Raimondi-Mantica, famiglia (sec. XV - 1898)

Progetto: Archivio Raimondi-Mantica Odescalchi

Il capostipite del ramo della famiglia Raimondi da cui discese il marchese Giorgio (1801 - 1882) è individuato in Antoniolo, padre di Giacomo, Lodovico e Giovanni. Ai primi due e al figlio del terzo, anch'egli Giovanni, venne concessa la cittadinanza milanese nel 1405, poi confermata nel 1424 (1).

Da Lodovico discese Antonio, padre di Luigi, da cui nacquero Marco Donato, Antonio e Giovanni, che fu decurione nel 1492 (2). Pietro Paolo, figlio di quest'ultimo, fu a sua volta decurione nel 1530. Dal suo matrimonio con Susanna Raimondi nacquero Francesco, Giovanni Battista, Pietro Martire, Pietro Antonio, Giuseppe, Alessandro, Luigi, Bernardo e Anna (3).

Di particolare rilievo la figura di Giovanni Battista (+ 1574), giureconsulto, che fu senatore e dal 1534 al 1535 podestà di Lodi (4). Il fratello Pietro Martire sposò Isabella Albricci, che portò in dote i beni di Minoprio (5). Dalla loro unione nacquero Raimondo, Scipione e Pirro, che fu decurione della città. Dal matrimonio di quest'ultimo con Costanza Volpi di Defendente (6) discese Pietro Paolo, che dal padre ereditò i beni di Como, compreso il palazzo avito in parrocchia di S. Donnino, insieme a quelli di Minoprio, Lucino, Camnago e alla fornace di Parè (7).

Pietro Paolo (+ 1647), fu decurione nel 1630 e, nel 1642 venne nominato giudice delle strade (8). Sposò Marta Odescalchi di Quintilio, che portò "grossissima dotte" (9), e dalla quale nacquero: Pirro, che fu seminarista a Roma, canonico nella Cattedrale di Como e vicario vescovile di Novara (10); Raffaele (+ 1650), gesuita; Paola Veronica, monaca; Gerolama Costanza, monaca nel monastero di S. Colombano a Como; Raimondo (+ 1674), canonico nella Cattedrale di Como, che istituì un vincolo fide-commissario sui beni di Minoprio (11), e Quintilio (1620 - 1699), che risulta decurione nel 1690.

Nel 1665 i fratelli Quintilio e Raimondo, si divisero il patrimonio familiare, costituito da proprietà rurali in Camnago, Civiglio, Lemna, Minoprio, Olgiate, Trevano, Urago, Vergosa, stabili e proventi sui dazi delle vettovaglie a Como, oltre a rendite sui dazi in Olgiate, Drezzo, Lucino (12).

La divisione ebbe tuttavia breve durata poiché i beni di Raimondo, per sua volontà testamentaria, andarono a Quintilio (13).

Quintilio sposò Aurelia Della Porta (1625 - 1695) (14), da cui ebbe numerosa prole, di cui ricordiamo Pietro Martire (1643 - 1693), che subentrò allo zio nel canonicato presso la Cattedrale di Como (15), il domenicano Raimondo (+ 1708) e il giureconsulto Pietro Paolo (1664 - 1711), decurione ed oratore della città di Como (16), che fu l'unico ad avere una discendenza in linea maschile (17).

Il 16 febbraio 1697, Pietro Paolo prese in moglie Paola Odescalchi (18) di Giovanni Battista, la quale gli diede: Anselmo, Pietro Martire (1698 - 1743), Raffaele (+ 1736), Celidonia (+ 1711), Aurelia, monaca in S. Colombano di Como (+ 1752), e Giovanni Battista (1707 - 1787).

Nel 1722 Aurelia, Giovanni Battista, Pietro Martire e Raffaele addivennero alla divisione della sostanza paterna, cercando tuttavia di preservare l'integrità dei singoli possedimenti (19): Giovanni Battista ottenne i beni di Camnago, Pietro Martire quelli di Urago, Raffaele, quelli di Minoprio; ad Aurelia furono riservate alcune case in Como, alle quali però rinunciò in favore dei fratelli (20).

Alla morte di Raffaele (1736), che ancora in vita aveva donato tutti i suoi averi al fratello Giovanni Battista (21), Pietro Martire rivendicò la metà dei beni di Minoprio vincolati al fedecommesso. Ne nacque un'annosa controversia, per la quale si rese necessario anche il ricorso al Senato di Milano (22). La vicenda ebbe uno strascico dopo la morte di Pietro Martire (+ 1743), che aveva voluto destinare il suo patrimonio alla Congregazione di S. Filippo Neri. La questione fu definitivamente risolta con una transazione mediante la quale Giovanni Battista ottenne la rinuncia all'eredità da parte della Congregazione (23). I beni Raimondi si riunivano così nelle mani di Giovanni Battista.

