Palazzi Fernando (Arcevia 1884 giugno 21 - Milano 1962 giugno 8)

Progetto: Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori: fondo Palazzi

Professione: magistrato, traduttore, critico letterario, scrittore, redattore, editor, consulente editoriale

Nasce il 21 giugno 1884 da Filippo e Felicita Terenzi, ad Arcevia (Ancona), nel 1886 nasce Ferruccio, il secondogenito della famiglia (1)
Qualche anno più tardi la famiglia si trasferisce a Loreto dove il padre presta servizio presso gli uffici della "Santa Casa". Nel 1890, nasce la terzogenita Bianca (Recanati 1986)
Segue gli studi classici, frequentando tra il 1901 e il 1903 il R. Liceo Rinaldini di Ancona, per poi laurearsi in giurisprudenza ed entrare nella magistratura: nel settembre 1908 è nominato uditore giudiziario e destinato al tribunale civile di Ancona; dal 27 marzo del 1909 presta servizio a Piacenza inizialmente come uditore poi, in data 14 novembre, è nominato vicepretore; il 27 marzo del 1910 è nominato giudice aggiunto di II categoria presso il tribunale civile di Ferrara
Conduce in parallelo una intensa attività letteraria: traduce dal tedesco e dal francese e suoi contributi giornalistici appaiono, tra gli altri, su "Pagine libere" di Lugano (1909-1913), su "Acropoli", fondata nel 1911 da Ettore Romagnoli e per la quale Palazzi si occupa della "Rassegna di poesia" (2) , "Myricae", diretta da Carlo Ungarelli (1913-1915) (3), "Rassegna contemporanea" di G.A. di Cesarò e Vincenzo Picardi, il "Giornale del mattino"; "L'Ambrosiano" e "Illustrazione italiana"
Nel 1910 sposa Emilia Sguerso (nata a Savona il 23 marzo 1888)
Il 31 gennaio 1912 nasce a Ferrara la primogenita Simonetta. Seguiranno Duccio (1919-1989) e Rosetta (nata a Milano il 28 ottobre 1928)
Nel marzo del 1913 è nominato pretore e poi giudice e sostituto procuratore di San Sosti (Cosenza) e l'anno successivo è trasferito a Carpineti (Reggio Emilia) con il medesimo ruolo
Partecipa alla Prima Guerra mondiale (84 Regg. Fanteria, 6° Compagnia), tenente della sua compagnia è Giuseppe Prezzolini
Nel gennaio 1917 è trasferito, su sua domanda, alla pretura di Montecarotto (Ancona) e, nel settembre 1918, esercita la medesima funzione a Paullo Lodigiano
Nel 1919 il sottotenente Fernando Palazzi è trasferito al Tribunale militare di Roma
è redattore-capo e critico letterario de "L'Italia che scrive", rivista bibliografica fondata e diretta da Angelo Fortunato Formiggini nell'aprile del 1918; le recensioni di Palazzi sono presenti sin dai primi numeri e dopo la prematura scomparsa di Giuseppe Ravegnani, diverrà il più assiduo recensore di critica letteraria della rivista(4)
Dal [1920-21?] vive a Milano
Nel [1922] lascia definitivamente la magistratura per dedicarsi completamente alle lettere; si occupa anche della rubrica di critica letteraria sull' "Ambrosiano" (incarico nel quale gli succederà G. Titta Rosa)
Tra il 1924-[1929] collabora assiduamente con la casa editrice milanese Unitas, in quel periodo sotto la direzione di Vincenzo Errante, per la quale compilerà testi scolastici e di letteratura, genere nel quale la casa editrice milanese era specializzata
1925-1926 collabora al settimanale "La Fiera Letteraria" (5)
Inizia nel 1925 il rapporto con la casa editrice Mondadori, con la pubblicazione di "Piccolo dizionario di mitologia e antichita classiche", a cura di Fernando Palazzi, Edizioni Mondadori per le scuole medie (6). In particolare dopo l'assunzione da parte di Vincenzo Errante dell'incarico di condirettore editoriale, nel 1926, Palazzi risulta tra gli autori di testi scolastici
1927, la casa editrice Hoepli pubblica "Il libro dei mille savi" una raccolta di "massime, pensieri, aforismi, paradossi di tutti i tempi e di tutti i paesi accompagnati dal testo originale e dalla citazione delle fonti", frutto della collaborazione tra Palazzi e Silvio Filippi Spaventa, [ancora oggi disponibile nelle librerie in una ristampa del 2007]
Il primo e più fortunato romanzo di Palazzi, "La storia amorosa di Rosetta e del cavalier di Nerac", ottiene il riconoscimento dell'Accademia Mondadori che riunitasi nel dicembre 1930 sotto la presidenza di Francesco Pastonchi, assegna il Premio Mondadori 1930 in quanto vincitore del "concorso per un romanzo inedito italiano".
