Comitato provinciale della caccia di Brescia (1940 - 1977)

Sede: Brescia

Tipologia ente: Associazione

Progetto: Comunità Montana di Valle Trompia: Comitato provinciale della caccia di Brescia

Per ulterioti informazioni di carattere storico sul comitato provinciale per la caccia, si veda il profilo istituzionale generale accessibile dalla pagina Collegamenti.

Tutta la storia, dalla nascita alla soppressione, di tutti i comitati provinciali della caccia d'Italia, è la medesima anche per quello sorto a Brescia, con un'unica variante: quella appunto di essere sorto a Brescia. E questo non vuole essere un gioco di parole. Brescia in questo caso non identifica esclusivamente un diverso nome di una qualunque provincia, bensì il nome della provincia, per eccellenza, venatoria. Già molte pagine sono state spese nel tratteggiare i confini della storia della caccia nel bresciano, e tutte conducono ad un'unica evidente conclusione: Brescia, con le sue valli, la sua cultura venatoria, la sua gente, fin dalla preistoria si è sempre distinta come territorio fra i più attivi e appassionati dell'arte di Diana. Viene istintivo pensare dunque a che peso abbia avuto la presenza del Comitato provinciale della caccia (di seguito nominato C.P.C.) a Brescia, e a che quantità di lavoro si sia questi trovato ad affrontare nel corso degli anni. Il fondo documentario compreso nel suo archivio ce ne dà un assaggio: dal 1940 (ma con una predominanza di atti a partire dal 1955-56) al 1977 il C.P.C. di Brescia ha prodotto 116 faldoni contenenti quasi 900 unità fascicolari e 84 registri di diverse tipologie, e non è remota la possibilità che altro materiale possa ancora emergere dall'archivio di deposito della Provincia di Brescia in cui il fondo è stato conservato dalla sua cessazione al 2007. E non è solo la quantità degli atti ovviamente a delineare il carattere laborioso di questo organismo ma anche la loro tipologia: in poco più di vent'anni infatti esso si è trovato a dover organizzare per ben due volte l'assetto del proprio archivio, adattandolo sia alle leggi in vigore, sia alla vastità e all'eterogeneità del territorio di sua competenza. Ecco dunque la comparsa di due diversi titolari di classificazione, comprendenti titoli talvolta molto specifici, creati appositamente per la gestione di pratiche che in nessun altra parte d'Italia erano prodotte, si pensi al titolo XLVIII - Rivista Caccia Bresciana appartenente al primo titolario, per la gestione di questo periodico di cui si accennerà in seguito, o agli innumerevoli sottotitoli dedicati ciascuno ad ogni singola riserva privata o comunale sorta nella provincia, o al titolo XLVII Caccia controllata sorto presumibilmente dopo il 1967 con l'introduzione di questo regime di caccia (legge 2 agosto 1967, n. 799) che aumentò esponenzialmente la produzione di carte, per la obbligatorietà della sua attuazione nella Zona delle Alpi di pertinenza anche del C.P.C. di Brescia.
La storia del C.P.C. di Brescia è permeata perciò, come è ovvio che sia, di peculiarità che nessun altro comitato ha certamente avuto, accentuate però dalla estensione e diversità del territorio da tutelare e gestire e dalla tradizione venatoria della sua gente. Per questi motivi la costante collaborazione con la Provincia (nelle sedi della quale si è stanziato da subito il C.P.C. di Brescia), oltre che obbligatoria per assolvimento delle imposizioni normative, è stata necessaria, anche se non sempre priva di dubbi e perplessità da parte di tutti e due gli enti nonostante la apparente chiarezza esplicativa delle leggi che via via ne hanno condizionato i rapporti. E' in questo ambito che si collocano dunque gli interrogativi sorti nel tempo sulla natura giuridica del Comitato, visibili per esempio nella lunga vicenda della gestione dei guardiacaccia (sorti come dipendenti del comitato, poi assunti dalla Provincia, poi di nuovo di competenza del Comitato, poi un po' del Comitato un po' della Provincia, poi di nuovo solo della Provincia, e con essi la loro gestione economica, il loro inquadramento e trattamento giuridico) e del personale in genere (sempre troppo scarso rispetto alle esigenze) e in molti altri interrogativi che nel tempo sono sorti e sono stati dipanati, non senza difficoltà.
A scapito di pochi dubbi, molte furono invece le certezze che condussero alla creazione di quelle che divennero caratteristiche peculiari del C.P.C. di Brescia: si enumerano a titolo di esempio la nascita della rivista Caccia Bresciana nel 1969 che evidenzia il dinamismo creativo dei suoi membri oltre che la costante volontà di edurre il popolo degli appassionati di caccia e non solo: "[...]al di là del costo della pubblicazione periodica - si legge in una delibera del 10 aprile di quell'anno, nella quale viene approvata la stampa del periodico - giova sia sul piano tecnico, che organizzativo e morale, stabilire un rapporto tra il Comitato e i cacciatori" (2); l'edizione del volume Analisi ecologica e faunistico-venatoria del provincia di Brescia: lineamenti per una pianificazione, del 1975 in collaborazione con il Laboratorio di Zoologia applicata alla caccia, nel quale si evince lo studio attento e la passione degli ideatori e dei compositori nei confronti della materia e del diversificato territorio faunistico della provincia; per non parlare infine dell'istituzione nel 1972 di un ufficio stampa preposto ai servizi di pubblicazione degli innumerevoli comunicati, resoconti e relazioni del Comitato.
Come già precedentemente detto il C.P.C. di Brescia venne a conoscenza del termine del suo mandato con la Legge Regionale del 21 giugno 1977, n. 28. Nella riunione del Comitato del 19 dicembre dello stesso anno tra gli ordini del giorno si legge: "Legge Regionale 21 giugno 1977, n. 28: soppressione del Comitato provinciale della caccia e conseguenti determinazioni" (3), nella quale il Comitato prese effettivamente atto dell'imminente cessazione dei suoi compiti conferendo al proprio Presidente l'assolvimento delle ultime incombenze prima di consegnare tutte le proprie mansioni alla Provincia, che divenne da quel momento garante principale del buon funzionamento di una disciplina così articolata e pulsante nel territorio di sua competenza, nel quale ogni anno migliaia di cultori, da sempre, attendono impazienti il via della loro stagione preferita, quella venatoria.

Note
1 Archivio Comitato Provinciale della Caccia di Brescia, titoli 1972-1977, busta 41, fasc. 1.
2 Archivio Comitato Provinciale della Caccia di Brescia, serie particolari, Verbali di deliberazione, busta 2, fasc. 1
3 Archivio Comitato Provinciale della Caccia di Brescia, serie registri, Verbali di deliberazione, Registro 12.

Compilatori
Italiano Francesca, Archivista
Alberti Patrizia, Archivista
Ghizzardi Roberto, Archivista
Signori Lucia, Archivista
Sotgiu Patrizia, Archivista