« LombardiaBeniCulturali
Sei in: Opere

Unità residenziale al quartiere Harar-Dessiè
Milano (MI)

Indirizzo: Via Harar 7, 7c - Milano (MI) (vedi mappa)

Tipologia: architettura per la residenza, il terziario e i servizi; edificio per abitazioni

Caratteri costruttivi:

  • strutture: struttura travi e pilastri in cemento armato, solai in cemento armato e laterizio
  • facciata: intonaco
  • coperture: piana non praticabile
  • serramenti: in abete con traverse in larice, con avvolgibili (in parte sostituiti)

Cronologia:

  • progettazione: 1951 - 1955
  • esecuzione: 1951 - 1955
  • data di riferimento: 1951 - 1955

Committenza: INA-Casa

Autori:

Compreso in:

Uso: abitazione

Condizione giuridica: proprietà privata

Descrizione

Il quartiere popolare Harar-Dessiè, situato alla periferia ovest della città nei pressi dello Stadio di San Siro, può essere considerato uno degli esiti più riusciti del programma Ina Casa. La varietà delle tipologie edilizie impiegate, la disposizione attorno ad ampie aree verdi e la dotazione di alcuni servizi essenziali conferiscono al quartiere un buon coefficiente di vivibilità, unitamente all'interesse specifico per la presenza di alcune soluzioni abitative sperimentali. Tra queste vi è quella adottata nel "grattacielo orizzontale" - uno dei nove edifici in linea lunghi circa 150 metri previsti dal piano urbanistico - progettato da Luigi Figini e Gino Pollini ai civici 7 e 7c di via Harar, che sintetizza alcuni degli aspetti della ricerca razionalista sul tema della casa economica ad alta densità. Le singole unità abitative sono impostate sulle scenografiche zone giorno passanti a doppia altezza, sopra le quali sono ricavate le camere con servizi. Dall'aggregazione modulare di due differenti versioni di questo disegno a duplex - con camera unica o doppia - si sviluppa il disegno lineare dell'edificio, parallelo a via Harar con affaccio nord-sud. Il sistema distributivo è a ballatoio sul quale, grazie all'ingegnosa invenzione della doppia altezza, non sono ricavate altre aperture ad eccezione della porta d'ingresso, superando così ogni problematica legata all'introspezione visiva. Per consentire il traguardo del corpo edilizio in linea - lungo 145,22 metri - il piano terra è libero, sospeso sui pilastri, salvo le parti adibite a cantine e gli accessi ai vani scala. Il fronte nord presenta anche dei piccoli balconi, posti al di sopra dei ballatoi, che servono i bagni ai piani superiori delle abitazioni. Il lato sud, meglio esposto all'irraggiamento solare e rivolto verso il verde, presenta un sistema logge sulle quali affacciano gli ambienti delle zone giorno alle quote d'accesso e le camere al secondo livello. Questo prospetto è caratterizzato dall'arretramento delle superfici di tamponamento che lasciano in evidenza il reticolo strutturale in cemento armato: una soluzione che, rafforzata dalle scelte cromatiche, valorizza in chiave espressiva la separazione delle parti portanti da quelle portate, originando un elegante disegno reticolare, di chiara ispirazione razionalista, e denunciando in facciata la peculiare distribuzione interna a duplex. I due progettisti ripropongono qui un tema figurativo che avevano già sperimentato, sempre a Milano ma in tutt'altro contesto, nel corpo interno del complesso di via Broletto 37 (1947-1948). Il fronte nord invece è caratterizzato da maggior chiusura e dall'orizzontalità della sequenza dei lunghi ballatoi alternati alle fasce dei balconi; la collocazione in tempi successivi di tre vani ascensore esterni, appoggiati ai ballatoi in corrispondenza delle scale e rivestiti con strutture metalliche, ha modificato la percezione originaria del prospetto. L'edificio, individuato dal piano urbanistico generale del quartiere come "casa A ad alloggi duplex", può essere considerato un interessante saggio della varietà di soluzioni abitative sviluppate nell'immediato dopoguerra nell'ambito della ricerca sulla casa popolare. Un'esperienza ricca e vitale, che testimonia l'aggiornamento e l'originalità della cultura italiana di quegli anni rispetto alle più moderne ricerche in ambito internazionale sul tema dell'abitare moderno: il modello di riferimento al quale si sono ispirati i progettisti, infatti, la celebre Unitè d'Habitation (1947-1952) di Marsiglia, era stata realizzata dal maestro Le Corbusier solo pochi anni prima.

