Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum sorte invernale 1627-28 e sorte primaverile 1628 15 20 23 24 marzo 11 aprile 1628

Persone
Giovannina figlia di Stefano Morcelli
Procedimento giudiziario
Inchiesta verso Giovannina Morcelli, per aborto (15 marzo - 11 aprile 1628; 20 marzo - 8 maggio 1628)

L'inchiesta che il Magistrato aprì verso Giovannina Morcelli non fu per il sospetto di pratiche stregonesche, ma per il dubbio di avvenuto aborto.

Il processo è comunque importante perché rivela l'usanza delle streghe di confezionare l'unguento con il corpicino di bambini morti appena nati.

Successe infatti che a Semogo, durante una funzione liturgica, la cagnetta del curato scoprì nel cimitero, in luogo dove normalmente nessuno veniva seppellito, il corpo di un bimbo privo della testa, delle braccia e, secondo un testimone, anche del ventre. Tale ripugnante scoperta non poteva che suscitare la certezza di orrende opere di stregoneria a Semogo.

Giovannina, resasi contumace, fu condannata alla pena capitale del rogo. (1)

Die mercurii 15 mensis martii.

Coram spectabile domino Joachimo Alberto, locumtenente substituto domini Filippi Nesina vicepretoris in criminalibus, dominis regentibus presentibus Gervasio Grusino et Francisco Viviano ac magnifico concilio ordinario, in stuffa domus habitationis mei Sermondi cancellarii sedentibus, denuntiando comparuerunt videlicet: Laurentius quondam Ioannis Laffranchi et Andreas quondam magistri Nicolini Morselli de Semogo Communis Burmii, ex debito eorum offitii (a) tamquam antiani hominum vicinie de Semogo, ut sequitur, videlicet che il lunedì prossimo passato, doppo la celebratione di offitii nella chiesa di Sant'Abbondio in detta contrada, faccendosi come è di ordinario a torno il cimiterio l'uffitio per li deffunti con il reverendo signor curato et altri homini et donne che seguivano, fu visto che la cagnetta dil signor curato con zamffe (2) mosse dalla terra d'esso cimiterio la parte di una creatura che gli parve esser senza testa, et nel ritornare dall'altra parte d'esso cimiterio, la cagna se la portava via sino alla casa dilla chiesa, la quale poi d'ordine d'esso signor curato fu ritrovata in terra, né si sa che di fresco sia portata alla sepoltura alcune creature a sepelire.

Eis dicto: si sospetta forsi di qualche misfatto?

Respondit Andreas suprascriptus: Circa le feste di Natale prossimo passato, intesi da Abondio dil Sertor di Semogo, come una sua sorella per nome Cristina moglie di Bormo quondam di Giacom di Vervio haveva partorito una creatura morta, et che stava amalata. Questo è quanto possiamo dire in materia di questo.

Prefatum magnificum concilium, supradictis intellectis, ibidem mandavit predictis dominis locumtenenti et regentibus ut omnem diligentiam adhibeant et inquirent si quod malefactum esset etc.

Qui domini locumtenens et regentes, exequendo mandatis predicti magnifici concilii, citari mandarunt ex viciniis ipsius contrate, videlicet Mighina quondam Vasini Joannolini del Trameiro de Semogo, uxor relicta quondam Antonii del Cottol de Semogo (3) suprascripto, quae,

die veneris sequentis 17 mensis martii,

comparuit et interogata quello sappi de scientia, overo habbi presentito di una creatura morta, qual è stata ritrovata sepelita nel cimiterio dilla chiesa di Santo Abondio di Semogo, et non si sa che alla detta chiesa per molti giorni vi sia stata portata creatura a sepelire, che cosa sappi et se disa (4) intorno a questo etc.

R. La verità è che ancora mi me ritrovai il lunedi prossimo passato con molti altri homini e donne della vicinanza ch'erano venuti alla chiesa et, nel caminare a torno il cimiterio, che si faceva l'ordinario offitio per li deffonti, mi et altre donne vedessimo che la cagnetta dil reverendo signor curato haveva mosso dalla terra una creatura, la quale a mio giuditio da pochi giorni era stata sepolta, et non haveva la testa, forsi anco li mancava un braccio. Cossì è parso aver visto, perché non troppo bene li guardai, ch'eramo stremite. (5) Nel ritornare dall'altra parte dil cimiterio, portava via la creatura et sino alla casa dilla chiesa, poi l'abandonete, come doppo fu vista dal reverendo curato. Vi era Appolonio del Folonaro, (6) Steffano Morsello, Antonio della Moniga, Vasin di Maiolo, Balserin di Pradella, Andrea Morsello et forse altri. La qual creatura poi fu missa dal monaco della chiesa in una casetta et ritornata a sepelire, a mio credere, perché non l'ho vista a sepelire.

Interogata in qual parte del cimiterio stava sepolta.

R. In loco di sopra dil cimiterio, nel qual loco non è di solito sepelir alcuno, et era apresso il muro. (7)

Sibi dicto che si puol dubitare di questo, forsi di qualche misfatto, essendo che per molti giorni non è portata alcuna creatura a sepelire, che forsi voi ne haverete inteso qualche cosa a dire.

R. Di scientia non so cosa alcuna. Però è di presontione commune che Gioannina, figliuola dil soprascritto Steffano Morsello custode della chiesa, la quale non è maritata, fosse gravida, et per alcuni giorni non è vista fuori di casa, fuori che il lunedì istesso la viddi fuori di casa, né mi parse vederli haver il corpo grande come per avanti.

