Nascita e sviluppo dell’industria serica lecchese

Da Archeologia industriale nel territorio lecchese di Barbara Cattaneo

L’industria serica fu per tutto il XIX secolo l’attività più importante del territorio lariano, determinando non solo l’economia, ma anche la società e il paesaggio stesso, modificato dalla presenza diffusa del gelso, dalla canalizzazione delle acque e dalla realizzazione di importanti architetture industriali, inserite in un territorio prevalentemente agricolo.

Già in età rinascimentale nel Comasco e nel Lecchese era praticata la gelsibachicoltura destinata ai tessitori milanesi, grazie alla cui esperienza, le sete del Ducato di Milano risultavano tra le migliori d’Europa. In età spagnola, nonostante le continue proteste dei setaioli milanesi, la lavorazione della seta si diffuse nelle campagne lariane dove, come evidenziato da un’indagine effettuata dalle magistrature milanesi intorno alla metà del ’600, erano già in funzione 124 “mulini da seta”.

Questo processo continuò per tutto il secolo successivo, tanto che nel 1748 in Valassina e nella Brianza lecchese erano censiti 248 filatoi, prevalentemente concentrati a Parè, Valmadrera, Galbiate, Caslino d’Erba e Canzo.

Agli inizi dell’800 Melchiorre Gioia annotava la presenza nel dipartimento del Lario di «più di trecento filande e centoventi fabbriche per la torcitura dove complessivamente erano occupate ventimila persone, la maggior parte delle quali proprio nel lecchese» e sottolineava che i bozzoli del Lecchese erano preferiti agli altri «così da meritare da cinque a otto soldi la libbra più che nella bassa Lombardia».

Il territorio lecchese, con i mandamenti di Brivio, Missaglia e Oggiono in particolare, divenne il principale polo produttore di seta greggia della regione, raggiungendo l’apice intorno alla metà del XIX secolo. Senza dubbio lo sviluppo dell’industria serica lecchese fu legato alla generale evoluzione del settore in tutta la Lombardia tra il 1815 e la seconda metà dell’800, ma nel nostro territorio il passaggio dal lavoro domestico a quello industriale avvenne con notevole precocità rispetto al resto della regione e la produzione fu sempre più alta di quella degli altri distretti serici lombardi.

Fondamentale fu la favorevole congiuntura internazionale determinatasi nei primi decenni dell’800 grazie alla politica austriaca nel Lombardo-Veneto non proibizionistica in merito al commercio estero della seta greggia, in coincidenza con un forte aumento della richiesta, prima dall’Inghilterra (fino agli anni ’40), poi dalla Francia (Lione in particolare), dalla Renania e dalla stessa Austria. Ragioni specifiche della precocità della nascita e dello sviluppo dell’industria nel Lecchese sono da ricercarsi anche in alcune particolari condizioni locali: le caratteristiche morfologiche della zona, ricca di boschi e corsi d’acqua, essenziali per il rifornimento di combustibile e forza motrice idraulica, da un lato e, dall’altro, la presenza di una classe contadina, impoverita dalla trasformazione dei patti agrari, pronta a fornire mano d’opera abbondante e a bassi costi per integrare, con il lavoro femminile e minorile, gli scarsi proventi dell’agricoltura.

L’evoluzione dal sistema produttivo manifatturiero, legato strettamente all’attività agricola, a quello industriale fu determinata dall’introduzione, a partire dagli anni ’30 dell’800, del metodo Gensoul per riscaldare le bacinelle, che prevedeva l’uso del vapore invece del fuoco diretto, adottato per la prima volta in Lombardia nel 1816 dal Conte Porro Lambertenghi nel suo opificio comasco.

La filanda Mylius di Giovanni Migliara

A metà degli anni ’40 dell’800 la Brianza lecchese costituiva ormai una zona territoriale omogenea, dove i coltivi moronati (gelsi) erano prevalenti su ogni altra coltura e, oltre ad alcuni setifici di assoluta rilevanza, l’intero paesaggio era contraddistinto dalla presenza diffusa di filatoi e di filande  caratterizzate dal medesimo modulo costruttivo semplice e funzionale della cascina lombarda, con sviluppo intorno ad una corte centrale.

La bachicoltura ebbe un incremento quasi costante sino alla metà del secolo, quando la produzione annuale di bozzoli arrivò a 2 milioni di chilogrammi . La grave crisi che investì il settore gelsibachicolo dal 1853 alla metà degli anni ’60, a causa della pebrina, malattia che colpiva i bachi durante l’ultima fase di crescita, fu superata grazie all’introduzione della semente giapponese e alla selezione del seme, ma
soprattutto mediante la razionalizzazione e lo sviluppo del le fasi di lavorazione della seta greggia.

La crisi, infatti, portò all’integrazione verticale delle fasi di filatura e torcitura , un tempo divise tra diversi operatori, che tendevano ora ad essere svolte dallo stesso imprenditore in fabbriche di sua proprietà, talora dislocate in zone differenti, altre concentrate nello stesso luogo, dove veniva svolto l’intero ciclo di produzione della seta greggia. Si verificò dunque una progressiva concentrazione delle “bacinelle” nelle mani di alcune importanti famiglie di setaioli.

Prima fra tutte la famiglia Gavazzi, che da Valmadrera diede vita ad un vasta rete di filande e filatoi in tutta le regione, introducendo l’importazione delle sete gregge cinesi e giapponesi da trasformare in ritorto e già dal 1849, alcune tra le innovazioni tecniche più importanti realizzate nel settore, quali l’incassamento degli aspi e il riscaldamento dell’ambiente interno, per prolungare la filatura anche
nei mesi invernali.

A questa famiglia si aggiungevano i Bovara, i più antichi imprenditori serici della zona, i Verza, originari di Canzo e imparentati coi Gavazzi, i Sala e i Dell’Oro di Lecco, gli Abegg di Garlate, e i De Vecchi di Ello che, insieme ad una rete di imprenditori di medie dimensioni, costituirono un vero e proprio distretto industriale.

Nonostante la grave crisi di metà ‘800, a partire dagli anni ’70 furono superati i precedenti livelli produttivi, in particolare nel triennio 1871-73, che costituì il momento di maggiore sviluppo raggiunto dall’industria serica lecchese.

Vedi anche le collezioni del Museo Civico della Seta, Garlate

 

Ultimo aggiornamento: 12 Giugno 2019 [cm]