Giovanni Battista si distinse nell'ambito della vita pubblica, ricoprendo numerose e importanti cariche nell'ambito dell'amministrazione cittadina e statale: nel 1732 entrò a far parte del Consiglio generale della città, conservando tale ruolo per 56 anni; fu inoltre Giudice delle strade (1746 - 1749 e 1764 - 1765), Giudice della pescagione, Conservatore di sanità della città di Como e del contado (1759), Protettore delle carceri, Priore del Collegio dei giureconsulti, Vicario generale dello Stato di Milano (1758) e Pro podestà di Varese (24).

Nel frattempo, con diploma 31 luglio 1745 di Maria Teresa d'Austria, egli fu insignito del titolo di marchese, trasmissibile ai maschi primogeniti, con la facoltà di appoggiarlo al cognome fino all'acquisizione di un feudo (25). Il Tribunale Araldico Lombardo, con decreto 28 agosto 1770, stabilì l'iscrizione di Giovanni Battista nell'elenco dei "titolati" e l'inserimento del suo stemma nel Codice araldico (26).

Giovanni Battista si sposò in prime nozze con Clara Mugiasca (+ 1733) (27) e in seguito con Marianna Terzaghi (1721 - 1778) di Gerolamo e Giovanna Porro di Lentate, che gli diede cinque figli: Giuseppe Paolo (1733 - 1735), Alessandro Anselmo (n. 1746), Filippo Gerolamo (1747 - 1749), Pietro Paolo (1742 - 1807) e Raffaele (1745 - 1804).

Alla morte di Giovanni Battista (1787) il suo patrimonio comprendeva beni in Camnago, Carimate, Minoprio, Urago. Montorfano, Tavernerio, Olgiate, Cermenate, Drezzo, Rovellasca, Vertemate e Como. Le proprietà furono spartite fra i due figli superstiti (28), riservando però al maggiore, Pietro Paolo, la parte più cospicua: l'appartamento principale della casa di Como, i beni di Minoprio e Urago, fondi a Cermenate e Vertemate e un possedimento soggetto a vincolo di primogenitura in Carimate.

Pietro Paolo (1742 - 1807) (29), che fu decurione nel 1787, si sposò con Giuseppa Giovio ed ebbe due figlie femmine: Maria Teresa (1794 - 1795) e Marianna Aloisia (1793 - 1859), erede dei beni paterni, che nel 1812 andò in sposa a Giovanni Battista Monticelli Strada (30).

Il figlio cadetto di Giovanni Battista, Raffaele (1745 - 1804), si sposò con Giuseppa Porro (+ 1833), da cui ebbe Giorgio (1801 - 1882). Questi ereditò dallo zio Pietro Paolo il titolo marchionale, trasmissibile nella sola linea maschile, che gli fu confermato con Sovrana Risoluzione del 21 novembre 1816, e dalla cugina Marianna, morta senza figli il 20 agosto 1859, il di lei patrimonio, di cui le possessioni di Minoprio e Urago costituivano le parti più rilevanti (31). Nel 1824 Giorgio Raimondi aveva ereditato anche il patrimonio dello zio Innocenzo Odescalchi (32). Si trovò così a concentrare nelle sue mani una ingente fortuna da lui stesso incrementata che comprendeva svariate proprietà terriere e alcune prestigiose residenze nobiliari, tra le quali il palazzo Raimondi in contrada Nova e la villa dell'Olmo a Como, il palazzo nella contrada dei Tre monasteri a Milano e le dimore suburbane di Beregazzo, Birago, Fino, Gironico, Minoprio, Mosino, Urago e in Canton Ticino. Tra le proprietà fondiarie, quella "sopra la Costa di S. Fermo" a Vergosa, attesta il legame dei Raimondi con la famiglia Mantica. Tali fondi costituivano infatti la dotazione del beneficio laicale istituito nel 1657 da Benedetto Mantica, figlio di Giulia Raimondi e di Giacomo Mantica, il cui diritto di patronato giunse per via ereditaria a Giorgio Raimondi (33).

Fervente patriota, Giorgio finanziò il movimento mazziniano fin dal 1833, fu in rapporti epistolari con Carlo Cattaneo, aderì ai moti insurrezionali del 1848 e nel 1849, alla ripresa della guerra contro gli austriaci, fece parte del Comitato provvisorio di difesa della città di Como, sciolto dopo la sconfitta di Novara (34).

