ARTE MEMORIA TESTIMONIANZA nelle opere di cinque artisti italiani

Tra le immagini catalogate dalla Fondazione Memoria della Deportazione nell’ambito del progetto “La deportazione attraverso le immagini”, sono presenti riproduzioni di molti disegni realizzati nei lager (e dopo) da cinque artisti, che furono deportati: Agostino Barbieri, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Aldo Carpi, Carlo Slama e lo sloveno Anton Zoran Mušic e che rappresentarono, mediante il segno grafico, la propria esperienza nei lager di Buchenwald, Dora, Dachau, Mauthausen. Le loro opere furono esposte varie volte. Se ne ricorda in particolare una mostra al Castello Scaligero di Sirmione nel 1985. Riproponiamo qui i profili biografici degli autori, fornendone una bibliografia, e provando a interpretare alcune immagini dei disegni, riconoscendo il particolare valore che si può attribuire al segno grafico come mezzo per comunicare l’indicibile.

 

Artisti italiani nei campi di sterminio nazisti: una breve ricostruzione della mostra itinerante in Italia e all’estero

Copertina del catalogo

Fig. 1 – Copertina del catalogo: Barbieri, Belgiojoso, Carpi, Music, Slama, Artisti italiani nei campi di sterminio nazisti, Castello Scaligero, Sirmione, 14 aprile-5 maggio 1985, Electa, Milano, 1985

Per ricostruire, seppur parzialmente la genesi e l’itinerario che questa mostra ha seguito negli anni, possiamo certamente partire dal catalogo pubblicato da Electa per l’inaugurazione. Riteniamo che questa mostra, tenutasi dal 14 aprile al 5 maggio 1985 a Sirmione nel Castello Scaligero, sia la prima esposizione organica dei disegni dei cinque artisti, anche se abbiamo certezza documentale che le riproduzioni dei disegni furono usate precedentemente in mostre più generali sul tema della Deportazione.

Ma partiamo da un dato di fatto, messo nero su bianco nel catalogo stesso: dal colophon.

Fig. 2 – Copertina del catalogo: Barbieri, Belgiojoso, Carpi, Music, Slama, Artisti italiani nei campi di sterminio nazisti, Castello Scaligero, Sirmione, 14 aprile-5 maggio 1985, Electa, Milano, 1985

Nel colophon sono indicati i nomi dei membri e degli enti che costituirono il Comitato d’onore per la promozione della mostra: oltre a quello dell’allora Presidente della Regione Lombardia, del Sindaco di Sirmione, del Vescovo della Diocesi di Verona, del Prefetto di Brescia, troviamo i nomi di Sandro Pertini, di Bettino Craxi, di Giovanni Spadolini e di Antonino Gullotti. Tra gli enti, le “Civiche Raccolte d’Arte Gabinetto dei Disegni” Castello Sforzesco di Milano, la Soprintendenza ai Beni ambientali e architettonici di Brescia, l’Aned – Associazione Nazionale Ex Deportati (con Gianfranco Maris, presidente), l’Anei – Associazione Nazionale Ex internati militari (con Paride Piasenti, presidente) e l’Anpi – Associazione Nazionale Partigiani Italiani (con Arrigo Boldrini, presidente). L’intento è certamente quello di dare risalto ed eco a un evento che, per l’importanza dei contenuti che vuole veicolare, abbia il sostegno di tutte le cariche istituzionali italiane e sottolinei l’unità di tutte le associazioni che si occupano in Italia di Deportazione e Resistenza.

La mostra infatti viene presentata nel quarantennale del 25 aprile, giorno della Liberazione: il sindaco di Sirmione, Giuseppe Stante, sostiene che il ricorso all’arte è un’occasione per rivisitare un passato del quale solo in parte siamo eredi consapevoli e perché “ci restino nel cuore coloro che della libertà ci hanno fatto dono e perché si sappia meritare un futuro più umano”.

Grazie alla documentazione archivistica conservata nell’Archivio della Fondazione Memoria della Deportazione, abbiamo potuto ricostruire il “viaggio” che questa mostra ha fatto a partire dal 1985 fino almeno al 1992.

La promozione, l’organizzazione, i contatti, la consulenza grafica e di allestimento e logistica è sempre a opera di Aned e della ditta G. Quattri di Milano.

Le parole, con le quali  Gianfranco Maris presentò  la mostra di Sirmione, ben chiariscono l’essenza stessa della deportazione e ci fanno capire quanto sia difficile, quasi impossibile, rappresentarla: “I campi di sterminio: un universo concentrazionario, un mondo fuori dal mondo; non opera di folli, ma lucida organizzazione di morte attraverso lo sfruttamento dell’uomo, del suo lavoro, di ogni sua energia, quasi senza alimenti e senza abiti, spogliato di ogni sua risorsa fisica e di ogni suo soccorso culturale e morale…”.

I disegni di Gusen, di Mauthausen, di Dora Buchenwald di questi cinque artisti deportati sono per questo, non solo di un alto valore civile, ma anche una testimonianza dell’impegno estremo nella raffigurazione di questa negazione dell’umanità nei suoi elementi fondativi.