Nel novembre del 1931, Palazzi e Vincenzo Errante, sottoscrivono con la casa editrice Utet un contratto che prevede la direzione di "La scala d'oro", una collana di letteratura per l'infanzia , strutturata a diversi gradi di apprendimento, di grande importanza per più generazioni, i cui volumi, iniziati nel 1932, avranno varie ristampe negli anni Quaranta e Cinquanta
Nel 1931, ha inoltre inizio la sua collaborazione con "Il Corriere della sera": la lettera d'incarico inviatagli il 23 novembre dall'allora direttore della testata Aldo Borelli, riportava: "resta inteso che dal 1° dicembre 1931 Ella si impegna ad inviare due articoli mensili al Corriere della Sera uno dei quali sarà possibilmente una novella e l'altro un articolo di quelli detti di varietà con esclusione di articoli di critica letteraria". [La collaborazione continuerà sino al 1935 per poi riprendere tra il 1946-1947 con un accordo per la pubblicazione di due articoli al mese siglato dal direttore Mario Borsa, sulle pagine del "Corriere d'informazione", la testata che all'indomani della liberazione di Milano, apparve in sostituzione del "Corriere della Sera", la cui pubblicazione era stata interrotta su ordine del CLN]
Nel 1933 i rapporti con la casa editrice Mondadori si interrompono bruscamente a causa di una dissidio che vede Vincenzo Errante e Fernando Palazzi opporsi ad Arnoldo Mondadori (7)
Inizia nel 1934 l'annosa collaborazione di Palazzi con Principato, casa editrice fondata a Messina ma trasferitasi a Milano a partire dal 1926, per la quale fu autore di numerosi testi scolastici e per ragazzi: di particolare successo la "Grammatica italiana e moderna", ripubblicata nel 1953 col titolo "Novissima grammatica italiana", si ricorda inoltre la pubblicazione dell' "Enciclopedia della fiaba" e la fortunata edizione ridotta per le scuole del dizionario, "Il piccolo Palazzi", pubblicato in coedizione Ceschina-Principato nel 1953
Nel 1939 esce per la casa editrice Utet l'enciclopedia illustrata "Il tesoro del ragazzo italiano", concepita e diretta da Vincenzo Errante e Fernando Palazzi, con edizioni aggiornate ed accresciute nel dopoguerra, la sesta edizione, rielaborata sotto la direzione di Stefano Jacomuzzi, sarà pubblicata nel [1971]
Nello stesso anno, esce l'opera che lo renderà più famoso: il "Novissimo dizionario della lingua italiana", che uscirà per Ceschina, casa editrice milanese per la quale Palazzi aveva già dato alle stampe l' "Enciclopedia degli aneddoti" (pubblicata per la prima volta nel 1934 e conclusa in tre volumi nel 1946). Stampato nel 1939, quando le leggi razziali erano già state bandite, [e l'editore] non ritenne opportuno affiancare al nome di Palazzi quello di Eugenio Treves che, era coautore dell'opera (Oggi il vocabolario, pur riconoscendo all'interno la collaborazione di Treves, si diffonde come Palazzi-Folena nell'edizione Loescher).