I. se sa che la detta Gioannina sia stata retirata in casa amalata per qualche giorni.

R. Sarano da otto o dieci giorni che li scolari (8) me dissero che la detta Gioanina stasse al letto amalata.

Sibi dicto quali persone se potrebbero, per trovar la verità di questo negotio, esser essaminati.

R. Se potriano examinare l'infrascritti, cioè Antonio dil Sosio, Antonio della Monega, Maria di Lorenz del Pont, Menena di Balser di Dorico, Anna et Caterina sue figliole, la Capelotta di Semogo.

Et que iuravit etc., dicens: Fuori che (9) ho visto quella parte di quella creatura come ho detto, il resto dico per presontione solamente etc.

Die sabbati 18 mensis martii.

Coram ut supra citata comparuit Maria quondam Columbani de Guerin (10) uxor Abundii del Sertor de Semogo.

I. super contentis in notificatione data per antianos hominum de Semogo, de qua sub die mercurii proxime preterita, quid sentiat de vera scientia, vel ex auditu etc.

R. La presontione è che Gioannina figliola di Steffen Morsello fusse gravida, perché cossì si raggionava. Et io una volta gli dissi che volesse dire che havesse perso il colore. Essa mi rispose che, doppo ch'hebbe la primavera passata, overo che fece le rusci, (11) mai più s'è sentita sana. Et me parse havesse il corpo grande, né più altro gli ho guardato per questo.

I. L'ultima volta che ha visto la detta Gioannina, quando è stato?

R. La viddi a messa (b) quell'istesso lunedì che si scoperse dalla cagnetta dil curato quella creatura nel sacrato di sopra, quale creatura viddi esser senza capo, che la cagnetta l'andava tirando et la portò là verso la casa della chiesa.

I. se vi è opinione che la detta Gioanina habbi lei partorito quella creatura.

R. La presontione è tale, né più altro li so dire, fori che di quello è detto di sopra delle persone ch'è sopra di lei. (12) Et juravit etc.

Eodem die.

Coram ut supra citata comparuit Catarina filia quondam Baldessaris de Dorico de Semogo, cui dato juramento de veritate dicenda, juravit.

Et interogata etc.

R. Mi non vi fui quel giorno che fu scoperta la creatura. Vero che l'ho sentito a dir d'altri et la presontione comune è che la creatura detta sia di Gioanina figliola di Steffano Morsello, la quale essendo io quest'invernata andata più volte in casa sua a filare, me pareva che havesse il corpo grande, et la viddi smarita e malenconica. E dimandandoli che cosa havesse, mi disse che non sapeva niente, ch'era un anno che era cossì, et che saria guarita quando Dio voleva. Un'altra volta li dimandai se era guarita. Mi rispose che gli havevan fatto cavar sangue et ch'era guarita, né li feci a mente (13) altro, perché dal principio di quad[ragesi]ma in poi non son poi andata più in casa sua, né l'ò vista. E questo è quanto lei sa et ha sentito a dire.

Eodem die.

Coram ut supra comparuit citatus Antonius quondam aliter Antonii Burmii Appolonii de Semogo, cui dato juramento de veritate dicenda etc.

Interogatus.

R. Mi non fui presente quando fu la creatura scoperta dalla cagna, come se dice. Ben viddi l'istessa cagna a portarla via per la strada verso et apresso la casa della chiesa, dove lha abondonete, per esserli dreto di putti, quale viddi senza capo, se non dalle spalle in giù. Et fu misa in una casetta et portata a sepelirla dove n'era levata.

I. se sa o si è accorto che Gioannina figliola di Steffano Morsello fosse gravida.

R. Perché si mormorava di lei, gli fece a mente, et m'è parso vederli il corpo grande. Da chi sia venuta gravida non lo so, fuori di quello si mormora di lei.

Addens che, quando vidde la creatura, gli pareva esser fresca.

I. da quanto in qua non ha vista la detta Gioanina.

R. A mio credere, da giovedì o mercordì (14) passato, che venne a messa. Né mi pareva haver più il corpo grosso.

I. da chi si sospetta fosse gravida.

R. Perche stava alla casa del reverendo curato, si mormora si (15) di lui, ma non si sa da chi. (c)

Ad generalia interrogatus, respondit: Mia moglie quondam di Balserin Scalotta è cuggina della detta Gioannina. Nec juravit propter affinitatem.

Eodem die.

Comparuit citatus Antonius del Sosio, testis etc. Interogatus super antescriptis in processu etc.

R. La creatura mi non l'ho vista. Si mormora sì, che la sia de Gioanina di Steffano Morsello, perche l'è andata via, come se dice, che una de queste mattine, ci[o]è giov[e]dì prossimo passato, mentre il reverendo ha celebrato messa, essa è andata via, et mi pare haverli visto il corpo gonfio. Et ho anche inteso ch'era stato dentro il barbiero, che li haveva cavato sangue (16) a un piede, et che doppo pareva che la caminasse più legiera.

Et hoc est. Qui juravit etc.

Eodem die.

Coram ut supra citatus fuit dominus Nicolaus Muggius, chyrugicus.

I. se fu a Semogo poco tempo fa ha cavar sangue alla figliola dil monaco Steffano Morsello.

R. Signori, sì, che sarano vintidoi giorni, poco più o manco, che, comandato, son andato dentro et li ho cavato sangue alla vena dil piede destro, alla vena safena, (17) solita cavar sangue alle giovine da marito, per li humori matricali che l'assendono alla testa. Nel resto non so cosa alcuna di fatti suoi. Et hoc est. Et juravit etc.

Die lune 20 mensis martii.

