4. Sposalizio della Vergine, 1504, di Raffaello Sanzio e oleandro (Nerium oleander L.)

Didascalia: Pagina del libretto-guida del percorso dedicata allo Sposalizio della Vergine, 1504, di Raffaello Sanzio e oleandro (Nerium oleander L.)

Didascalia: Pagina del libretto-guida del percorso dedicata allo Sposalizio della Vergine, 1504, di Raffaello Sanzio e oleandro (Nerium oleander L.)

Sala XXIV
Raffaello Sanzio
Sposalizio della Vergine, 1504 (link alla scheda)
Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520) fu genio precocissimo e vorace. È uno dei protagonisti indiscussi del Rinascimento e le sue opere sono caratterizzate da equilibrio compositivo, armonia cromatica e misurata espressività.
Lo Sposalizio della Vergine fu realizzato per la chiesa di San Francesco a Città di Castello. Sullo sfondo vi è un tempio a pianta circolare, verso il quale converge la prospettiva perfetta della piazza lastricata. In primo piano si svolge la scena principale: un sacerdote officia il matrimonio tra Maria e Giuseppe. Come vuole la tradizionale iconografia, la giovane è accompagnata da un gruppo di donne; l’uomo è invece circondato dagli altri pretendenti.
Secondo i vangeli apocrifi, ad ognuno degli uomini che ambivano ad ottenere la mano della Vergine fu consegnato un ramo secco di oleandro. Miracolosamente, solo quello di Giuseppe fiorì e dunque la scelta ricadde su di lui: da quel momento la pianta fu denominata “mazza di San Giuseppe”.


Oleandro (Nerium oleander L.)

Oleandro (Nerium oleander L.)

Pianta 13
Oleandro
Nerium oleander L.
In antichità si credeva che l’oleandro fosse originario della Colchide, un’antica regione caucasica ritenuta patria della magia, da cui proveniva Medea, figura ambigua della mitologia greca. Nel V secolo a.C. lo storico ateniese Senofonte riferiva la vicenda di alcuni soldati inebriati e avvelenati da oleandri dai fiori rossi mentre, secondo il botanico Teofrasto di Ereso, la radice della pianta macerata nel vino rendeva il temperamento dell’uomo più dolce e allegro.
Oggi è noto che la pianta, ampiamente utilizzata per fini ornamentali, e popolarmente conosciuta come “ammazzalasino”, contiene principi altamente tossici. Alcuni dei suoi componenti sono tuttavia impiegati a scopo terapeutico per stimolare l’azione del cuore, portando ad un aumento della forza contrattile, ad una diminuzione della frequenza dei battiti e ad un miglioramento nella conduzione di stimoli dagli atri ai ventricoli.

Ultimo aggiornamento: 15 Aprile 2020 [cm]