Treves Emilio (Trieste 1834 dicembre 31 - Milano 1916 gennaio 30)

Progetto: Comune di Milano. Biblioteca d'arte - Biblioteca archeologica - Centro di alti studi sulle arti visive - CASVA: carteggio Emilio Treves

Professione: editore

Figlio di Sabato Graziadio Treves, rabbino maggiore della comunità israelitica di Trieste, e di Lia Montalcini, Emilio Salomone Treves nacque a Trieste il 31 dicembre 1834, epoca in cui quella parte dell'Italia settentrionale era ancora sotto l'impero austro-ungarico.
Frequentò le scuole elementari israelitiche e il ginnasio del Regio Impero nella stessa città, ma non risulta da alcun documento che procedesse a regolari studi universitari: solo raramente infatti in seguito comparirà la dicitura "dottor" E. Treves.
Esordì giovanissimo nelle lettere con la produzione di un dramma dal titolo "Ricchezza e miseria", composto nel 1848 o forse nel 1851 (1); nel 1853 diede invece alle stampe la sua seconda prova letteraria, il dramma storico in cinque atti "Il duca di Enghien". La scelta del tema non era senza significato: il rivendicatore dei diritti borbonici poteva essere letto in filigrana come uno dei tanti patrioti attivi per la restaurazione dell'italianità triestina. A Trieste ne fu proibita la rappresentazione dalla censura austriaca ma non la stampa.
Nel corso dello stesso anno la famiglia Treves fu implicata in uno scandalo: il fratellastro di Emilio fu condannato per detenzione di materiali informativi sovversivi contro il governo austriaco. Erano quelli gli anni di un notevole giornalismo patriottico, che a Trieste prendeva le vie della clandestinità; indirettamente fu coinvolto anche Emilio, il quale non ricevette però alcuna condanna pubblica. Il suo modo di scrivere, tuttavia, dovette essere considerato un po' ribelle e pertanto la polizia si persuase che non era più propizia per lui l'aria di Trieste (2), anche perché in quel periodo aveva partecipato attivamente ai fermenti triestini anti-asburgici. Nella primavera del 1854 si allontanò quindi dalla città natale per raggiungere Parigi, dove soggiornò per due anni consecutivi: per potersi mantenere impartiva lezioni private di italiano e collaborava alla stesura di dizionari italo-francesi.
Parigi appariva a Treves una vera e propria fucina di iniziative letterarie e artistiche ed era particolarmente congeniale alla sua indole: amava frequentare salotti, teatri, caffè letterari, redazioni e tipografie, era desideroso di conoscere le dinamiche della politica e della vita intellettuale e mondana e di imparare l'arte del giornalismo e il mestiere del tipografo-editore. La capitale francese si rivelò fondamentale per la sua futura professione di editore: lo dimostra il fatto che prese ispirazione dalla rivista "Musée de Famille" per quello che in seguito divenne il suo primo periodico di editore a Milano.
Nel giugno del 1856 morì il padre e nell'autunno dello stesso anno Emilio si ricongiunse alla famiglia a Trieste. Qui si cimentò brevemente nel giornalismo attivo, fondando insieme a Giuseppe Corradi un trisettimanale intitolato "L'anello". Non si trattava di una rivista a carattere marcatamente letterario, bensì si presentava come una miscellanea che trattava anche argomenti di attualità e di cronaca. Nel numero d'avvio, datato 17 novembre 1856, Emilio stampò un lungo articolo riguardo un problema che lo avrebbe poi accompagnato tutta la vita: istruire il popolo.
Forse fu questo impegno democratico che dispiacque alla polizia, visto che il primo e il secondo numero de "L'anello" vennero sequestrati; con l'uscita del quindicesimo numero, del 29 dicembre, Emilio cessò di essere socio e collaboratore del giornale, anche se non è chiaro se questo atto fu dovuto alla sua volontà o a pressioni esterne.
Nei primi mesi del 1857 scrisse a Carlo Tenca, direttore del "Crepuscolo" milanese, offrendosi come corrispondente da Parigi, probabilmente perché la polizia austriaca continuava a guardarlo con sospetto. In realtà la seconda permanenza di Emilio a Parigi si ridusse a poche settimane, poiché dovette rispondere all'obbligo di leva.
