Necropoli

Oltre alle tombe rinvenute all’interno della Basilica di S. Nazaro, all’esterno ne sono state rinvenute altre, per un totale di 46 tombe e 96 scheletri, poiché le sepolture venivano spesso riutilizzate.
Le caratteristiche costruttive, la datazione dei resti e le analisi antropologiche eseguite dall’Università di Milano-Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense, hanno permesso di stabilire che la necropoli di Capiate viene utilizzata per quasi un millennio: dall’età tardo antica sino al sec. XVI.


Nella necropoli si individuano quattro gruppi di tombe: il primo riguarda sepolture “alla cappuccina” risalenti alla tarda romanità, tra il IV e il V secolo, rinvenute durante lavori di ampliamento viabilistico.

Il secondo gruppo comprende sepolture collocate nello spazio antistante alla Basilica di S. Nazaro , attualmente occupato dall’edificio con loggia, dove sono state rinvenute tombe a cassa litica di epoca altomedievale.
La cura costruttiva e la loro particolare sagoma con alveo cefalico, cioè con lo spazio destinato all’alloggiamento della testa del defunto, permettono di affermare che in questa zona erano concentrate le sepolture dei componenti di una famiglia di rango elevato, forse la famiglia di Attone da Caromano , vissuto nella seconda metà del sec. X secolo.

Nel terzo gruppo, all’esterno dell’edificio a “Torre” , sul lato settentrionale, sono state ritracciate sepolture con contorno di pietre databili tra alto e basso medioevo. Caratteristica di questa parte delle necropoli è il frequente riutilizzo delle tombe, come dimostrato dall’ingente quantità di resti recuperati attorno ad esse.

La maggior parte delle tombe in terra nuda, più recenti di epoca rinascimentale, è collocata all’interno della ex Chiesa di S. Nazaro : fra di esse anche quella di una donna anziana proveniente dall’Africa subsahariana, che aveva partorito più volte.
Colpisce in questa necropoli il grande numero di sepolture di bambini e adolescenti, circa il 50%. Molti di essi presentano malformazioni congenite e segni di lavoro nei campi, ad esempio le clavicole segnate dalle cinghie delle gerle. Si è pensato che il Monastero destinasse al lavoro i bambini abbandonati dai genitori anche a causa delle loro malformazioni.

Lo scavo della necropoli risale agli anni 2007-2008, supervisionato direttamente dalla Soprintendenza Archeologia della Lombardia. È stato cofinanziato da Regione Lombardia.
Lo studio antropologico dei resti ossei è stato ultimato nel 2016, con il cofinanziamento di Fondazione Provincia di Lecco ONLUS.

Ultimo aggiornamento: 16 Novembre 2020 [cm]