Coram dominis regentibus et domino Gabriel Zuccola consiliario, citatus fuit Steffanus quondam Christofori Morselli de Semogo, pater Joannine. Et interogatus se sa et è informato di quella creatura ritrovata la settimana prossima passata, scoperta nel semiterio da una cagnetta, la qual poi è fatta di novo sepelire etc.

R. Quella mattina che fu scoperta quella creatura, io me ritrovai in chiesa che metteva via li paramenti. Venne un scolaro a chiamarme, qual mi disse: Corete via, che la cagnolina ha portata una creatura nella pradella di là della casa della chiesa. Io andai là et ritrovai la creatura nel prato, qual non haveva capo et faceva esser spasida non cossì fresca. Et dimandando al reverendo curato che dovesse fare, mi disse che pigliasse una casetta et quella sepelisse là nel sacrato, dove era stata levata, loco dove non se sepelivano altre persone.

I. se sa da chi sia stata sepelita prima, et di chi la sia stata.

R. Non so cosa alcuna.

I. la causa per la quale sua figliola, qual'è stata citata, non compare.

R. Perche non vi è, percioché giovedì prossimo passato, mentre io andai a servir messa et la madre fu all'istessa messa, ritornati a casa non l'habbiamo ritrovata, né più l'habbiamo vista. Dove sia andata non lo sappiamo.

I. se esso sia accorto che detta sua figliola Gioannina havesse cattiva pratica et fosse gravida.

R. Signori, no. È vero che vedendo et mi pareva che fosse gonfia. Domandandoli se si sentiva dispiacere, che cosa havesse, mi rispose che sicome si sentiva male al stomaco, hora da una banda et talvolta d'altra parte. Cossì pensai che havesse qualche infirmità.

I. s'è stata in letto amalata.

R. che sarà circa un mese che, doppo hebbe cenato, andò a letto et vi è andata Anna di Balser di Maiolo Dorico a visitarla. Et la mattina si levò. Né altro etc.

I. ad instantia di chi il chirugico gli è andato a cavar sangue.

R. Di già passato un mese et più, essendo venuto dentro messer Nicola Muggio a cavar sangue ad altri, mia figliola mi disse che dovesse farlo venire a cavargli sangue ancora a lei. Cossì si fece, e gli cavò sangue a un piede. Et doppo disse che gli pareva esser migliorata.

Eodem die.

Coram prefatis dominis locumtenente et regentibus comparuit citata Anna filia quondam Balsaris de Dorico de Semogo.

Interogata se l'invernata prossima passata fu a filare più volte in casa di Steffano Morsello, custode della chiesa et se, dimorando ivi per alcune volte, ha scoperto et si è accorta che Gioannina, figliola di Steffano Morsello suprascripto, fosse gravida.

R. L'è la verita ch'essendo andata lì a filare, parendomi che havesse il corpo grande, li dimandai che cosa havesse et si sentisse. Mi rispose che si sentiva amalata.

I. se una sera ch'essa Gioanina s'era miso a letto, l'andasse a visitare et cosa dicesse ella.

R. che: Dicendosi per la vicinanza che fosse stato dentro il medico a medicarla, quella sera andai a casa sua come di solito a filare, né vedendola in stua, andai dove era nel letto. Et dimandandoli che cosa havesse, mi rispose che se sentiva male, ma che saria levata il giorno seguente, come poi si levò.

Ad generalia interogata etc.

R. Non so altro. Dicens: Son un poco parente, ma non so il grado, né manco so dove essa sia, perché da quel giorno in poi non l'ò vista.

Eodem die.

Coram ut supra citatus fuit Tonius quondam Joannis Pedrotti de Semogo.

I. che cosa sappi di quel caso seguito di quella creatura ritrovata li giorni prossimi passati nel cimitero scoperta, et che ne sii causa di questo.

R. Io non so altro, se non che, quando andavamo nel cimitero con un mio abiatico, io feci a mente che Gioanina figliola di Steffano Morsello haveva il ventre grande, et lo dissi con esso mio abiatico, et esso disse che tacesse.

Et hoc si tiene co[mu]ne opinione, che detta creatura sia di quella Gioannina, stando mass[im]e ch'è fuggita. Et se dice sia andata via con Tonio del Zoppo et suo figliolo. N'altro sa, facendo esclamazione che si faccia raggione etc.

Ad generalia, dixit esser barba di cugino di quella putta .

Die mercurii 22 mensis martii.

Citatus Antonius Monciechus (18) quondam Andree de Malenco.

I. se nel venir a Bormio da Valtellina s'[è] incontrato con alcune nostre paesane.

R. Mercordì prossimo passato venendo da Fumerogo (19) in su, là a quella casa grande rotta, incontrai una giovine la quale me pare haver conosciuta altre volte a Semogo.

I. chi fosse in sua compagnia.

R. Era sola con un facotello sotto braccio.

Sibi dicto se parlasti, overo lei a voi.

R. La me disse, s'andava a Semogo, ch'alcuno havessero dimandato di lei, non direte d'havermi incontrata. Né altro etc.

Et qui juravit etc.

Anno Domini 1628. Die jovis 23 mensis martii.

Sopra la causa criminale cominciata contro Gioannina figliola di Steffano quondam Christofori Morcello de Semogo etc., per causa d'una creatura discoperta nel cimiterio della chiesa di Semogo adì etc. 13 mese sudetto.