Seguì un periodo di peregrinazioni: prima a Trieste, poi a Fiume, dove iniziò a gustare il sapore dell'inchiostro da stampa nell'azienda editoriale del dottor Giovanni Spagnolo, infine a Udine come precettore. Fu solo verso la fine di quell'anno, o forse già nel 1858 (3), che Treves approdò a Milano, con l'intenzione però di non soggiornarvi a lungo, in quanto animato dal progetto di tornare a Parigi e di riprendere la rubrica di corrispondenze sul "Crepuscolo". In realtà questo terzo viaggio non ebbe luogo ed Emilio si fermò definitivamente nella capitale del lombardo-veneto, svolgendo inizialmente l'attività di precettore in casa dell'avvocato Marpurgo, assessore del Comune e collaboratore della "Gazzetta Ufficiale". A Milano il ventiquattrenne Emilio Treves cominciò quella che sarebbe diventata la sua ascesa nel mondo del giornalismo e dell'editoria italiana.
Nel 1857-58 iniziò a lavorare accanto a Giuseppe Rovani nella "Gazzetta Ufficiale di Milano", dove, scelto inizialmente come provetto e rapido traduttore, arrivò a scrivere di critica letteraria e artistica e di politica europea, tanto che in breve divenne uno dei giornalisti più vivaci e noti nei cenacoli milanesi del tempo.
La sua fervente operosità lo portò a lasciare la collaborazione con la "Gazzetta di Milano" per riprendere le redini dell' "Uomo di pietra" e dargli nuova vita. Si trattava di un giornale fondato nel 1856, a carattere letterario e umoristico-critico, cui Treves cominciò a collaborare col soprannome di "Piovano". Accettò infine di fare il redattore politico della "Gazzetta d'Italia", soppressa però prima che se ne cominciasse la pubblicazione, dopo che giunse a Vienna un numero di saggio contenente nell'articolo di fondo il programma firmato "Emilio Treves".
Sull'onda di tali eventi e affascinato dalla figura di Garibaldi, Treves si arruolò volontariamente nel 1859 nei Cacciatori delle Alpi, raggiungendo il grado di sergente. Al seguito di Garibaldi partecipò a numerose operazioni militari contro gli austriaci.
Tra il 1861 e il 1864, rientrato a Milano, si dedicò finalmente all'avvio dell'attività di editore: il suo primo piccolo studio editoriale era situato in via Durini 29 e l'azienda assunse il nome di "Editori della Biblioteca Utile".
Fu qui che creò la sua prima rivista, il settimanale "Museo di Famiglia", (sull'esempio di quanto visto a Parigi durante il primo soggiorno e crisalide di altre sue pubblicazioni periodiche illustrate), e l' "Annuario Scientifico", stampati esternamente dal tipografo Agnelli. In seguito, allargandosi la produzione editoriale, Emilio decise di essere anche stampatore, oltre che editore, e colse al volo l'occasione che gli si presentò: il tipografo profugo ungherese Helphy intendeva rientrare in patria e Treves poté rilevare a buone condizioni la non grande, ma sufficiente, tipografia di via Solferino 11, nel maggio del 1868.
In questa sede furono subito ideati importanti riviste e periodici: la "Biblioteca Amena", l' "Universo Illustrato" (più completo e vario del "Museo di Famiglia"), il "Romanziere Illustrato", il "Giornale dei Viaggi". Nel 1869 in particolare vide la luce il quotidiano "Corriere di Milano", che durò fino al 1874 e nella cui redazione si formò al giornalismo quotidiano l'allora capo-redattore Eugenio Torelli Viollier, che da questo "Corriere" trasse l'idea del "Corriere della Sera", da lui diretto e fondato nel 1876.
Come socio effettivo (collaborava già dal 1869) e organizzatore finanziario, nel 1872 si era messo al fianco di Emilio Treves il fratello minore Giuseppe (detto Pepi), esperto uomo d'affari. In gioventù aveva viaggiato per ragioni di commercio in Germania e in America. Da quel momento la casa editrice prese il nome di "Fratelli Treves". Nell'impresa Giuseppe aveva investito i suoi risparmi e la dote della moglie Virginia Dolci Tedeschi, nota come scrittrice con lo pseudonimo di "Cordelia".
Contestualmente Emilio pensò di dare avvio ad una nuova e difficile fatica editoriale, con cui si erano già cimentati, senza risultati soddisfacenti, importanti editori: creare un giornale illustrato settimanale di grande formato, che fosse degno dell'Italia unificata e che potesse emulare i grandi corrispettivi di Londra, Parigi e Madrid. Nacque così la "Nuova Illustrazione Universale" - la prima l'aveva tentata Sonzogno dal 1864 al 1867 - che vide la luce il 16 dicembre 1873, diventando dal primo gennaio 1876 l' "Illustrazione Italiana". Fra le prime riviste in Italia ad avvalersi di fotografie, fu in vita fino agli anni '60 del Novecento: proponeva scritti e personaggi contemporanei, la storia del giorno, la vita pubblica e sociale, le scienze, le belle arti, la geografia e i viaggi, i teatri, la musica, le mode. Treves era solito dire che, essendo un settimanale, aveva più di ogni altro giornale il dovere di essere privo di qualsiasi di quei tanti errori che ingombravano le pagine degli affrettati giornali quotidiani.
