Chiesa di S. Teodoro - complesso

Pavia (PV)

Indirizzo: Piazza San Teodoro, 3 (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Pavia (PV)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: Ha impianto basilicale con tre absidi, di cui quella centrale è più profonda, articolato in tre navate coperte da volte a crociera rette da pilastri cruciformi di tipo romanico non perfettamente allineati. Le campate corrispondenti al transetto hanno volta a botte. Durante i restauri della facciata sono stati ripristinati il profilo a capanna, la galleria superiore ed è stata aperta una trifora che ha preso il posto del rosone cinquecentesco. Sulla facciata vi sono numerosi bacini ceramici presenti anche nelle altre chiese romaniche pavesi.

Epoca di costruzione: metà sec. XII - fine sec. XVII

Comprende

Descrizione

La chiesa sorge nell'angolo sud occidentale dello scacchiere urbano di età romana, su una balconata naturale in direzione del Ticino.
La chiesa che si visita oggi è una fabbrica databile all'ultimo quarto del xii secolo, che può essere scelta, per tanti versi, a campione del tipo più usuale di chiesa pavese di età tardoromanica (metà-fine del xii sec.). Dai cantieri pavesi di S. Maria Gualtieri e di S. Colombano si va a diffondere a partire dai primi decenni del xii secolo un tipo di edificio corto (tre-quattro campate) a sistema uniforme di salienti. Attorno alla metà del secolo (come anche in S. Zeno, S. Maria in Betlem, S. Mostiola, S. Primo) le campate centrali tendono ad assumere una forma quadrata e di conseguenza le campate laterali, legate sovente alle maggiori da un rapporto dimensionale 1:2, diventano oblunghe in senso longitudinale. Questo tipo di impianto si completa con un finto transetto (desunto forse dagli esempi di S. Pietro in Ciel d'Oro e di S. Maria del Popolo), accusato solo in altezza, intermedia tra cleristorio e fianchi, con testate cuspidate ma non sporgente in pianta. All'incrocio si erge un tiburio cupolato e la terminazione triabsidata vede una gerarchizzazione limitata tra le absidi, con quella maggiore, introdotta da una piccola campatella voltata a botte. In elevato si registra una riduzione sensibile della differenza in altezza tra le navate: le volte si impostano a quote non troppo diverse, in modo che quelle laterali hanno funzione di sostegno, come già visto da Clericetti e de Dartein, nei confronti di quelle della nave maggiore. Ne consegue, insieme a una spazialità più unitaria, una drastica riduzione dimensionale del cleristorio.
M.T. Mazzilli ha recentemente pubblicato una preziosa porzione di pavimento musivo emerso nella prima campatella sud-occidentale della chiesa, con l'immagine della lotta tra un satiro e una chimera, la raffigurazione di un santo cavaliere (Anselmo?), e la figura frontale di un ignudo davanti a un cervo. Il mosaico non rispetta gli andamenti perimetrali della facciata e del lato sud e la sua cronologia ipotetica, metà del xii secolo, porterebbe ad ascriverlo a una fase della chiesa anteriore alla ricostruzione tardoromanica.
I restauri di fine xix-inizio xx secolo hanno riportato alla luce brani importanti dell'antico corredo pittorico della chiesa: figure votive duecentesche, poste sui pilastri e sul fronte della cripta, e in particolare l'immagine della Vergine con Bambino nella lunetta del portale nord della chiesa. Pitture che trovano confronti con i dipinti della parete sud di S. Lanfranco e con l'immagine della Vergine con Bambino e committenti proveniente da S. Maria del Popolo, ora ai Musei Civici.