Stando la fuga fatta per detta Gioannina, havendo li signori locotenente et regenti havuto ordine del magnifico conseglio di Bormio d'andare nelle parti di Semogo per ricercare essa Gioannina, et non potendola ritrovare, chiamarla alla casa conforme il solito. Pertanto, essendo venuti il signor locotenente Filippo Nesina insieme con li signori regenti et me Andrea Vitalino cancelliere, et canevaro Maiolano, con Nicolo Rampo et Steffano Tonioli servitori, a Semogo, et ricercata detta Gioannina alla casa di suo padre et altrove, né essendo ritrovata, hanno determinato per inditii havuti, far essaminare l'infrascritti testimoni, et dopo chiamare detta Gioannina alla casa, conforme l'ordenatione di conseglio, sotto li 20 marzo 1628 detto etc.

Eo die.

Coram predictis dominis locumtenenti et regentibus citatus Antonius quondam alterius Antonii del Cotol de Semogo et interogatus che cosa ne sappi sopra l'imputatione datta a detta Gioannina.

R. Quel giorno che fu scoperto detta creatura, io ero a Bormio et non so altro. Vero è [che] in Semogo è commune oppinione che detta creatura sia nata della detta Gioannina fugita.

Et ei dicto: Che pensate che possa haver ten[uto] mano in questo negotio?

R. Io non so niente di scientia. È vero che stava in casa di suo padre, per congitura (20) si puol giudicare che quelli di casa sua ne sappino qualche cosa, poiché non stava fuori di casa.

I. se ha visto che detta Gioannina fosse gravida.

R. Io li ho visto la panza grande, ma non so cosa havesse. È vero che, dopo ritrovata detta creatura, ho vista passare detta Gioannina davanti la mia casa. Visti che li era calata la panza.

Et ad generalia interogatus, recte respondit non esser parente. (d)

Addens che, avanti questo caso occoresse, si teneva commune opinione che detta Gioannina fosse gravida, massime Andrea Morcello. Et havendoli detto ad essi antiani d'huomini che, dopo occorso questo caso, dovessero dar notitia all'Officio, mi risposero che il nostro curato haveva riferito questo caso al signor arciprete, et essi al signor dottore Joachimo Jmeldi, et se havessero sentito qualche altra cosa, che sariano recorsi, et che tenevano che questa creatura fosse venuta di Livigno, o che fosse statto la moglie di Bormo Vales. Et questo mi disse esso Andrea che lo sapeva di certo. Et altro per hora non mi ricordo. Et juravit.

Eo die.

Coram ut ante comparuit ser Gervasius Bonitius, qui super premissis interogatus.

R. Io non mi ritrovai presente, quando fu ritrovata detta creatura. Ma menando certe bore alla rasiga, (21) mi fu detto alle Arsure di questo caso seguito.

Interogato che cosa ne sappi di questo.

R. Parlando io alli antiani d'huomini, se havevano datto notitia all'Officio di questo caso, mi rispose il Teiola: Il nostro signor curato ne ha datto notitia al signor arciprete, et che loro havevano datto notitia al signor dottore Gioachimo, qual li disse che non facessero altro. Et Andrea fece gran mancamento, havendo vista la creatura et non darne notitia all'Officio. Nel resto si tiene commune oppinione che questa creatura sia di detta Gioanina, ma io non so niente di scientia. È vero che ho visto in casa dil monigo (22) a filare le figliole di Balsar di Dorigo, la moglie dil quondam Rome[r]io Sgritta et le fantesche di mia socera et la mia fantescha.

Et ad generalia interogatus, recte respondit. Et juravit.

Eo die.

Coram ut ante citata comparuit Margarita filia quondam Martini Vitali[s] del Clevo. Que interogata super premissis.

I. se è statta in casa del monico a filare.

R. Io son statta due o 3 volte a filare in casa dil detto monicho. Io non mi son accorta di niente. È vero che si mormorava che detta Gioannina fosse gravida, ma io non so altro. Juravit etc.

Eo die.

Coram ut ante citatus Jordanus quondam Donati Petri Lazari, (23) testis productus.

Et interogatus.

R. Quel giorno che occorse questo caso, io non ero a chiesa. (24) È vero che ho visto questa Gioanina che haveva una panza molto grande, al che tenivo fosse gravida, et così era giudicata da tutti comunemente. Et era solita detta Gioanina venire a messa avanti le altre. Et poi se retirò per cinque o sei feste dietro alla porta di chiesa, dopo le altre. Vero è che avanti sucedesse quello caso, la vidi ritornare a suo loco avanti le altre.

Et ho inteso mormorare di questa putta ancora per avanti, et ho inteso che Gottardo Gaglia disse giù alle Rum (25) se la putta del monacho era maritata, et gli fu risposto di no. Et lui rispose: Lasciatela andare che trà frescha. (e) Et si potrà essaminare Pedro di Tonio di Franceschina, che doveva pigliare questa putta per moglie.

Et inoltre dice che: Quel giovedì che si partì questa putta, la visti passare oltra la strada, et viddi che una donna che mi pareva questa andò alla Sera di Isolatia, (26) et vidi si parlarno insieme con uno che era a cavallo. Poi detta donna passò l'aqua, et quello a cavallo passò fuori, et poi intesi che detta putta è passata per le coste di Oga, e che si deve esser dimorata due notti in casa dil monicho di Cipina.

Ancora dice che ha sentito a dire che detta Gioannina ha mandato su alla figliola di Bartolomeo (f) di Christofenin della Scala, moglie di Vidal di Christofen Malencho per pigliare erba che si dimanda crespola, (27) ma non so che cosa ne volesse fare. Altro non so.

Et ad generalia interogatus, recte respondit: Io non son parente. Et ita juravit.

Eo die.

Coram ut ante citata comparuit Catharina filia quondam Bartholomei Gasparis Pusclavini. Que interogata se è statta in casa dil monigo in compagnia di detta Gioannina.