Attorno all' "Illustrazione" Emilio fece prosperare il sempre più vasto lavoro editoriale, tanto che fu necessario trasferire la sede, nel settembre del 1881, dal vecchio stabilimento già Helphy di via Solferino a quello nuovo, in via Palermo 12.
Il 1881 fu importante per Milano poiché fu l'anno dell'Esposizione Universale, che Treves andava a visitare regolarmente ogni giorno. Per l'occasione egli incrementò il suo lavoro editoriale, creando un giornale totalmente dedicato all'Esposizione, ("Milano e l'Esposizione"), che seguì l'evento dal giorno di apertura a quello di chiusura.
Nel corso degli anni Treves aveva saputo trasformare l'azienda in un sicuro punto di riferimento per il mondo della cultura, diventando luno degli editori più ricercati d'Italia. Consapevole di non voler restare solo un editore di giornali, aveva infatti iniziato presto una produzione, accuratamente selezionata ma destinata anche a un vasto pubblico, di storia, arte, politica, opere scolastiche, raccolte di teatro, opere illustrate, poesia, narrativa italiana e straniera. Così quando Gabriele D'Annunzio si propose per la prima volta a lui, nel 1885, la casa editrice monopolizzava già da tempo il mercato librario nazionale riunendo intorno a sé i maggiori scrittori del momento.
Nel settembre del 1904 morì Giuseppe Treves, che lasciò dunque solo Emilio nella conduzione dell'azienda; si paventò che, mancato il tenace finanziere, la casa editrice ne avrebbe sicuramente risentito, ma Emilio costituì una Società Anonima e ne fu il direttore generale con grande perizia, senza che l'impresa subisse alcun contraccolpo.
Nel 1905 entrò nella casa editrice, in un primo momento come capo della segreteria e poi come condirettore dell' "Illustrazione Italiana", il nipote Guido, figlio di Enrico Treves. Emilio non volle che l'unico erede maschio della giovane generazione ripartisse per l'Africa, dove era stato nel 1903 per la Società Coloniale Italiana, e così lo trattenne nel vasto impero editoriale. Guido si trovò ben presto a suo agio nel nuovo ambiente e, avendo già avuto esperienze giornalistiche, collaborò attivamente al lavoro editoriale. Alla morte di Emilio le redini della casa editrice passarono a lui, nominato direttore assieme a Giovanni Beltrami (4). Guido fece del suo salotto un ritrovo di letterati e artisti, diventando, in particolare, amico di D'Annunzio, scelto come testimone alle sue nozze con Antonietta Pesenti.
Nel 1926, alla morte di Beltrami, entrarono nella gestione come nuovi soci gli editori Emilio Bestetti e Calogero Tumminelli e nel 1931 fu costituita la società Treves-Treccani-Tumminelli. Morto Guido (1932), la moglie Antonietta, unica erede, ricostituì l'anno dopo la nuova "Casa Editrice Treves" che ebbe vita sino al 1938 quando, a causa delle leggi razziali che impedivano ai cittadini di religione ebraica l'esercizio di attività industriali, dovette cessare l'attività; fu quindi rilevata da Aldo Garzanti, che la trasformò nella propria casa editrice.
Dai ricordi di chi conobbe Emilio Treves emerge l'immagine di un lavoratore instancabile, sempre operativo, che passava le giornate e parte della notte in piena attività (si concedeva solo cinque ore di riposo dalle 22 alle 2 di mattina): leggeva personalmente tutti i manoscritti che gli arrivavano e pubblicava solo dopo avere letto, criticato, discusso con gli autori e consigliato perfezionamenti, sicuro di vincere le riluttanze degli scrittori anche se erano i più apprezzati dal pubblico o i più sicuri e inorgogliti dal successo.
Per la sua franchezza risultava talvolta burbero, spesso sgridava i collaboratori quando commettevano qualche errore, e si era guadagnato il soprannome di "orco" che, come quello delle favole, gli si addiceva anche per il suo aspetto fisico. Era però anche capace di riconciliarsi rapidamente e sapeva essere allegro e ironico.
