Binda (1843 - 1967)

fondo | livello: 1

Conservatore: Fondazione Istituto per la storia dell'età contemporanea - ISEC onlus (Sesto San Giovanni, MI)

Produttore fondoBinda Cesare (1856 - 1964)Milano, Cesare Binda srl (1953 - 1980 ca.)Milano, Industria bottoni Ambrogio Binda spa (1829 - 1953)Milano, Amministrazione stabili Binda (1888 - 1964)

Progetto: Fondazione Istituto per la storia dell'età contemporanea - ISEC onlus: fondo Binda

Consistenza: 54 bb. (52 bb. dell''archivio Binda (506 fascc. e regg.) e 2 bb. dell'archivio famiglia Peduzzi (26 fascc.)

Metri lineari: 10

Storia archivistica: L'Archivio Binda è composto da documenti raccolti e conservati da Cesare Binda.

Questi documenti sono stati prodotti da diversi enti e costituiscono attualmente sezioni diverse dell'archivio. Gli enti produttori sono: la famiglia Binda, l'Industria Bottoni Ambrogio Binda, la Cesare Binda s.r.l., l'Amministrazione Stabili Binda.

Inoltre sono conservati alcuni documenti provenienti dalla famiglia di Rosa Peduzzi, moglie di Cesare Binda.

Insieme all'Archivio Binda sono inoltre conservati un fondo librario e un campionario di bottoni. Il fondo librario è costituito da libri e opuscoli, prevalentemente di argomento militare, di Cesare Binda.

L'Archivio Binda è stato depositato all'ISEC il 9 giugno 1997.

Ecco l'elenco di versamento redatto da Alberto De Cristofaro e Primo Ferrari:

1 - documentazione riguardante le cave, lettere, ricorsi, mappe, deliberazioni, 1830 - primi '900 circa

2 - documenti personali del capitano, poi maggiore, Cesare Binda: manuali e istruzioni per l'ufficiale d'artiglieria, cartine, corsi per gli ufficiali in congedo, 1815 - anni '30 circa

3 - lettere, ricevute, istromenti

4 - brevetti, imposte, acquisti immobiliari, contratti, inventari anni '20 - '30

5 - a) Società Saccarifera Lombarda: bilanci; documenti bancari: lettere, titoli, polizze; istromenti; b) corrispondenza, ricevute, carte personali, imposte

6 - corrispondenza, ricevute, documenti bancari anni '30 - '40

7 - Società Anonima Industria Bottoni A. Binda assemblee ordinarie e straordinarie, tasse, commessa per esercito anni '50

8 - ricevute, amministrazioni stabili Binda, documenti ricostruzione post-guerra, catasto, documenti fiscali (dichiarazioni), corrispondenza 1920-60

9 - libri, manuali e opuscoli di tattica e artiglieria militare appartenenti a Cesare Binda

10 - libri cassa, stipendi, imposte, conti di successione (documenti personali) 1910-40

11 - documenti notarili della famiglia Binda (e amministrativi)

12 - bilanci, conti pagati

13 - bilanci

14 - commesse militari, amministrazione case Binda, schede magazzino

15 - inventari, atti notarili, amministrazione stabili Binda 1930-40

16 - libri paga, commesse militari esaurite

17 - documentazione contabile e amministrativa, imposte, tasse

18 - bilanci 1937-52

19 - giornali cassa, manuali e guide

20 - documenti bancari

21 - documenti bancari, affitti, ricevute

22 - documenti notarili (fine '800), varie

23 - documenti banca (ricevute), fatture

24 - documenti banca (ricevute), fatture, bollette di consegna

25 - tasse verbale, aumento capitale, progetto, bilanci, onorificenze, corrispondenza

L'archivio prima del trasferimento all'ISEC

Poco o nulla sappiamo delle vicende di questo archivio prima del suo ritrovamento fortuito avvenuto nel 1997.

Possiamo ipotizzare che il materiale giunto fino a noi sia solo una parte di un archivio molto più grande, ora disperso o distrutto. È probabile che una parte delle carte, quelle riguardanti l'azienda, abbia subito la medesima sorte dell'edificio della famiglia Binda in cui la fabbrica aveva sede, raso al suolo dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ciò che è giunto sino a noi è invece stato pesantemente danneggiato dalle pessime condizioni di conservazione. Le carte, infatti, da quando Cesare Binda non era più stato in grado di occuparsene, si trovavano in una cantina del palazzo della famiglia Binda in corso di Porta Romana 122, che aveva subito numerosi allagamenti.