R. Io son statta due o 3 volte in detta casa a filare quest'inverno, et ho visto che detta Gioanina haveva gran panza et si lamentava di sentirsi male. Ma dopo che si fece tor sangue diceva esser megliorata bene. Et dopo ritrovata detta creatura, ho sentito mormorare che fosse di detta Gioannina. Altro non so. Solo più volta li dimandavo che cosa havesse che era così smarita. Rispondeva che era male che era venuto così, (28) et che saria passato via quando Dio vorà.

Et ita juravit etc.

Eo die.

Coram ut ante citatus Dominicus filius quondam Antonii del Cotol, qui interogatus che cosa ne sappi di questa cosa.

R. Io viddi che quella mattina si ritrovò detta creatura era tirata della cagnolina dil signor curato, l'haveva portata su nella strada per mezzo la casa della chiesa, et viddi che quella creatura non haveva né testa, né braccia, et si vedevano l'interni, et pareva frescha. Et il monicho la pigliò su et la portò via, ma non altro. Solo che si dice che è di Gioanina, figliola dil monicho, massime che è absentata via, et che si tiene che questa Gioannina habbi partorito otto giorni avanti quaresima. Et dice esser andata una sera in casa dil monicho, avanti che partorisse: et viddi che si tirava in canton della pigna. (29)

Et ad generalia interogata, recte respondit. Et juravit etc.

Eo die.

Coram ut ante citata comparuit Mighina uxor relicta quondam ser Antonii del Cotol.

Que interogata che cosa ne sappi di detta Gioannina.

R. che si refferise al detto d'un'altra volta di già datto etc.

Eo die.

Coram ut ante citata comparuit Catharina uxor ser Antonii del Sosio de Semogo.

Que interogata che cosa ne sappi di detta Gioannina.

R. Quella mattina che la cagna dil prete haveva tirato su quella creatura, et che l'andava tirando via, non viddi poi altro. Mi ritrovai presente et non so altro che quello che si dice, per esser fugita detta Gioannina, figliola dil monicho.

Et ad generalia interogata, recte respondit. Et juravit etc.

Eo die.

Coram ut ante citata Catharina uxor Antonii quondam Jacobi del Sosio.

Que interogata che cosa ne sappi, o habbi sentito a dire la detta Gioannina.

R. che: Venendo da Santo Abondio, parlando (g) con detta Gioannina, dimandandoli se era guarita, essa disse che dopo haver pigliato certe medicine che era migliorata. Né altro so. Et che est femina pregnans. (30)

Eo die.

Coram ut ante constituta Dominica uxor Stephani quondam Christofori Morselli, mater dicte Gioannine.

Et ei dicto che dica la verità del caso seguito con Gioannina sua figliola, et se si è mai accorta che sua figliola fosse gravida.

R. Io non me ne son mai accorta. Et quando si lamentava di haver male, pensava havesse altro male, perché di tal male non haverei creduto. Altro non so et, se io havessi conosciuto qualche cosa alla mia figliola, li haverei dato ordine.

I. se li è statto cavato sangue et per causa di che.

R. di sì, che li è statto cavato sangue dal barbiero di commissione dil dottore, qual dottore l'haveva vista in casa. Et inoltre dice che: La putta haveva tolto giù certe medicine, ma non so che medicine et che diceva esser migliorata alquanto doppo dette medicine. Aggiongendo che fece venire la moglie di Banser di Dorigo (h) per vedere che male havesse detta Gioannina, et dice che detta donna disse: Tua figliola non ha altro male, perché ne ho havuta una anco mi, che haveva grande panza.

I. dove dormisse detta Gioannina.

R. che dormiva sempre in una caneva insieme con noi, et che non se partiva mai di notte. Né altro non so che aggiongere.

Eo die.

Coram ut ante citata Magdalena filia quondam Jacobi Vitalis Filippi de Castelerio, uxor Baptiste filii dicti Stephani Morselli.

Que interogata super premissis

R. Io son quasi sempre statta in casa, acetto due sere che son statta fori di mio cugnato, et dormii alcune volte con essa Gioannina. Io son ben statta quando li fu cavato sangue, ma delle medicine non so cosa alcuna.

Eo die.

Coram ut ante citatus Joannes Baptista filius dicti Stephani Morselli.

Qui interogatus.

R. che non sa cosa alcuna. Solo che si era acorto che haveva la panza grande et diceva che haveva male, et che li fu cavato sangue dal barbiero, d'ordine dil signor dottore, qual venne dentro a vederla. Né altro so.

Et interogato dove sia detta Gioannina.

R. Giobbia (31) otto andassimo a messa, et credevamo venire anco lei. Et ritornati, non la trovassimo più. Et aggionge che potrebbe esser andato il padre a Bormio a far venir dentro il barbiero o sia il signor dottore.

Eo die.

Coram ut ante citata comparuit Magdalena uxor relicta Balthesaris Nicolai Dorici della Barona.

Que interogata super premissis.

R. sarà circa 22 giorni che venne in casa detta Gioannina, et mi dimandò che cosa doveva già fare, che si sentiva male. Et io li dissi, secondo le malatie, che si cercasse medici che la guarisse, dicendo che una volta con sua figliola Madalena, che era venuta cosi grossa, usorno certe erbe, et così guarì.

Et interogata che erbe doperava etc., rispose che adoperò soldola (32) et altre simili etc.

Eo die.

Coram ut ante citati Andrea Morcellus et Laurentius quondam Francisci Lafranchi, antiani hominum, et a loro dettoli, essendo statto comune voce a tutto Semogo che detta Gioannina era gravida, perché non habbino datto notifica all'Offitio.