Nel 1945 pubblica con l'Editoriale Ultra, casa editrice milanese che di lì a poco concluderà la sua breve esperienza, un poemetto in prosa "La Città", esaltazione delle metropoli moderne e specialmente di Milano (ripubblicato nel 1956 con l'aggiunta di alcune novelle e di un saggio con il titolo "Donne e fiori in vetrina", Ceschina)
1948 una sua traduzione delle "Favole" di Charles Perrault illustrata da dieci quadri di Gustavino, è pubblicata nelle edizioni d'arte A La Chance Du Bibliophile, nello stesso anno è concluso il contratto per la curatela di un'edizione del "Decamerone" [pubblicato nel 1955] corredato da 101 tavole a colori di Gino Boccasile
Iniziata nel 1949, prosegue per tutto il decennio successivo la collaborazione con la casa editrice torinese Loescher-Chiantore per la pubblicazione di testi scolastici. Tra questi "I miti degli dèi e degli eroi", opera di carattere formativo destinata alle scuole primarie pubblicata per la prima volta nel 1959 ma ancora oggi in commercio in una ristampa 2007
Nel 1953 sottoscrive con la Utet il contratto per "Trame d'oro", enciclopedia in sei volumi, della quale è ideatore e direttore assieme a Marina Spano e Aldo Gabrielli: "un'opera nella quale sieno brevemente riassunti in forma artistica tutti i principali capolavori della narrativa"
Nel [1954] fonda una struttura associativa denominata ONAS (Ordine nazionale autori e scrittori) come base di riferimento per la costituzione di un "Albo" degli scrittori, (e a riconoscimento di questa sua prima intuizione, a lui è intitolato l'"Albo dell'Ordine degli scrittori" fondato nel 2006 da Napoleone Bartuli)
1960 aderisce in qualità di socio alla Comunità europea degli scrittori (Comes)
Negli ultimi anni della sua vita, procedendo l'orientamento divulgativo, progetta una "Biblioteca italiana di opere di consultazione"
Muore a Milano, nella sua abitazione di via Gustavo Modena 20, l'8 giugno 1962.

Note
(1) Ferruccio Palazzi (Arcevia 1886 - Osimo 1972): "Vivace e intraprendente imprenditore, appassionato ceramista, esperto conoscitore di tecniche di miscelatura e di cottura, contribuisce in modo determinante alla promozione dell'arte ceramica a Roma nel corso degli anni Venti. Marchigiano, dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Perugia e al Regio Istituto di Belle arti di Urbino, verso la metà degli anni Dieci, fa la sua comparsa a Roma avendo ottenuto un incarico come disegnatore presso la Direzione Generale per la Sanità Pubblica. Presto noto nell'ambiente artistico, Palazzi apre uno studio di architettura e arredamento d'interni, e uno spazio espositivo che inaugura con l'Esposizione Collettiva di Ceramica Artistica, cui partecipano, tra gli altri, Duilio Cambellotti, Achille Luciano Mauzan e Roberto Rosati. In questa sede, che a partire dal 1923, prende il nome di "Casa d'Arte Palazzi", fonda il gazzettino "Il Folclore" e allestisce una mostra permanente di ceramica artistica, promuove mostre di pittura, scultura, arti applicate e varie manifestazioni culturali, come concerti e letture di poesie. Sempre nel 1923, vince la medaglia d'argento alla Prima mostra romana dell'agricoltura, dell'industria e delle arti applicate, con ceramiche "in stile antico" e prende parte alla Prima Biennale d'Arte Decorativa di Monza. Nel 1925 rileva la fornace del Pio Sodalizio dei Piceni - per i quali, in gioventù, aveva partecipato al concorso per la realizzazione di alcune suppellettili liturgiche per la Chiesa di San Salvatore in Lauro - e fonda la "Fiamma", studio d'arte ceramica diretto da Roberto Rosati. Nel 1926 costituisce la "Società anonima ceramiche Palazzi" per la valorizzazione dell'arte ceramica e la fondazione di una scuola rivolta a professionisti e dilettanti, dove insegnano Rufa, Rosati e lo stesso Palazzi. Prosegue la produzione di tipo etrusco o rinascimentale o ispirata a motivi islamici, accanto alla vivace attività commerciale. Il vero merito di Palazzi consiste nell'aver stimolato artisti dediti solo occasionalmente alla ceramica, nell'aver tenuto aperto un laboratorio che aveva per programma di "ripristinare l'antico uso della Rinascenza che accomunava nello sforzo creativo maestri e allievi, rendendo così veramente possibile quella permeazione di bravura tecnica e di educazione estetica" (Piemme, in "Piccole Industrie", 1927)" Cfr. http://www.museoascona.ch
(2) "Rivista mensile di cultura", fondata nel gennaio 1911 dal grecista Ettore Romagnoli, che cesserà le pubblicazioni nello stesso anno, dopo soli 7 fascicoli, alla quale collaboravano tra gli altri Massimo Bontempelli, in qualità di redattore capo (è Massimo Bontempelli a presentargli, con una lettera dell'8 aprile 1911, Giosuè Borsi)
(3) Rivista eclettica, fondata a Ferrara, diretta da Carlo Ungarelli, tra i collaboratori Romagnoli, Bontempelli, Ravegnani, Puccini
(4) cfr. G. Tortorelli, "L'Italia che scrive" 1918-1938, Franco Angeli, 1996
(5) Nella monografia "Arnoldo Mondadori", Enrico Decleva ricorda il ruolo di Fernando Palazzi nel sostenere, dalle pagine della "Fiera letteraria", la cosiddetta "battaglia del libro": "Scrittori, e scrittori di matrice per lo più nazionalista, per loro il problema del libro coincideva con la questione stessa della cultura e della sua penetrazione nell'organismo nazionale: un tema che si associava evidentemente all'altro, della funzione e del ruolo degli scrittori all'interno del nuovo stato fascista. Appunto in tale prospettiva essi avevano concepito l'idea di fare del libro l'oggetto e il fine di una specifica "battaglia". A dare il la aveva provveduto Fernando Palazzi nel maggio del 1926: 'abbiamo avuto la battaglia del grano, e poi la giornata coloniale. Certamente avremo, appena se ne presenti l'occasione, la battaglia a favore dei prodotti nazionali. Perché non si farebbe anche la battaglia del libro?' Questa doveva consistere in 'un'azione diretta a stabilire che il libro deve occupare uno dei posti più alti nella scala dei valori spirituali[...]'". (Garzanti, 1998, p. 120).
