Acciaieria e Ferriera di Crema P. Stramezzi e C. [numero REA: v. Note] (1913 - 1955)

Sede: Crema

Tipologia ente: ente economico/impresa

Progetto: Centro per la cultura d'impresa: censimento descrittivo degli archivi d'impresa della Lombardia

Numero REA: v. Note

Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività iniziali:
Ferriera di Crema Stramezzi P. e C. - società in accomandita semplice - L. 120.000 - laminazione, lavorazione in genere e commercio di ferro

Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività finali:
Acciaieria e Ferriera di Crema P. Stramezzi e C. - società in accomandita semplice - L. 8.000.000 - laminazione, lavorazione in genere e commercio di ferro.

Profilo storico
La Ferriera di Crema Stramezzi P. e C. nasce nel luglio 1913 per iniziativa di Paolo Stramezzi e dei fratelli Fortunato e Gerolamo Marazzi, esponenti di un'importante famiglia dell'aristocrazia terriera cremasca, i quali costituiscono una società in accomandita semplice dotata di un capitale iniziale di L. 120.000 (Cciaa n. 12579 ' registro 1910, poi n. 977 - registro 1925).Gli impianti della società, già appartenuti alla ditta di Luciano Grioni per la fabbricazione di chiodi e ferri da cavallo, occupano inizialmente un'area di circa 2.500 mq in località Gaeta, sul lato sinistro della provinciale bergamasca, a nord della linea ferroviaria Cremona-Treviglio. L'officina, fondata nel 1893 da Ferdinando Borella, si era gradualmente sviluppata e ampliata ad opera di Grioni ed era stata ceduta nel 1910 ad un proprietario terriero della zona, il nobile Giuseppe Vailati, il quale, non accontentandosi della sola produzione di articoli di mascalcia, aveva incaricato il cognato Paolo Stramezzi di studiare le possibilità di sviluppo dell'azienda. Ad affrontare gli aspetti tecnici dell'operazione era stato chiamato l'ingegner Mario Marazzi, figlio del conte Fortunato e reduce da un particolare percorso formativo presso aziende siderurgiche inglesi e nazionali; egli, nel giro di un anno, avviava una radicale trasformazione, consentendo così all'azienda di cominciare a prosperare.Rilevata l'impresa nel 1913, Paolo Stramezzi ne assume la gerenza in veste di socio accomandatario, mentre Mario Marazzi continua ad occuparsi dell'ampliamento degli impianti, dotando la fabbrica di un forno per il rimpasto del rottame e di un treno per la laminazione di piccoli profilati e del tondino. Alle soglie del primo conflitto mondiale, la Ferriera raggiunge una produzione giornaliera di laminati di oltre 100 quintali con una maestranza di circa 60 unità.Lo scoppio della guerra permette all'impresa di conoscere un momento di grande espansione grazie alle commesse militari, inducendo la direzione ad aumentare gli organici e ad ampliare maggiormente gli impianti, che raggiungono una produzione di 300 quintali giornalieri.Nel corso del primo dopoguerra, l'azienda approfitta della favorevole congiuntura e, pur essendo nata come piccola impresa strettamente legata all'agricoltura, va assumendo un ruolo di supporto ad altre attività manifatturiere, dall'edilizia alla meccanica, tant'è che agli inizi degli anni Venti la sua peculiarità produttiva consiste soprattutto nei piccoli profili impiegati nella fabbricazione di serramenti, lucernai e automobili. Divenuta fornitrice di semilavorati per attività manifatturiere allora in espansione come l'edilizia e l'industria meccanica vera e propria, la Ferriera riesce ad allargare il proprio mercato oltre i confini provinciali e regionali e, tra il 1924 e il `28 è avviata la costruzione della sezione di bulloneria e di due grandi laminatoi.La crisi del 1929 interrompe questo processo espansivo e, tuttavia, il saldo ancoraggio dell'azienda al mercato interno la salva dal tracollo economico. Intanto, la politica di sostegno salariale e di assistenza sociale nei confronti delle maestranze, già avviata negli anni della Grande Guerra con la Società di mutuo soccorso, si allarga ad operazioni di assistenza sviluppate su diversi livelli, quali la fondazione della Scuola di avviamento industriale «Gen. Fortunato Marazzi».La concorrenza delle grandi industrie del settore porta i dirigenti alla decisione di costruire i reparti di acciaieria, che entrano in funzione nel 1938, portando quattro anni dopo alla modifica della ragione sociale in «Acciaieria e Ferriera di Crema P. Stramezzi e C.».Nel 1939, proibita la produzione del ferro col sistema del pacchetto, la fabbrica viene coinvolta in una produzione squisitamente autarchica, quella del ferrital, grazie al quale lo stabilimento si rafforza ulteriormente durante il secondo conflitto mondiale nella sua posizione di 'ausiliario'.