R. Noi non habbiamo potuto darne notitia, stando che noi non habbiamo saputo niente.

Et dimandandoli la causa perché lunedì che fu scoperto quella creatura.

R. che quel giorno andorno a Bormio, et ne diedero parte all'arciprete, il quale disse: Basta così, et è mia cosa, stando che è statta trovata in chiesa, o sia nel segrato! Aggiongendo detto Andrea che il signor dottore Io[a]chimo Imeldi li dimandò come era seguito detto caso, et esso li contò il fatto et esso rispose: Ne havete datto notitia all'Officio? Et esso rispose: Signor, il nostro signor curato ne ha datto parte al signor arciprete. Et esso signor dottore disse: Basta così! Aggiongendo per sua diffesa che loro non ne sepero niente che fosse gravida, solo quel lunedì che ne diedero poi parte. Et aggiongendo che, passando per Premai, il suo signor curato li arivò, (33) dicendoli che ne voleva dar parte al signor arciprete, et che poi li haveria detto se faceva di bisogno darne parte all'Officio.

Et così hanno datto sigurtà di star a raggione, et pagare se haveranno falato, et di consignarsi ad ogni richiesta dell'Officio. Sigurtà si sono constituiti l'uno per l'altro, obligando etc.

Aggiongendo li predetti antiani che si maravigliano che li vicini non li habbino havisati.

Eo die.

Coram ut ante citata comparuit Margarita uxor Vitalis Christofori de Malencho de Semogo,

Qual interogata che cosa ne sappi in materia di detta Gioannina, et dimandato se mai quella Gioannina li haveva dimandato crespola.

R. Essendo in chiesa, una volta detta Gioannina quest'inverno mi dimandò se haveva de quelle erbe che si dimanda crespola, ma io non gliene diedi migha.

Et ei dicto che cosa se ne facci de quelle erbe.

R. che se ne magna et che sono forzose come la taneda. (34)

Et interogata se ha visto quella creatura.

R. Io viddi che li mancava un braccio et la testa, et quando fu ritornata a portare in segrato, li manchava ancor l'altro braccio. Et che ha sentito a mormorare che detta Gioannina era gravida. Altro non so.

Eo die.

Citata è comparsa Domenica moglie dil predetto Stephano Morcello, avanti alli predetti signori locotenente et regenti, qual ha datto sigur[t]à in pena de scudi cento, di consignarsi ad ogni richiesta dell'Officio. Sigurtà si è costituito il detto Steffano Morcello marito, qual ha promesso ut supra, obligando etc.

Et similmente il predetto Steffano ha datto la man in fede alli predetti signori di consignarsi nella pena sudetta de scudi cento, a richiesta ut supra dil predetto Officio.

Ancora dopo haver esseguito le predette cose, come di sopra, sono andatti li predetti signori locotenente Nesina et signori reggenti alla casa dell'habitatione dil detto Steffano Morcello, et ivi per Nicolò Rampo servitore, fatto le debite diligentie nell'haver ricercato detta Gioannina, imputata d'haver distrutto detta creatura, come per inditii etc. Et dopo chiamata alla casa conforme la dispositione de nostri Statuti, qual debba comparire a far sue diffese dell'imputatione ut supra dattali, imponendoli la pena de libre 25, solita d'imponersi alla forma ut supra, con la protesta che, non comparendo in termine statutario, di procedere poi più oltre etc. Et questo fu fatto alla presentia di Tonio quondam Giovanni Petrotto Batlana, (35) ser Antonio quondam Gioanni Sossio et Antonio della Monega, tutti di Semogo, et altri vicini etc.

1628. Die veneris 24 mensis martii.

Coram domino Francisco Viviano regente, citatus comparuit Petrus filius quondam Tonii Petri Brunenghi de Semogo, qui interogatus perché sia restato (36) di non pigliar per moglie Gioannina, figliola di Steffano Morcello.

R. Essendo io invitato a dover pigliar per moglie detta Gioannina, io non son restato per altro, se non perché era giovine et che non ero per maritarmi. Così risposi a chi mi interogò. Et allhora non so altro male di lei. Et è vero che, dopo scoperto questo negotio, che si mormora di lei, mi è statto detto (i) che quella mi volevano dar per moglie era gravida. Et viddi ancor io quel giorno la cagnolina dil prete a portar via quella creatura. Altro non so. Juravit etc.

Die veneris 24 mensis martii.

Coram dominis regentibus citatus fuit Jacobus quondam Gotardi Paizotti de Cipina, custos ecclesie Sancte Marie de Cipina.

I. se Gioanina figliola dil monaco di Santo Abondio per nome Steffano Morsello fu in casa li giorni prossimi passati.

R. Un giorno della settimana passata, venendo a casa, ritrovai in strada all'uscio della stalla, et dimandoli che fosse di Pedenosso et ch'aspettava altre persone che venessero per andare alla Madonna di Tirano. Li dissi che andasse su nella stuffa, fra tanto che fossero venuti chi l'aspettava, et stava in stuva. Spesse volte andava alla finestra guardando da quella. Cossì stete lì quella notte. Et il giorno seguente, ancora che nevigava. E dimorando essa ivi in stuva, dovendo io venir in su a Bormio, li dimandai che la fosse. (37) Mi rispose che fosse figliola dil monico di Semogo, et che fosse stato scoperto una creatura nel sagrato della chiesa di Semogo, et che quei dil Cotolo gli volevan male perché volevano loro la monigaria, (38) et che voglion male anco al reverendo. Et mi li dissi: Ti saras forse stata ti quella! Essa si mise a piangere, negando di tal cosa di lei, dicendo: Dio me guardi, e la Vergine Maria! Intendendo questo, li deti licentia da casa. E cossì mi partì, venendo a Bormio. Ritornato a casa, li fu detto che fosse venuta una donna che la chiamò, dicendo: Qua, che voglio andiamo a casa! La quale donna non fu da quei di casa conosciuta. Et cossì se partì. E nel andar essa giovine fuori dil uscio della stuva, quella donna li disse: O, povera ti! Et la giovane si mise a piangere, dicendo che lei non fosse stata quella che havesse fatto il male. E mi fu detto che, fingendo di andare in su, voltorno via per il sacrato e andorno giù, perché furono incontrate giù al Fortin (39) che la piangeva.