 

Fig. 3 – Riproduzioni di alcuni dei disegni esposti durante la mostra “Barbieri, Belgiojoso, Carpi, Music, Slama, Artisti italiani nei campi di sterminio nazisti”

Nell’aprile 1987 Teo Ducci, allora consigliere e poi Vicepresidente dell’Aned e colui il quale ha sempre preso parte nell’organizzazione della mostra all’estero, intrattenendo contatti e costruendo reti di collaborazioni, scrive una lettera al Memorial di Dachau precisando il numero di riproduzioni e materiali che lì saranno inviati per l’allestimento: si tratta di 63 pannelli con le riproduzioni dei disegni dei cinque artisti e di 7 didascalie a corredo. Questa sembra quindi essere stata la prima tappa. Nel lungo iter della mostra sappiamo che ai 63 pannelli iniziali spesso ne sono stati aggiunti altri fino ad arrivare a 92.

Nell’agosto del 1987, la mostra si sposta a Berlino e prima ancora era stata a Wewelsburg (in Germania, nella regione Renania settentrionale/ Vestfalia) e ad Hannover. Nel settembre 1988 è a Dusseldorf, presentata in collaborazione con il Gedenkstaette (Memoriale) di Dusseldorf e la Società Dante Alighieri Deutsch-Italienische Gesellschaft e.V.

Nel novembre del 1988 arriva a Francoforte in accordo con Frankfurt am Main. Amt für Wissenschaft und Kunst (Francoforte sul Meno. Ufficio per la Scienza e l’Arte). Teo Ducci, nel suo intervento di presentazione del nuovo allestimento chiarisce le ragioni di questa esposizione, fortemente voluta da Aned nell’ambito delle attività di documentazione e testimonianza che l’Associazione svolge fin dal suo nascere, per far conoscere in Italia e all’estero la deportazione italiana nei KZ (in tedesco Konzentrationslager, campo di concentramento)

Queste sono le sue accorate parole: “Quando abbiamo avuto in mano questo materiale ci siamo resi conto che si tratta di una documentazione unica nel suo genere, una sconvolgente testimonianza dall’interno dei KZ. Questi disegni dicono: “io ho visto, io l’ho vissuto. Da questi volti emaciati, da queste scene terribili si capisce la sofferenza, la paura della fame e della morte, il timore di perdere la propria identità personale. Si capisce come i nazisti abbiano tentato di uccidere l’uomo nell’uomo”. […] Quando noi superstiti guardiamo questi disegni, nella nostra quotidiana lotta contro i ricordi del passato, si ripropone continuamente la domanda: si può, si deve perdonare? Ognuno si regola secondo le proprie convinzioni. Ma ad una condizione: perdonare eventualmente si, dimenticare mai!”.

L’intento è chiaro, efficace, diretto e le parole usate sono un monito ben preciso per lo spettatore che si accinge a guardare queste opere.

 

Fig. 4 – Riproduzioni di disegni di Aldo Carpi, Agostino Barbieri, Carlo Slama e Anton Zoran Mušič

La mostra continua il suo giro. Tra maggio e giugno del 1989 è a Zurigo, grazie alla collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura viene esposta in un salone dell’Università. Da qui si sposta a Bruxelles, dove arriva nell’ottobre 1989, per iniziativa sempre di Aned in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, il Musée National de la Resistance e l’Istitut Technique de l’Etat Chomé Wyns.

Arriva nel 1992 a Vienna, ancora in collaborazione con l’Istituto di Cultura, con il quale vi erano stati accordi già nel 1990. Sempre nel 1992 le riproduzioni sono esposte in un luogo altamente simbolico: Gedenkstaette KZ di Mauthausen. La mostra rientra in Italia a fine anno. In una dichiarazione a firma di Giordano Quattri, proprietario della Ditta Quattri, si legge che il contenuto dei colli provenienti da Mauthausen, consiste in “stampe fotografiche” che saranno utilizzate per una esposizione al Museo di Storia Contemporanea in Via S. Andrea a Milano.

Certamente l’impatto di questi disegni sulla nostra percezione dei fatti storici e sulla nostra coscienza critica dell’universo concentrazionario fu determinante e forse andrebbe attentamente ancora indagato.

Certamente dobbiamo interrogarci ancora e meglio, scavando nelle nostre coscienze attraverso queste immagini che devono entrare nei nostri occhi e nei nostri cervelli così come sono “entrate negli occhi e scolpite nel cuore e nel cervello di Agostino Barbieri, Lodovico Belgiojoso, Aldo carpi, Zoran Music e Carlo Slama, deportati politici”. Ancora una volta è Gianfranco Maris che prova a dirci come interagire con la storia, con le immagini. Mentre si rivolge ai futuri visitatori della mostra del 1985, queste parole valgono allora come oggi: “Guardala…E medita. Anche tu scrivi la storia”.

 

Fig. 5 – Riproduzioni di disegni di Agostino Barbieri, Aldo Carpi, Carlo Slama

Ultimo aggiornamento: 15 Settembre 2022 [Marco Ogliari]