Comune di Mazzo di Valtellina (sec. XIV -)

Sede: Mazzo di Valtellina

Tipologia ente: ente pubblico territoriale

Progetto: Archivi storici della provincia di Sondrio

Mazzo fu capoluogo di un'antica pieve (addirittura una delle quattro più antiche della Valtellina) e conseguentemente anche sede del capitanato di pieve; il territorio di competenza dell'antica chiesa battesimale di Mazzo (risalente, secondo alcuni, all'anno 775 e costituita in pieve nel 1161) (1) si estendeva da Sernio al ponte del Diavolo (2), alle porte del Bormiese.
Appartenevano a questa pieve le attuali parrocchie di Sernio, Lovero, Rogorbello, Tovo, Grosotto, Ravoledo, Grosio, Tiolo, Sondalo, Mondadizza, Le Prese e Frontale.
La collocazione della pieve, posta al centro di una rete di percorsi commerciali e militari lungo la valle dell'Adda fra il Bormiese e l'asse Aprica-Bernina, e l'infeudamento dopo un periodo di dominio della famiglia de Misenti (3) ad una delle più importanti famiglie della valle, i Venosta (alla quale vennero pure infeudate le contigue pievi di Bormio e Poschiavo) sono state fra i fattori determinanti la sua importanza nei secoli.
Fu qui che nei tempi andati dominò la signoria dei Venosta, venuti dall'omonima valle altoatesina.
Che Mazzo derivi il nome da Matsch e quindi dai Venosta è assai probabile. In un documento dell'824 è riferito che vi erano allora in Valtellina, o almeno nell'Alta valle, tre chiese battesimali e cioé ad Amatia, Bormio e Poschiavo: essendo la data probabilmente anteriore alla venuta dei Venosta o Matsch in valle l'indicata origine del toponimo non avrebbe ragion d'essere, ma Enrico Besta, autorevole storico della Valtellina, ha pensato ad una successiva interpolazione: così Mazzo deriverebbe proprio da Matsch.
Non si hanno notizie ben precise di quando Mazzo sia nato come comunità, ma sicuramente era già saldamente organizzato in comunità alla fine del XIV secolo. Il territorio di Mazzo appare diviso dal sec. XVI in quattro quadre: Vione, Nobili o Venosta, Monti e Albertinelli.
Lo statuto del 1590 regolamenta in modo assai ampio e preciso l'elezione, con i diritti e i doveri, di tutti gli incaricati della comunità; il tutto ha inizio il giorno di sant'Andrea, 30 novembre, quando il consiglio uscente si riunisce in pubblica adunanza ed elegge tre uomini idonei a sostenere la carica di decano, scegliendoli fra quelli della quadra alla quale tocca la sorte quell'anno (si inizia con la quadra di Vione, seguono Nobili, Monti e Albertinelli), i quali sono obbligati a gettare i dadi, fino al raggiungimento del punteggio maggiore che designerà il decano. La persona eletta è obbligata a giurare ed ad accettare l'incarico e ne viene poi esonerata per 10 anni (cap. 1).
Sempre il 30 novembre vengono eletti i quattro consiglieri, uno per quadra; uno dei consiglieri sarà il decano uscente e per gli altri si procederà mediante estrazione a sorte alla nomina di tre persone, uno per quadra; dureranno in carica un anno e avranno come salario 50 lire imperiali (cap. 2).
Dopo otto giorni dall'elezione del suddetto consiglio vengono eletti otto saltari, due per quadra, tenuti a custodire i beni del Comune, ad accusare qualunque persona che cagionerà danni a detti beni e a far annotare le relative contravvenzioni al notaio della comunità (cap. 4).
Viene poi eletto un ulteriore saltaro, che avrà gli stessi obblighi dei suddetti ed inoltre il potere di pubblicare le gride, renderle esecutive nei confronti di qualunque persona e svolgere tutte le mansioni necessarie per salvaguardare ponti, acque, strade ed elemosine (cap. 5).
Sempre otto giorni dopo avviene l'elezione dei quattro esattori, uno per quadra, e del notaio; essi non possono essere né figli né fratelli del decano. Gli esattori devono esigere accole, mendanze, fitti, taglie, dazi e qualunque altra cosa debba riscuotere la comunità (ad eccezione delle elemosine) e avranno come salario lire 20 imperiali. L'esattore appartenente alla stessa quadra del decano ha inoltre il compito di esigere le taglie forestiere; per questo riceverà un ulteriore salario.
Il notaio deve tenere i conti della comunità, annotare le mendanze, i prestatori d'opera e tutte le cose bisognevoli alla comunità; egli riceverà come salario lire 9 imperiali (cap. 6).
Dieci giorni dopo l'elezione del consiglio vengono eletti dallo stesso due estimatori, uno per ciascuna delle due quadre alle quali tocca la sorte quell'anno (si inizierà con Vione e Albertinelli). Essi hanno il dovere di andare sia in monte che a valle a valutare danni e a definire i confini; avranno come salario lire 5 imperiali e lire 8 imperiali qualora vengano chiamati ad andare sui monti, da pagarsi da chi avrà fatto la chiamata.

Note
1. "Censimento dei beni culturali e architettonici", pag. 60.
2. Luogo scomparso con la frana del luglio 1987 in Val Pola.
3. CAVALLARI, Memorie, pag. 94, doc. 2.

Bibliografia
- CAVALLARI, Memorie
- "Censimento dei beni culturali e architettonici"