Notizie storiche

Il quartiere Ina Casa Harar-Dessiè (1951-1955) è impostato su un piano urbanistico basato sull'impiego di due diversi modelli insediativi: le case ad alta densità, i "grattacieli orizzontali", che coi loro grandi corpi edilizi lineari delimitano e organizzano lo spazio dei servizi e del verde interno al quartiere, e le case basse unifamiliari, le "insulae", che occupano liberamente gli isolati irregolari residuali. Nella contrapposizione dialettica tra queste due diverse tipologie abitative è stata letta una più ampia riflessione sui caratteri dell'abitare urbano, sul coesistere di linguaggi legati a modernità e memoria vernacolare e, in definitiva, sul rapporto tra città e campagna. I nove grandi fabbricati in linea sono stati progettati da Figini e Pollini (via Harar 7, 7c), Gio Ponti con Gigi Gho' (via Harar 3), Gio Ponti con Antonio Fornaroli (via Val Pellice 15), Paolo Chessa e Vito Latis (via Montebaldo 21), Alberto Rosselli (via Albenga 4 e via Novara 98), Gianluigi Reggio e Mario Tevarotto (via Dessiè 15a, b, c), Piero Bottoni con Mario Morini e Carlo Villa (via San Giusto 37 e via Novara 92); ciascuno di essi è dotato di peculiari soluzioni architettoniche sia distributive che formali. Le insulae, dotate anch'esse di assetti compositivi assai vari, sono state realizzate su progetti di Figini e Pollini, Paolo Chessa, Tito Varisco Bassanesi e Mario Tedeschi.

Documentazione allegata

Fonti archivistiche

Archivio Civico, Milano - scheda fondo vedi »

Archivio Luigi Figini, Milano - scheda fondo vedi »

Bibliografia

Urbanistica, Milano: quartiere di via Dessiè, Milano 1951, n. 7, pp. 17-19

Domus, Aspetti del quartiere INA-Casa di via Dessiè a Milano, Milano 1952, n. 270, maggio, p. 16

Urbanistica, Vie Harrar, Novara, Dessiè, 1956, n. 18-19, pp. 122-123

Villa C., Edilizia Popolare, Alloggi duplex in edificio INA-Casa al quartiere Harar in Milano, Milano 1957, n. 15, aprile-maggio, pp. 28-30

Aloi R., Nuove architetture a Milano, Milano 1959, pp. 255-258

Gentili Tedeschi E., Figini e Pollini, Milano 1959, pp. . 112-117

Vercelloni V., Casabella, Alcuni quartieri di edilizia sovvenzionata a Milano, Milano 1961, n. 253, luglio, pp. 42-51

Blasi C., Figini e Pollini, Milano 1963, pp. 159-164

Bono C./ Vercelloni V., Casabella, Il contesto e le opere, Milano 1979, ottobre-novembre, p. 58

Grandi M./ Pracchi A., Milano, guida all'architettura moderna, Bologna 1980, pp. 254-55

Savi V. (a cura di), Figini e Pollini. Architetture 1927-1989, Milano 1990, pp. 62-67

Consonni G./ Meneghetti L./ Tonon G. (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Milano 1990, p. 360

Gregotti V./ Merzeri G. (a cura di), Luigi Figini Gino Pollini. Opera completa, Milano 1996, p. 369

Gramigna G./ Mazza S., Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Milano 2001, pp. 272-273

Oliva F., L'urbanistica di Milano, Milano 2002, p. 406

Pugliese R. (a cura di), La casa popolare in Lombardia 1903-2003, Milano 2005, pp. 184-187

Berizzi C., Guida all'architettura. Milano, Berlino 2015, p. 165

Credits

Compilatore: Sartori, Alessandro (2016)
Responsabile scientifico testi: Costa, Andrea