Lo stato di guerra e la rarefazione dei prodotti di ferramenta più elementari come chiodi per i lavori di falegnameria portano, frattanto, a recuperare macchine ormai accantonate, fino a quando il bombardamento aereo del dicembre 1944 colpisce gravemente il complesso industriale.A guerra ultimata, scomparso Mario Marazzi e succedutigli i figli Ferdinando e Ottaviano, si assiste ad un primo tentativo di riorganizzare la produzione, riprendendo la lavorazione con gli impianti sopravvissuti, mentre l'esigenza di dar lavoro ai reduci e agli operai che si erano allontanati nel periodo cruciale della guerra determina un consistente aumento di manodopera. La ripresa, sia pur lenta, è favorita, da un lato, dall'energia a basso costo

fornita dall'Agip e, dall'altro, dai finanziamenti americani per l'acquisto di macchinari provenienti dagli stessi Stati Uniti, ma, a partire dai primi anni Cinquanta, la serrata concorrenza delle aziende siderurgiche bresciane costringe la direzione ad abbandonare il redditizio mercato dei prodotti per l'edilizia e ad avviare la sostituzione degli impianti, mantenendo, comunque, in esercizio i precedenti per non perdere il contatto con la clientela.Nel dicembre 1955 l'impresa è incorporata nella «Fiamma compagnia spa», società con sede a Milano costituita quattro anni prima dalle stesse famiglie Stramezzi e Marazzi, che con deliberazione del 30 giugno 1955 aveva, nel frattempo, mutato ragione sociale in «Acciaieria e Ferriera di Crema P. Stramezzi e C. spa» (numero Rea 60388 Cr).È la bulloneria a rappresentare nel secondo dopoguerra uno dei pilastri dell'attività della Ferriera, le cui innovazioni tecnologiche sono dovute in particolare all'ingegner Ottaviano Marazzi. Tuttavia, una crisi irreversibile anche in questo settore, causata dall'enorme offerta di manufatti e di macchine specifiche agevolmente prodotte in Estremo Oriente, determina alla fine degli anni Settanta la chiusura di questo reparto. Da allora la storia della Ferriera è sempre più intrecciata con le fortune nazionali ed internazionali del settore siderurgico, cui si aggiunge la crisi radicale attraversata dal gruppo proprietario, che rischia di comprometterne non solo la solidità finanziaria, ma anche l'immagine e la credibilità pubblica.Di fronte a tale rovinosa eventualità, la Camera del lavoro e la Federazione lavoratori metalmeccanici di Crema intervengono attivamente per scongiurare il pericolo, favorendo nel 1986 le proposte di acquisto di un gruppo di industriali bresciani capeggiati da Mario Bologna.Dopo pochissimi anni, il 12 dicembre 1994 l'impresa è, tuttavia, posta in liquidazione e dal 24 gennaio 1995 è in concordato preventivo.

Bibliografia: Tommaso Del Bello, Storia dell'Acciaieria e Ferriera di Crema, in «Ripresa nazionale», febbraio 1949, p. 48; Acciaieria e Ferriera di Crema P. Stramezzi e C., 13 luglio 1913 ' 13 luglio 1953, Milano, Pubblistudio Mingotti, s.d. [1953]; La Ferriera di Crema. Dai ferri di cavallo agli acciai di qualità, a cura di Giorgio Pedrocco, Brescia, Grafo, 1993. Un breve accenno, limitato ai primi anni di attività, è, inoltre, pubblicato in Camera di commercio e industria di Cremona, Le industrie della provincia di Cremona, Cremona, Bergonzi, 1923.

Data aggiornamento: 14/04/2003
Autore della scheda: Matteo Morandi