Sospetto alla polizia fin dagli inizi degli anni Quaranta, il marchese era riparato in Canton Ticino come esule già nel 1848, stabilendosi nella Villa Cristina di Mezzana (Balerna), mentre la villa dell'Olmo veniva occupata e devastata da contingenti militari asburgici.

Con decreto 8 marzo 1849 il suo patrimonio fu sottoposto a sequestro e gravato dell'imposizione straordinaria di guerra (35). Un nuovo provvedimento a suo carico venne disposto dopo il fallito tentativo insurrezionale mazziniano organizzato a Milano il 6 febbraio 1853, a seguito del quale il governo austriaco stabilì la confisca dei beni dei patrioti del Lombardo - Veneto in esilio (36). Poté rientrare in Lombardia solo grazie all'amnistia del 1856.

Il 27 maggio 1859 Giuseppe Garibaldi liberò Como e fu ospite per qualche tempo del marchese Raimondi. Durante il soggiorno comasco il generale intrecciò con la maggiore delle figlie del marchese, Giuseppina, una relazione che sfociò nel matrimonio celebrato nell'oratorio della villa di Fino il 24 gennaio 1860 e bruscamente interrotto al termine della cerimonia (37).

Dal matrimonio di Giorgio con Livia Giannoni, oltre a Giuseppina (1841 - 1918), che dopo l'annullamento del matrimonio con Garibaldi (1880) sposò Lodovico Mancini, nacquero Giulia (1842 - 1911), che sposò Giulio Monti; Carolina (1843 - 1922), moglie di Angelo Cattaneo, da cui ebbe Femy (+ 1952); Anna (1850 - 1916), unitasi ad Antonio Mancini, che ebbe Lucrezia; Giorgio Raffaele (1846 - 1900), che sposò Santa Arrighi (1849 - 1885) e Maria Innocenta Rosnati, alla quale si unì nel 1892 (38). Giorgio Raffaele ebbe un unico figlio, Giorgio Carlo (1874 - 1898), ultimo discendente a portare il cognome della famiglia, premorto al padre.

Note

1. Cfr. BCCo, ARMO, b. 365, fasc. 1 e b. 375, fasc, 2.

2. Da questa epoca, esponenti della famiglia Raimondi furono sempre presenti nel Consiglio decurionale della città, cfr. M.C. Cantone, Una famiglia patrizia in età moderna: i Raimondi di Como (sec. XVII - XVIII), Università degli studi di Milano, aa. 1984 - 1985, p. 14.

3. Anna, con testamento 15 gennaio 1557 nominò eredi i figli di suo fratello Pietro Martire, Pirro, Raimondo e Scipione; cfr. BCCo AMRO, b. 285, fasc. 20.

4. Per la nomina a pretore di Lodi (3 giugno 1534) cfr. BCCo, ARMO, b. 363, fasc. 1; si veda inoltre Carriere magistrature e stato. Le ricerche di Francesco Arese Lucini per l'"Archivio Storico Lombardo" (1950 - 1981), a cura di Cinzia Cremonini, Milano 2008, pp. 220 e 231.

5. M. Leoni, La villa, in A. Bonavita, M. Galli, M. Leoni, Vertemate con Minoprio. L'abbazia, il castello, la villa, Como 2009, pp. 98 - 99.

6. Cfr. i patti nuziali stipulati nel 1578 in BCCo ARMO, b. 311, fasc. 1.

7. Cfr. BCCo, ARMO, b. 271, 1 e Leoni 2009, p. 102.

8. Cfr. la nomina in BCCo ARMO, b. 363, fasc. 2.

9. Genealogia della casa Odescalca per la linea di Marco Plinio Odescalco, in BCCo, ARMO, b. 361, fasc. 1.

10. Cfr. La corrispondenza con il padre Pietro Paolo, con il cardinale Benedetto Odescalchi e le note sulla carriera ecclesiastica dello stesso Pirro, rispettivamente in BCCo ARMO, b. 80, fasc. 10; b. 81, fasc. 1 e b. 313, fasc. 1.

11. Cfr. Leoni 2009, p. 102.

12. A Quintilio furono assegnate le case, il torchio e due mulini siti in Camnago, 24 pertiche di prato e arativo in Olgiate, la proprietà di Trevano, che comprendeva case da massaro con torchio, la proprietà di Vergosa, 3/5 delle proprietà di Urago, la metà dei beni siti in Minoprio, esclusa la casa padronale, assegnata al fratello, i beni di Lemna e Civiglio, due case in Como, la metà della casa in S. Donnino, la metà di quote su censi, capitali e dazi. A Raimondo spettarono le altre quote , la casa padronale di Minoprio, cfr. Atto di divisione (27 marzo 1665), in BCCo, ARMO, b. 265, fasc. 1 e Cantone 1984 - 1985, pp. 122 - 123.