(6) Nella monografia di Enrico Decleva., "Arnoldo Mondadori", si riporta un interessante aneddoto circa la scelta del nome "Medusa" per la nota collana di letteratura straniera: la scelta viene infatti attribuita a Enrico Piceni che "pensò bene di ispirarsi sfogliando il Piccolo dizionario di mitologia e antichità classiche di Fernando Palazzi [...]" (Garzanti, 1998, p. 188).
(7) "All'inizio dell'aprile 1933 Errante e Palazzi raccolsero in un memoriale trasmesso a Borletti una serie di accuse relative al comportamento di Mondadori, mettendone in discussione da più punti di vista la correttezza. Una prima serie di accuse riguardava la sua vita privata e l'esistenza di relazioni extraconiugali. [...] Ma non era quello il nucleo principale dell'atto d'accusa. Esso riguardava i mezzi con i quali il consigliere delegato avrebbe alimentato il suo 'dispendiosissimo' treno di vita, familare ed extrafamiliare: mezzi assolutamente scorretti, si sosteneva, che facevano leva sulla posizione e sulla copertura offerta dai due fratelli, Remo e Bruno, non a caso collocati in ruoli chiave, e in grado di dirottare risorse aziendali in suo favore.[...] Lo scopo di Errante e Palazzi non era d'altra parte, per quanto è dato sapere, di creare un caso pubblico, ma di far giungere a Borletti la sollecitazione ad un intervento epuratorio interno. La bomba scoppiò loro in mano. Arnoldo, venuto a sapere dell'iniziativa, pretese un'indagine dei sindaci sulla contabilità da cui non risultò nulla a suo carico. Sicuro di avere le spalle coperte, egli querelò allora i suoi due accusatori, nel frattempo estromessi dagli uffici, 'come responsabili di diffamazione aggravata'. [...] Il passo successivo sopravvenne in novembre [...] quando fu possibile addivenire a una soluzione concordata, evitando che il caso finisse davanti al giudice. Tramite l'avvocato, ed ex deputato e ministro liberale Bortolo Belotti, Errante e Palazzi sottoscrissero una dichiarazione in cui riconoscevano l'infondatezza delle loro 'critiche'.' Dolenti di essere stati in buona fede tratti in erronea convinzione [...] da informatori ignari o malevoli'. Una soluzione che Arnoldo giudicò per lui 'altamente onorevole', ma che comportò anche il riconoscimento a Errrante e Palazzi di una somma a saldo delle loro competenze e a tacitazione di ogni loro pretesa [...]" Cfr. E. Decleva, Arnoldo Mondadori, Garzanti, 1998 pp. 203-204; cfr. inoltre fascicolo Vincenzo Errante, in Archivio Arnoldo Mondadori editore, sezione Arnoldo Mondadori. I rapporti con la casa editrice riprenderanno solo nel 1945 quando Palazzi è proposto dal CLN aziendale come possibile Commissario. In una lettera del 2 luglio 1950 all'editore Mondadori, Palazzi scrive: "la vs. del 27 giugno mi ha fatto molto piacere [...] con essa mi date atto che, dissipati per sempre gli equivoci e fugate le nubi che oscurarono in passato i nostri rapporti, possiamo tornare quei buoni amici che eravamo un tempo." (in fascicolo Fernando Palazzi, Archivio Arnoldo Mondadori editore, sez. Arnoldo Mondadori).

Compilatori
Cavazzuti Anna Lisa, archivista