Et hoc est etc. Qui juravit etc.

1628 die martis 11 mensis aprilis.

Coram domino locumtenente in criminalibus domino Joachimo Alberto et dominis regentibus in antescripto processu nominatus etc. [comparuit] dominus doctor Jmeldus locumtenens.

I. se è stato ricercato per conseglio dall'antescritta Gioannina per sua infirmità.

R. In questo inverno, essergli un giorno stato dimandato conseglio del reverendo signor curato di Semogo per una donna, disse egli, di quelle di Pradella, la quale si trovava indisposta per non sentir le purghe ordinarie, così io li diedi consiglio che dovesse pigliare alla spetiaria una medicina, silicet spetie di hiera (l) due dragme, (40) mel rosato un'onza, et fatti in bocconi ne dovesse dare una mattina a digiuno all'inferma. Dallì a un giorno, non havendo essa pigliato il medicant etc. dal spetiale, disse che dalla monica, moglie di Steffano Morsello, era stato pregato a dimandarmi consiglio per una simile indispositione con una sua figliola. Così io li consigliai pigliar un'istessa medicina, come haveva ordinato per l'altra donna, et che con l'occasione che doveva andare il barbiere per salassare quelle di Pradella, sarebbe stato bene il valersene per far salassiare l'istessa al braccio et al piede in duoi giorni. Di lì a duoi giorni io li consigliai, me refferissero sentir affanni grandi di matrice, consigliai il cerotto di galbano. La donna non la viddi prima che con occasione mi andai a spasso insieme con reverendo signor prete Simon Murchio et signor dotor Zuccola nella casa del sudetto signor curato. Et interogata se haveva sentita utilità di medicina, me disse che sì, né io m'accorse d'altro, né manco dubitai d'altra infirmità. Aggiongendo non piacerli dar medicine ad alcune, particolarmente a donne, non vederle, però per conformarse al costume del paese farlo, se ben malvolentieri.

Et ita etc., per eius juramentum etc., ut juravit etc.

(a) Nell'originale: offitio.

(b) Nell'interlinea: la viddi a messa.

(c) Cancellato: perché stava alla casa del reverendo curato e di lui; nell'interlinea: sa.

(d) Nell'originale segue: ee.

(e) Lettura incerta. Forse nel senso di "porta novità"? L'aggettivo ritorna poco sotto, nella descrizione della creaturina dissepolta: viddi che quella creatura non haveva né testa, né braccia, et si vedevano l'interni, et pareva frescha.

(f) Lettura incerta.

(g) Nell'originale: paralndo.

(h) Così nell'originale (forma dissimilata di Balser). Più oltre: Balthesaris Nicolai Dorici della Barona.

(i) Segue, ripetuto due volte: detto.

(l) Lettura incerta. Si tratta, con ogni probabilità della iera, ghiera, gerapicra "elettuario a base di aloe, cinnamomo e altri ingredienti", voce dotta, dal lat. tardo hiera (antidotos) "contravveleno" (DEI 3, 1789-90 e 1926), gr. hierá pikrá e cioè "amara" in relazione al sapore e alle qualità terapeutiche.

(1) I processi della sorte primaverile sono raccolti in un fascicolo distinto da quelli della sorte invernale.

(2) Dial. ciànfa "zampa", "mano" (Longa 44), affine all'it. ciampa, variante di zampa, nap. anche ciànfa "zampa, piede" (DEI 2, 916; 5, 4106; REW 9598); it. inciampare.

(3) Mighina sarà giustiziata come strega nel 1630. Era sorella di Domenica Trameri detta la Chieriga e cognata di Giacomina del Valar (moglie di Cristoforo Cottolo), anch'esse giustiziate in quell'anno. Il marito Antonio Trabucchi del ceppo dei Cottoli fu assassinato nel 1622 da Balserino Scalotta, Cristoforo di Bernardo di Mighina, Romerio Sgritta, Cristoforo del Valar e Tonio Moiolo, tutti di Semogo (cf. ACB, Busta "Processi dal 1515 al 1800"; vedi anche il processo precedente, dove si ingiuria il figlio Antonio come appartenente a una raza buzzerona, ossia a famiglia poco limpida.

(4) "Si dica".

(5) Dial. sc'tremìda "spaventate" (Longa 250).

(6) Il cognome Folonari si è estinto a Semogo, per la migrazione dell'intero ceppo. Deriva da folonéir "fullone, gualchieraio" (Longa 70), lat. tardo fullonarius (REW 3562).

(7) Il luogo attorno alle chiese dove non veniva sepolto nessuno era quello a nord, dove non batteva mai il sole, e per questo era considerato luogo sconsacrato, appartenente al demonio.

(8) Qui nel senso di "confratelli".

(9) Dial. fòra che, nel senso di "se si eccettua che".