13. Testamento 20 agosto 1674, in BCCo, ARMO, b. 267, fasc. 1.

14. Cfr. i patti nuziali del 1642 in BCCo ARMO, b. 311, fasc. 4.

15. Cfr. BCCo, ARMO, b. 298, fasc. 2.

16. Cfr. Diploma di laurea dell'Università di Pavia (31 gennaio 1686), la nomina a oratore (17 giugno 1695) e la cooptazione nel Collegio dei giurisperiti in BCCo, ARMO, b. 374, fasc. 3; b. 363, fasc. 6 e b. 363, fasc. 7. Pietro Paolo fu oratore della città dal 1695 al 1700, quando presentò le dimissioni dalla carica per assumere la gestione del patrimonio di famiglia dopo la morte del padre avvenuta l'anno precedente. In sua vece fu nominato un sostituto nella persona di Antonio Lucini, tuttavia risulta che Pietro Paolo continuasse a percepire il relativo stipendio fino al 1709, quando fu definitivamente sostituito da Amanzio della Porta, cfr. Cantone 1984 - 1985, pp. 85 - 90.

17. Leoni 2009, p. 102.

18. Rimasta vedova nel 1711, Paola Odescalchi assunse la tutela dei figli, mantenendola fino a quando si unì in matrimonio ad Attilio Lampugnani Visconti (+ 2 aprile 1757), decurione e giudice delle strade a Milano e benefattore dell'Ospedale Maggiore della città ambrosiana. A seguito di questo matrimonio nacque una lunga vertenza con i fratelli Raimondi e la madre per la restituzione della dote, BCCo, ARMO, b. 391, fasc. 5; Cantone 1984 - 1985, p. 133; cfr. P. Canetta, L'Ospedale Maggiore di Milano e i suoi benefattori, Milano 1880, pp. 61 - 62; Leoni 2009, p. 102.

19. Cfr. BCCo ARMO, b. 266, fasc. 1.

20. Cfr. BCCo ARMO, b. 266, fasc. 1.

21. Istromento di donazione 23 aprile 1732, in BCCo ARMO, b. 267, fasc. 1.

22. Cfr. Cantone 1984 - 1985, p. 128.

23. Istromento 10 ottobre 1743, notaio Evangelista Molinari, in ASCo, Raimondi, 54B.

24. Cfr. Cantone 1984 - 1985, pp. 48 - 49.

25. Il diploma venne confermato dal Senato di Milano in data 6 settembre 1745, cfr. V. Spreti, Enciclopedia storico nobiliare italiana, Milano 1928 - 1935.

26. Ibidem.

27. Cfr. BCCo ARMO, b. 318, fasc. 2.

28. Testamento di Giovanni Battista Raimondi (27 maggio 1784, notaio Gerolamo Clerici) e successivi codicilli, in BCCo ARMO, b. 286, fasc. 11.

29. Su Pietro Paolo cfr. A. Scarazzato, Mercato librario e interessi culturali di un nobile comasco: Pietro Paolo Raimondi, in "Periodico della Società Storica Comense", 1996, n. LVIII, pp. 125 - 140.

30. Leoni 2009, p. 105.

31. Cfr. BCCo ARMO, b. 531, fascc. 1 - 2.

32. Cfr. Scheda famiglia Odescalchi.

33. Cfr. BCCo ARMO, b. 291, fasc. 3 e b. 293, fasc. 1.

34. Carteggi di Carlo Cattaneo, serie I Lettere di Cattaneo, vol. II 16 marzo 1848 - 1851, a cura di M. Cancarini Petroboni e M. Fugazza, Firenze 2005, pp. 510 - 511.

35. Cfr. BCCo ARMO, b. 516, fasc. 1.

36. Cfr. BCCo ARMO, b. 520, fasc. 1.

37. Sulla figura di Giuseppina Raimondi, cfr. Dizionario biografico delle donne lombarde, Milano e C. Milanesi, Donne famose in terra lariana, Como, pp. 62 - 68.

38. Cfr. Patti nuziali tra Giorgio e Maria Innocenta de Rosnati, cfr. ASCo, Fondo Rosnati, b. 31.

Bibliografia
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- Scarazzato 1996 = Alessandra Scarazzato, Mercato librario e interessi culturali di un nobile comasco: Pietro Paolo Raimondi, in "Periodico della Società Storica Comense", 1996, n. LVIII, Como

Compilatori
Sassi Giorgio, Archivista
Brunati Cristina Maria, Archivista
Bascapè Marco, Archivista