Storie interessanti e curiose a partire dai documenti

Paolo Triulzi e il periscopio

telopsNella cartella di Paolo Triulzi è conservata una richiesta di brevetto: “Descrizione del trovato avente per titolo: Apparecchio per la visione indiretta nei battelli sottomarini denominato “Telops” del sig. Triulzi Paolo a Firenze”, datato 1902.
Guardando le fotografie presenti si capisce che si tratta di un periscopio! Proprio come quello che si può trovare nel sottomarino Toti esposto al museo.
Paolo Triulzi fa una dettagliata descrizione del suo “trovato” e presenta anche un disegno che raffigura la traiettoria dei raggi luminosi all’interno del Telops.

Una nota esplicativa, alla fine di tutta la descrizione, spiega l’origine del nome: “E’ stato dato all’apparecchio il nome di Telops perché si comporta come un occhio lontano; infatti in virtù di esso il punto di vista dell’osservatore si trasporta alla estremità superiore”.
Il periscopio, nella forma più semplice, è un tubo alle cui estremità vi sono degli specchi paralleli tra loro e posti ad un angolo di 45° rispetto alla linea passante per essi. In quelli più complessi è costituito da un insieme di prismi che riportano la visione su un piano diverso da quello iniziale, permettendo così una visione a giro d’orizzonte, mantenendo nascosto l’osservatore.

Alcuni articoli di giornale degli anni Trenta rivendicano la scoperta del periscopio al nostro connazionale contro Sir Howard Grubb che depositò un brevetto con decorrenza dal 13 dicembre 1901, mentre il Triulzi lo depositò con decorrenza 3 settembre 1901, quindi circa tre mesi prima. In Italia esisteva anche un’altra invenzione: il cleptoscopio degli ingegneri Russo e Laurenti del Genio navale, che come quello del Triulzi è un periscopio panoramico, cioè a grandissimo campo ad immagini naturali e senza deformazioni.

Curioso l’articolo del 1934 del Corriere della Sera che riporta il reclamo di un visitatore del Museo navale del Castello Sforzesco che lamenta di aver visto esposto un periscopio tedesco Zeiss e nessun esemplare italiano.
La storia e i documenti

 

Guido Ucelli e le navi di Nemi

nemiUn’altra storia particolare e sconosciuta è quella del recupero delle due navi romane dell’epoca di Caligola recuperate dal fondo del lago di Nemi .

La storia ricostruisce una delle più straordinarie imprese archeologiche del Ventesimo secolo.
Il piccolo lago di Nemi, di origine vulcanica, si trova a circa 30 chilometri a sud di Roma, sui Colli Albani.
Il recupero delle navi di Nemi fu voluto direttamente da Mussolini, che lo annunciò il 9 aprile 1927 in un discorso pronunciato alla Regia Società Romana di Storia Patria.

Fra quanti rimasero conquistati dall’idea vi era anche un brillante ingegnere e colto umanista: Guido Ucelli, Consigliere Delegato e Direttore Generale della Società costruzioni meccaniche Riva di Milano, che produceva pompe e turbine idrauliche.
Il resoconto del recupero, i rilievi, le indagini, le analisi furono poi pubblicati da Ucelli e da altri studiosi nel volume Le navi di Nemi, a partire dal 1940.

La leggenda dell’esistenza di due gigantesche navi sommerse sul fondo del lago, di grande sfarzo e forse custodi di favolosi tesori, veniva tramandata da secoli dagli abitanti del luogo e la tradizione locale era supportata anche da recuperi casuali effettuati dai pescatori: legname, chiodi, tegole di rame, lastre di piombo.
L’intervento vero e proprio avviene con la riattivazione dell’emissario romano e il 20 ottobre 1928 viene messo in funzione l’impianto idraulico.
Il 28 marzo dell’anno seguente affiorano i resti della prima nave.
Emergono anche armi, monete, decorazioni, attrezzi, ami da pesca, chiavi: si annota la posizione di ogni reperto, si analizza ogni particolare.
Il 7 settembre, abbassato il livello delle acque di ben ventidue metri, la prima nave risulta completamente emersa e alla fine del gennaio 1930 affiora anche la seconda. Il primo scafo misura 71 metri in lunghezza e 20 in larghezza; il secondo 75 metri in lunghezza e 29 in larghezza.

In un primo tempo le navi vengono ricoverate sulla riva del lago, protette da teloni bagnati che evitano un’eccessiva essicazione del legno e da un hangar per dirigibili.
Successivamente viene costruito il Museo delle Navi romane, progettato dall’architetto Vittorio Morpurgo.
Il museo viene inaugurato il 21 aprile 1940.
Purtroppo, le due imbarcazioni, uniche per importanza e stato di conservazione, bruciano completamente la notte del 31 maggio 1944, nel corso della ritirata dell’esercito tedesco dai territori circostanti Roma.
Oggi ci rimangono fotografie e pubblicazioni che ci ricordano questa gloriosa, ma sfortunata impresa.
La storia e i documenti

 

Le Funicolari di Alessandro Ferretti

funicolariL’altra storia curiosa è quella dell’eclettico ingegner Ferretti che ha ideato e costruito le prime funicolari in Italia.
Alessandro Ferettri, ingegnere meccanico, nasce a Fabbrico (Mantova) nel 1851, muore a Napoli nel 1930. Si occupa e scrive di varie questioni d’ingegneria, aerodinamica, idraulica, etc. ma la sua attività principale si concentra nel campo delle ferrovie di montagna e funicolari, della meccanica e della tecnica agraria.

Volontario di guerra, settantenne, organizza negli anni 1917 e 1918 i trasporti militari funicolari aerei sul monte Grappa.
Dal 1884 in poi progetta e costruisce un gran numero di funicolari: al Monte dei Cappuccini a Torino, a Mondovì, Bergamo, Orvieto, Genova, Ortona, Monreale presso Palermo, a S. Vigilio, a Bologna (S. Luca e S. Michele in Bosco).
Una cartolina illustrata con veduta del panorama sopra Bologna, informa che la spesa per il biglietto andata e ritorno per la funicolare è di lire 2, agli inizi del 1900.
Alcune fotografie presenti nella cartella presentano la funicolare di Orvieto che deve superare vari dislivelli e necessita quindi di macchinari di un certo calibro.
Nel 1889 costruisce a Valestra (Reggio nell’Emilia) una teleferica lunga 5 km. “Era inevitabile che il progettista di funicolari dovesse rivolgere la fervida e geniale mente alle funivie: e infatti l’ ingegner Ferretti fu l’ideatore e il costrittore della prima funivia per passeggeri che abbia funzionato in Italia: nel 1914 all’Esposizione internazionale di Genova”.

Un figlio, Pericle Ferretti, raccoglie l’eredità paterna costruendo nel 1929 la prima funivia del Mezzogiorno d’Italia a Cassino.
La storia e i documenti

Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre 2021 [cm]