora bambino (nato nel 1747). A Francesco si devono due interventi importanti: la decorazione del "quartierino dei nani" nel mezzanino, con dipinti (dispersi) del bambocciante bergamasco Enrico Albricci, databili verso il 1765, e soprattutto i ben venticinque dipinti (pure dispersi) di soggetto pastorale commissionati a Francesco Londonio; risalenti agli anni 1762-1765, erano un tempo distribuiti fra la "sala da pranzo" e altri ambienti.
Fra il 1772 e il 1776 la villa conobbe un periodo di splendore, poiché ospitò, nei mesi di villeggiatura, l'arciduca Ferdinando d'Asburgo, governatore della Lombardia austriaca, e la consorte Maria Beatrice Ricciarda d'Este con la loro corte. Gli Alari entrarono in trattative col governo di Vienna per vendere definitivamente la villa agli arciduchi, ma l'affare non andò in porto.
Estintasi nel 1831 con la morte di Saulo Alari (1778-1831) la famiglia Alari, la proprietà della villa passò ai Visconti di Saliceto.

Uso attuale: intero bene: ospedale

Uso storico: intero bene: abitazione

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Accessibilità: Come arrivare
In auto da Milano: dallo svincolo di Cascina Gobba, imboccare la strada statale Padana Superiore
Metropolitana: M2 Cernusco S/N
Note
Di proprietà privata è visibile solo dall'esterno e dalla ciclabile lungo il naviglio

Riferimenti bibliografici

Coppa S./ Ferrario Mezzadri E., Villa Alari, Cernusco sul Naviglio, Cernusco sul Naviglio 1984

Coppa S./ Ferrario Mezzadri E., Cernusco sul Naviglio. Ville e cascine, Cernusco sul Naviglio 1980, pp. 18-53

Dal Re M.A., Ville di delizia o siano palagi camparecci nello Stato di Milano, a cura Bagatti Valsecchi P.F., Milano 1963, v. II

Gussalli E., Emporium. Rivista mensile illustrata d'arte, letteratura, scienze e varietà (fonti e scritti n.15), Ville italiane. Una villa lombarda del settecento, Bergamo 1902, pp. 306-317

Gussalli E., Ville e castelli d'Italia, Lombardia e laghi, Villa Visconti di Saliceto a Cernusco sul Naviglio, Milano 1907, pp. 225-228

Azzi Visentini M./ Cassanelli R./ Langè S./ Malovini C., Ville di delizia nella provincia di Milano, Milano 2003, pp. 122-130

Fonti e Documenti

ASMi, Mappe del Catasto di Carlo VI, cart. 3315, ff. II , 12,16,17

ASMi, Mappe 1850, cart. 2696, fg.22

ASMi, cart 145, allegato A, fg.22 Nuovo Catasto Terreni

Credits

Compilazione: Ferrario, Elisabetta (1991)

Aggiornamento: Salerni, Patrizia (1998); Pirovano, Raffaella (2002); D'Ascola, Simona (2006); De Francesco, Anna (2006)

Descrizione e notizie storiche: Coppa, Simonetta; D'Ascola, Simona; De Francesco, Anna

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