Notizie storiche

È comunemente accettato che la chiesa attuale insista sul sito di una prima fondazione risalente alla metà dell'VIII sec., legata all'attività del vescovo Teodoro. Figura leggendaria, che la Cronaca Novalicense aveva trasformato, tradendone l'esatta collocazione storica, nel difensore della città longobarda di Pavia di fronte all'esercito assediante di Carlo Magno - leggenda ripresa e amplificata da Opicino e fissata negli affreschi del 1514 all'interno della chiesa - Teodoro fu invece vescovo pavese negli anni 742-753, quale successore di Pietro, e fu insieme a questi interessato alla fondazione della prima chiesa, dedicata a S. Agnese. Non è improbabile che, come riferito dalla Cronica de corporibus sanctis Papiae del XIV sec., Teodoro fosse stato sacerdos della chiesa consacrata alla santa martire romana, ove trovò da subito sepoltura.
Del primo edificio di età tardo longobarda nulla si sa, e l'area non è purtroppo mai stata interessata da indagini archeologiche.
Il panorama del romanico urbano pavese nei decenni centrali del XII sec. sembra segnato, per quelle che sono le testimonianze superstiti, da una significativa uniformità progettuale, mentre negli anni finali del secolo cantieri come S. Lanfranco e Ss. Gervasio e Protasio attestano soluzioni ad aula voltata di una certa originalità. La standardizzazione della metà del secolo riguarda tanto aspetti tecnico costruttivi quanto aspetti formali: nelle basi di tipo attico laterizie e nei semplici capitelli cubici il lessico architettonico rinuncia alle ricerche plastiche di inizio secolo; si seleziona un pilastro composito assai semplice, formato da un nucleo quadrato che aggrega su ogni lato una semicolonna; le volte sono sempre crociere non costolonate, cupoliformi nella navata maggiore, e botti trasversali nei bracci del transetto.
S. Teodoro si inserisce in questo orizzonte dell'architettura pavese come esempio ormai perfettamente risolto, con specificità che derivano soprattutto dalla presenza di una cripta estesa al transetto, dalla particolare soluzione per il tiburio, a doppia lanterna, frutto per la verità di più tardi rimaneggiamenti, dalla monumentalità dell'abside, dalla valorizzazione del lato nord della fabbrica imposta dalla relazione con l'assetto urbico.
La chiesa ha goduto di una grande fortuna critica. Dopo gli studi dei cugini Sacchi e le note storiche di Robolini e Prelini, de Dartein ha dedicato al S. Teodoro un paragrafo del suo Étude sur l'architecture lombarde contrassegnato da una lettura di grande acume delle particolarità costruttive dell'edificio, non ancora interessato dagli estesi restauri avviati nel 1887 e proseguiti fino al 1909. Il lungo cantiere di restauro procede in ordine di tempo allo scrostamento degli intonaci tardo barocchi, alla rifondazione dei fianchi della chiesa, al pieno recupero funzionale-liturgico della cripta con la costruzione di due nuove scale di accesso, alla riapertura delle luci originali, alla creazione di un nuovo castello ligneo per il tetto della nave centrale, originariamente gravante direttamente sull'estradosso delle crociere. Questa particolare soluzione, tipica del romanico pavese maturo, aveva obbligato nel XVI sec. all'introduzione di arcate trasversali a sesto acuto, a rinforzo delle tre coppie di pilastri di navata, arcate che poterono essere rimosse nel 1906. Porter, che analizzò la chiesa dopo il ripristino, proponeva per l'edificio una cronologia attorno al 1135. Per quanto attiene alla datazione della chiesa, Farina Bianchi ha pensato all'inizio del XIII sec., mentre Mazzilli Savini e Segagni sono tornate alla datazione proposta da de Dartein (fine xii sec.), che pare la più probabile. A M.T. Mazzilli spetta una più articolata lettura delle fasi costruttive del S. Tommaso, in particolare in relazione al nodo del presbiterio e della cripta, aggiunta forse in corso d'opera (già notato de Dartein) e estesa ai bracci del transetto con l'effetto di occludere una porticina nella testata nord.

Uso attuale: canonica: abitazione; chiesa/ campanile: chiesa

Uso storico: intero bene: chiesa

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Credits

Compilazione: Marino, Nadia (2004)

Aggiornamento: Marino, Nadia (2012); Ribaudo, Robert (2013)

Descrizione e notizie storiche: Schiavi, Luigi Carlo

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Marino, Nadia

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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