Mosè Bianchi, Ritratto di Giuseppe Vaghi e di Maria Corbetta

Mosè Bianchi, Ritratto di Giuseppe Vaghi, 1868 olio su tela

Mosè Bianchi, Ritratto di Giuseppe Vaghi, 1868 olio su tela

Il ritratto, firmato e datato 1868, venne eseguito mentre Giuseppe Vaghi era ancora in vita e potrebbe essere stato realizzato per una iniziale destinazione privata e poi, in un secondo tempo, aver fatto ingresso nella raccolta ospedaliera dopo la morte dell’effigiato.

Rispettando la convenzionalità del genere gratulatorio, Mosè Bianchi realizzò una delle sue opere migliori: riprese il soggetto seduto nella penombra dello studio e riuscì a rendere ‘vibrante di intelligenza e umanità la figura del Vago, impostata accademicamente, ma ben riuscita nella cromia e nella luce radente da sinistra e giocata fra il volto, lo sparato e le mani, fino ad illuminare le carte testamentarie sulla scrivania’.

L’effetto della luce fortemente contrastata inserisce il dipinto nella scia tardo-romantica della pittura ottocentesca lombarda e lo pone al limite della produzione pittorica di matrice letteraria e storica del Bianchi, che andava progressivamente orientando le sue scelte verso ‘un realismo mitigato e patetico’, riconducibile alla pittura di genere.

Giuseppe Vago (o Vaghi) nacque nel 1806 a Cesano Maderno. Nel 1836, all’età di trent’anni, fu assunto come ‘diurnista’ presso la Ragioneria dell’Ospedale di S. Bernardo e dei Luoghi Pii Uniti di Monza, dove fece una rapida carriera come contabile, fino a diventare Ragioniere in capo nominato dall’Imperial Regio Governo. Il nome inciso su una delle lapidi commemorative poste all’ingresso dell’edificio di via Solferino e la presenza del ritratto nella Quadreria dell’Ospedale rendono testimonianza di una beneficenza fatta a favore dell’ente per il quale il funzionario aveva lavorato tutta la vita.

Dai documenti si apprende che, nel maggio 1871 Vaghi chiese alla Congregazione di Carità di essere messo in stato di quiescenza ‘per sventure di famiglia, per avanzata età e per motivi fisici’, che gli impedivano di ‘attendere con zelo e premure alle importanti mansioni che sono annesse al di lui posto’.

Mosè Bianchi, Ritratto di Maria Corbetta, 1868 olio su tela

Mosè Bianchi, Ritratto di Maria Corbetta, 1868 olio su tela

 

Nella Quadreria del S. Gerardo si conserva anche un altro ritratto attribuito a Mosè Bianchi, raffigurante Maria Corbetta . E’ interessante notare che tra i due effigiati intercorse un rapporto di conoscenza e fiducia: Giuseppe Vaghi fu infatti tutore ed esecutore testamentario della signora Corbetta, malata cronica e ricoverata presso l’ospedale monzese, che col suo testamento istituì erede universale della propria sostanza la Causa Pia Bellani, amministratrice dell’Orfanotrofio Femminile di Monza.

Ultimo aggiornamento: 19 Novembre 2015 [cm]