Né le figlie, né i nipoti o altri parenti, come racconta una delle nipoti, Milena Albertoni, avevano la stessa passione del nonno Cesare per la conservazione dei documenti di famiglia e quindi tutto era stato accantonato e quasi dimenticato in cantina fino all'arrivo, qualche anno fa, di un gruppo di studenti.

Nel 1997, infatti, Concetta Brigadeci, insegnante di italiano e storia all'Istituto professionale per il turismo Bertarelli di Milano, situato in corso di Porta Romana, decide di sperimentare con i suoi studenti una ricerca didattica di "laboratorio con le fonti". Volendosi occupare del territorio circostante la scuola e del periodo dell'industrializzazione, si recano, cartine alla mano, a visitare i luoghi descritti nei testi consultati e si imbattono, a pochi passi dal loro Istituto, nel palazzo di corso di Porta Romana 122, ex sede del Bottonificio Binda. Qui, con l'aiuto di una zelante portiera, incontrano Carla Binda, figlia di Cesare, e vengono a conoscenza dell'esistenza, in cantina, delle carte dell'azienda.

Fortunatamente la professoressa Brigadeci comprende l'importanza di quei documenti e chiede aiuto e consiglio a Grazia Marcialis, archivista all'Isec: Carla Binda accetta di depositare presso l'Isec l'archivio finora conservato nella cantina, non potendo fare una donazione senza aver interpellato altri membri della famiglia ancora in vita e che potrebbero rivendicare diritti sull'archivio stesso.

Grazia Marcialis, Alberto De Cristofaro e Primo Ferrari si occupano personalmente del trasferimento dell'archivio e redigono un elenco di versamento, unico strumento di corredo esistente fino all'attuale redazione dell'inventario.

L'archivio è stato ritrovato in pessime condizioni di conservazione, danneggiato dall'acqua, dall'umidità, dalla muffa, in disordine, senza un possibile ordine apparente, privo di strumenti di corredo.

La cantina era umida e, probabilmente, aveva subito allagamenti. Molto del materiale presente è stato buttato prima del trasporto poiché irrecuperabile. Tutto ciò che poteva essere salvato è stato inserito in buste per essere trasportato all'Isec.

Poiché è subito apparso chiaro che le carte erano in totale disordine gli archivisti hanno inserito i fascicoli nelle buste accorpandoli "per materia" in base ad un primo sommario esame, che ha permesso anche la redazione dell'elenco di versamento. I documenti, così accorpati, sono stati collocati in un armadio del seminterrato dell'Istituto in attesa che l'archivio venisse riordinato.

Alcuni dei fascicoli si trovano tuttora in pessimo stato di conservazione proprio a causa delle condizioni in cui erano stati conservati e necessiterebbero di urgenti interventi di restauro; se ciò non avverrà non potranno essere disponibili per la consultazione, pena la loro distruzione.

Un primo tentativo di riordinamento, da parte di una studentessa avvenuto poco dopo il versamento all'Isec, subito interrotto, ha probabilmente portato ulteriore confusione in un archivio già in grande disordine. Questo intervento è consistito nell'inserimento dei documenti in camicie sulle quali era indicato un titolo non originario, rivelatosi poi spesso errato e fuorviante.

Dopo questo tentativo di riordino i documenti sono rimasti nel sotterraneo dell'Isec fino al 2004, quando è iniziato il lavoro di riordino di questo archivio e la redazione dell'inventario.

Poiché l'intervento precedente era stato minimo e di nessuna utilità, non se ne è tenuto conto in fase di riordino - sono state quindi eliminate le camicie non originali, dove possibile è stato indicato il titolo originario o ne è stato assegnato uno nuovo.

Dopo la morte di Carla Binda, avvenuta nel 1997, la figlia Milena Albertoni ha consegnato all'Isec anche un campionario di bottoni e alcune fotografie, i primi per essere ordinati e conservati, le seconde solo per farne copie.

Da un incontro avuto con la signora Albertoni è emersa l'esistenza di altri documenti, attualmente conservati dal fratello Francesco, relativi soprattutto alle proprietà immobiliari della famiglia.

