Introduzione

Il percorso ripropone il censimento delle archeologie industriali della Lombardia realizzato dal 1982 al 1987, commissionato dalla Regione Lombardia e condotto dalla Fondazione Luigi Micheletti in collaborazione, per la prima fase del lavoro, con la Società Italiana per l’Archeologia Industriale – sezione Lombardia.

Il risultato è stato pubblicato nel 1984 e nel 1991 rispettivamente nel numero 17 dei Quaderni di Documentazione RegionaleI monumenti storico-industriali della Lombardia“, a cura di A. Garlandini e M. Negri e nel volume “Il patrimonio storico-industriale della Lombardia. Censimento regionale“, a cura di A. Garlandini, B. Micheletti e P.P. Poggio.

Il censimento aveva prodotto più di 500 schede. Un lavoro che merita una rivisitazione e che ci dà oggi la possibilità di geolocalizzare i luoghi e classificare gli edifici su una mappa interattiva. A distanza di molti anni si notano le dinamiche che hanno investito questi siti: scomparsa totale con nuove edificazioni; parziale demolizione con restauro conservativo; recupero e reinvenzione con attività culturali; stato di abbandono; recupero degli spazi per attività produttive diverse da quelle originarie; stabilimento ancora in attività.

Il primo test di aggiornamento riguarda la Provincia di Bergamo, ed in particolare la Valle Seriana e la Valle dell’Adda. Risulta evidente la localizzazione degli insediamenti industriali lungo i fiumi, fonte di energia prima del vapore e dell’elettricità. Ugualmente importante la presenza delle prime centrali idroelettriche, molte delle quali nate proprio per servire le industrie locali. La ricognizione sulle archeologie industriali è uno spaccato non esaustivo delle industrie storiche della Provincia, concentrate spesso in distretti geografici ben caratterizzati: quelli della produzione di seta, ferro, cemento, carta, lana, cotone, lino, energia elettrica.

Una parte della ricerca realizzata dalla Fondazione Luigi Micheletti con il Centro per la cultura d’impresa di Milano è stata pubblicata e non più aggiornata su la “Banca dati regionale sull’archeologia industriale” e dove presente è stato inserito il link alle relative schede.

Lungo la parte bergamasca della Valle dell’Adda spicca per importanza lo stabilimento e il villaggio operaio di Crespi d’Adda, ma sono anche di notevole interesse il Linificio Canapificio Nazionale a Fara Gera d’Adda e la centrale idroelettrica Semenza a Calusco d’Adda.

In Valle Seriana lo sviluppo delle industrie è legato ad una serie di fattori ambientali: la forza idraulica, la disponibilità di materie prime per la produzione di calci e cementi, la posizione geografica aperta verso il Veneto, la Svizzera e i mercati della Pianura padana, la tradizionale abilità artigianale della popolazione nella lavorazione del cotone e della lana fin dal medioevo.

Risale a quell’epoca anche la lavorazione della seta, attività predominante della bergamasca per secoli, fino alla crisi definitiva di metà ‘800, dovuta ad una malattia dei bachi. Una crisi che colpisce tutta l’Italia, che nel frattempo ha raggiunto l’Indipendenza e fa i primi passi verso l’industrializzazione.
La lavorazione del cotone diventa l’attività prevalente e insieme alle industrie di calce e cementi trasforma la Valle Seriana nella “Manchester italiana”. Calce e cementi vengono sviluppati dai Piccinelli a Scanzo e dai Pesenti di Alzano Lombardo (dove nascono anche le Cartiere Pigna), dai Perani a Vertova.
La lavorazione del cotone riceve anche l’apporto di imprenditori svizzeri, già presenti da secoli nella bergamasca, che a metà ‘800 trovano condizioni favorevoli per costruire stabilimenti. Si possono ricordare i Legler a Ponte San Pietro e molti altri in Valle Seriana: Zuppinger a Torre Boldone, Zopfi a Ranica, Blumer a Nembro, Spoerry ed Hönneger ad Albino, Widmer-Walty a Cene, Schoch a Vertova.

L’influenza nordeuropea si manifesta anche nella costruzione di case o villaggi operai, sia nella concezione dello stabilimento integrato con la residenza, sia per dettagli costruttivi e le tipologie tipiche dell’architettura alpina. Alcuni esempi si possono ancora vedere a Ranica, Albino, Nembro, Ponte Nossa.
Molte aziende che nascono a fine secolo sono legate a dinastie industriali di peso, come i Crespi a Nembro, Tosi e Albini a Fiorano al Serio, Giuseppe Frua che rileva il Cotonificio Bergamasco di Ponte Nossa. Nel 1888 nasce il Cotonificio della Valle Seriana, frutto dell’integrazione tra capitali svizzeri e milanesi.

Un capitolo a parte meritano le centrali elettriche, alcune costruite dagli industriali per alimentare le proprie aziende a valle e successivamente in altre località, come gli impianti di Ardesio e Casnigo della De Angeli Frua, di Gandellino dei Crespi, di Gromo degli Albini e dei Crespi.

Ultimo aggiornamento: 29 Giugno 2018 [cm]