Il suo fervore instancabile, la sua intelligenza, la sua personalità e la sua curiosità lo portarono a circondarsi dei più importanti scrittori italiani del tempo, che accolse, attrasse a sé, spronò e aiutò. Per 15 anni ricoprì la carica di Presidente dell'Associazione Nazionale Tipografico Libraria, di cui promosse il trasporto della sede da Firenze a Milano, restaurandone l'organizzazione su solide basi. Fu anche operoso vicepresidente della SIAE, tenace a propugnare e volere leggi e norme per il riconoscimento dei diritti immediati e postumi delle opere dell'ingegno e per una maggiore tutela del diritto d'autore in Italia.
I più grandi scrittori della letteratura italiana della seconda metà dell'Ottocento e dell'inizio del Novecento furono editi da Treves: Giovanni Verga, Gabriele d'Annunzio, Edmondo De Amicis - tra i titoli più importanti del catalogo Treves si annovera il libro "Cuore", la cui prima edizione uscì nel 1886 - e Luigi Pirandello sono solo alcuni degli autori italiani che videro pubblicati i loro capolavori dalla casa editrice. Treves associava continuamente alla sua produzione letteraria un'importante attività di traduzione delle migliori opere offerte dalle letterature straniere, in particolare quelle francese e inglese. Nel catalogo dell'editrice comparivano infatti anche scrittori di fama mondiale, quali Lev Nikolaevic Tolstoj e Charles Dickens.
Treves fu anche ideatore di varie collane e di una serie di romanzi a un prezzo accessibile (una lira) che raggiunse ai primi del XIX secolo il migliaio di titoli. Dal 1868 cominciò a pubblicare a dispense "La sacra Bibbia", illustrata con le tavole di Gustav Doré.
Degno di lode rimase in particolare il suo impegno ad istruire la gente comune. Nel corso degli anni incrementò il numero e la tipologia delle riviste e dei periodici rivolti ad un pubblico differenziato. Oltre a quelli già citati si ricordano: l' "Illustrazione popolare", erede del vecchio "Museo di famiglia", che si presentava all'epoca come il settimanale illustrato più a buon mercato d'Europa e il più diffuso in Italia; "La natura", giornale mensile di scienze; "La ricreazione", giornale di racconti e romanzi per la gioventù; la "Margherita", giornale di lusso, mode e letteratura per le signore di un ceto sociale elevato; "L'eleganza", giornale anch'esso di moda, ma più economico; il "Giornale di fanciulli", settimanale illustrato a colori a cui collaboravano i più noti scrittori ed artisti d'Italia.
Alfredo Comandini, in un articolo commemorativo sull' "Illustrazione Italiana" del 1916, scrisse che di questo "singolarissimo cervello" sarà data testimonianza il giorno in cui "i riguardi di contemporaneità superati permetteranno di pubblicare l'epistolario di Emilio Treves coi suoi autori e collaboratori" (5).
Note:
(1) E' del 1848 secondo il De Gubernatis, ripreso da Grillandi 1977, e di tre anni più tardi secondo il Comandini 1916 a.
(2) Comandini1916 a, p. 5; Comandini 1916 b, p. 110.
(3) Lopez 1970 e Ojetti 1916 datano l'arrivo a Milano di Emilio Treves al 1857 mentre Comandini 1916 a e Grillandi 1977 al 1858.
(4) Pittore, critico e, dal 1914, presidente dell'Accademia di Brera.
(5) Comandini 1916 b, p. 110.
Bibliografia consultata:
A. Comandini, Emilio Treves, in "Nuova Antologia", 1916, pp. 3-9
A. Comandini (articolo non firmato, ma attribuito all'autore in base a un riferimento in Lopez 1970), Emilio Treves, in "Illustrazione Italiana", anno 43, n. 6, febbraio 1916, pp. 110-113
M. Grillandi, Emilio Treves, Torino, 1977
U. Ojetti, Emilio Treves, in "La Lettura", marzo 1916, pp. 208-213
M. Mosso, I tempi del cuore. Vita e lettere di Edmondo De Amicis ed Emilio Treves, Milano, 1925
G. Lopez, Infanzia e giovinezza di un grande editore: Emilio Treves, in "Israel", anno LV, nn. 7-8-9, luglio-settembre 1970, pp. 213-231
G. Oliva (a cura di), G. D'Annunzio. Lettere ai Treves, Milano, 1999
F. Di Tizio, Antonietta Treves e D'Annunzio. Carteggio inedito 1909-1838, Chieti, 2005

Compilatori
Gasparini Lucia, Storica dell'arte
Piccolo Olga, Storica dell'arte