Criteri di ordinamento e inventariazione

Il lavoro di riordinamento dell'archivio e di redazione dell'inventario è stato lungo e a tratti molto faticoso.

Le carte si presentavano contenute in 25 buste non originarie, il cui unico strumento di corredo era costituito dall'elenco di versamento. Inoltre erano disponibili la preziosa relazione di Concetta Brigadeci e i resoconti degli archivisti che si erano occupati del trasferimento dell'archivio.

Ad ogni fascicolo è stato assegnato un numero di corda provvisorio senza effettuare spostamenti all'interno delle buste.

Questa situazione di contaminazione tra archivio familiare e archivio dell'impresa è tipica degli archivi che si sono formati negli anni della prima industrializzazione proprio perché rispecchiano la struttura delle imprese del tempo. Come si evince dalla stessa biografia di Ambrogio Binda, non vi è distinzione tra famiglia e impresa, le due entità si sovrappongono e spesso si confondono. Forse proprio per questo l'archivio dell'impresa non era disgiunto, già in origine, da quello della famiglia.

Un nutrito gruppo di fascicoli, riguardanti soprattutto la proprietà di cave e di alcuni immobili, si riferivano a componenti della famiglia Peduzzi. Queste carte, in seguito al matrimonio di Rosa Peduzzi con Cesare Binda, erano probabilmente passate nelle mani di quest'ultimo ma continuavano ad essere un corpo ben distinto all'interno dell'archivio stesso, e costituenti quindi un archivio aggregato.

Un secondo gruppo di fascicoli, riguardanti immobili, erano stati prodotti dall'Amministrazione Stabili Binda, società che gestiva il patrimonio immobiliare della famiglia, e potevano essere quindi considerati una sezione dell'archivio diversa dalle carte familiari e da quelle del bottonificio.

Infine, rispetto alle carte aziendali, è emersa un'ulteriore suddivisione. Benché, nel corso degli anni, il Bottonificio Binda avesse modificato la propria ragione sociale la documentazione presentava caratteristiche omogenee, anche dal punto di vista dei caratteri estrinseci delle carte. Con la liquidazione del Bottonificio, però, avvenuta nel 1953, e la successiva costituzione della Cesare Binda s.r.l., c'è una netta frattura anche nelle caratteristiche della documentazione presente in archivio. Questo ha portato a distinguere due diverse sezioni dell'archivio corrispondenti alle due aziende che operano prima e dopo la cesura del 1953.

Si è così andata individuando un'articolazione dell'archivio in quattro grandi sezioni: le carte familiari, le carte della Industria Bottoni Ambrogio Binda, le carte della Cesare Binda s.r.l., le carte dell'Amministrazione Stabili Binda. E a queste poi si aggiungeva l'Archivio aggregato Famiglia Peduzzi.

Per quanto riguarda lo spostamento dei singoli documenti all'interno dei fascicoli, si è ritenuto di non dover mai effettuare questa operazione salvo in un caso: gli Statuti del Bottonificio Binda, in origine contenuti nel fascicolo 279 allegati al verbale di un'assemblea, sono stati scorporati e costituiscono ora un nuovo fascicolo (fasc. 187) all'interno della serie "Atti costitutivi, statuti, convenzioni familiari, modifiche societarie" (serie 2.1).

Proprio perché si è ritenuto di non dover effettuare spostamenti delle carte tra un fascicolo e l'altro, non tutta la corrispondenza presente nell'archivio si trova nella serie "corrispondenza". Alcune lettere, infatti, che si trovavano in altri fascicoli originali sono state lasciate nella loro collocazione, indicando nella descrizione dei rispettivi fascicoli l'eventuale presenza di corrispondenza e i nomi, quando identificabili, di mittente e destinatario.

Lo spostamento delle carte ha comportato la sostituzione della numerazione provvisoria assegnata in precedenza ai fascicoli con una nuova numerazione da 1 a 506 per l'Archivio Binda e di nuovo da 1 a 26 per l'Archivio aggregato Famiglia Peduzzi. Questa numerazione riguarda le singole unità archivistiche e non le unità di condizionamento. Queste ultime infatti non sono rilevanti ai fini del reperimento dei fascicoli poiché sul dorso delle buste sono indicati i fascicoli in esse contenuti.

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Autori: Sanvito Elisabetta

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Elisabetta Sanvito, Archivista

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