(10) Personale che sembra stare all'origine del cognome Gurini, diffuso specialmente in Valdidentro (Longa 327 e 330; Bracchi, BSSV 36, 116-7). Anno 1644: Magdalena filia quondam Dominici Francisci Gurini, habitatrix in valle Furvae… Domenigho Guerino d'Isolatia… Magdalena figliola quondam Domenigho Guerino; 1646: Maria filia quondam Colombani Guerini, dicta de Lorenzo de Semogo.

(11) Dial. sem., forb. i rùsc'cli, piatt., cep. i verùsc'cli, borm. verùsc'c', liv. erùsc'cli "il morbillo" (Longa 271), dal lat. tardo *vitrusculi "frammenti di vetro per il colore e la lucidità delle macchioline che compaiono sulla pelle", breg. vedrósc'cal, surselv. vadrùsc'chel "morbillo" (REW 9403).

(12) Nella parte del processo che precede.

(13) Dial. far a mént "porre mente, prestare attenzione, dare ascolto" (Longa 61). Poco sotto gli fece a mente "le ho posto attenzione".

(14) Borm. ant. mercurdì e mercoldì, forb. marculdì, liv. marcordì "mercoledì" (Longa 153), dal lat. Mercurii dies "giorno sacro a Mercurio" (REW 5519).

(15) "Sia" figlio di.

(16) I barbieri del tempo svolgevano anche funzioni di infermieri e si incaricavano, fra l'altro, di praticare salassi. Appena sotto è definito chyrugicus, chirugico "chirurgo". I Muggi erano originari di Livigno e fecero fortuna con la siderurgia nel secolo XVI con Vasino Muggi detto Gratta. Sulla medicina nel Contado di Bormio cf. St. Livigno, pp. 833 ss. Su Vasino Muggi cf., nello stesso volume, le pp. 205 ss.

(17) Il termine scientifico si è cristallizzato nella voce frontalasca sofrèna, sondal. zafrèna "la parte posteriore del ginocchio".

(18) Il cognome Moncecchi, ancora vivo nella media Valtellina, deriva da moncèch, in origine soprannome, da cui anche Moncecchi frazione di Vervio. Com. moncèca "donna dei costumi montani di Dongo, Gravedona e Sorico, che veste tonaca di panno bigio, stretta ai lombi con correggia e fibbia. Per voto fatto più secoli orsono a santa Rosalia per il ritorno in patria degli uomini di quei comuni, che erano in Sicilia a negoziare, dove infieriva la peste, le donne hanno deciso di vestirsi in tale modo" (Monti 151). Si dicono moncèche dal loro monte Francesco, mondónghe, perché abitano i monti di Dongo, e frate perché la loro tonaca assomiglia a quella dei frati di san Francesco" (Monti 151).

(19) Fumaròch casolare e bosco presso Santa Lucia in Valdisotto (Longa 304), anno 1316: et Zanetus de Famurogo (Inventario dei Beni del Monastero di Sant'Abbondio in Bormio, con metatesi vocalica reciproca); 1393: il bosco di Fumarono è tensato, verso mattina dal troio detto dei Cavalli, a mezzodi il rezzo della Carbonera e parte la Motta negra, a nulliora il dorso del Rezzo longo (Statuti boschivi). Dal lat. fumarium "sfogo per il fumo" (Bracchi, BSSV 52, 35-6).

(20) "Per supposizione, per congettura".

(21) Dial. menàr certa bóra a la ràsiga "condurre certi tronchi alla segheria".

(22) Seguono le varianti monic(h)o, borm. mónich "sacrista" (Longa 160; cf. SB020 e SB059).

(23) A Semogo è ancora vivo il cognome Lazzeri (Longa 330), a Bormio Lazzari (Longa 327), dal personale Lazzaro, sopra Piatta il toponimo la Làzera (Bracchi, BSSV 51, 66).

(24) Nei dialetti attuali non è più corrente la locuzione èser a gésa "essere in chiesa".

(25) Ancora attualmente li Rum tra Isolaccia e Semogo (Longa 314). Nei processi appaiono anche altre varianti: comparuit Anna filia Tonii Appollonii delle Runo (cf. SB044).

(26) Sbarramento fortificato a occidente di Isolaccia, sotto la località li Rum. Ancora nella toponomastica la località lungo il fiume Viola a ovest di Isolaccia è detta al Fòrt. Più avanti si accenna al Fortìn, sotto Semogo.

(27) L'èrba crésc'pola non è più conosciuta con questo nome. Va identificata colla valt. créspola "matricaria partenio, Pyrethrum parthenium L." a motivo dell'increspatura delle foglie (Monti 59). L'uso per cui l'erba è cercata ci viene rivelato dalla nomenclatura di contorno: novar. erba matricale, bresc. matricàl, bol. matricöria, tosc. matricale, matricaria, matrigale, abr. matricala, matrecana, matrehale, matricana, sardo matricaria.

(28) Dial. iscì, nel senso di "a caso, senza che ci conosca una causa precisa".

(29) «Nelle case patrizie la pigna ha spesso delle forme artistiche. Intorno alla pigna corrono le panchette. Si approfitta del piano superiore per stendervi panni ad asciugare. Spesso poi dal soffitto pende sopra la stufa un pacco di sego di pecora o di capra o di bue, al cunciamént, il quale serve a condire la minestra e la pasta della povera gente", in dòs pìgna "a ridosso della stufa» (Longa 197).

(30) La teste non è quindi tenuta a giurare.

(31) Dial. ant. (s)giöbia "giovedì" (Longa 81; cf. SB030).

(32) Erba ancora conosciuta con questo nome da pochissime persone anziane di Piatta. Da identificare con la com., mil. èrba sòlda, tosc. (Val di Chiana) sòldola "Aiuga reptans L." (DEI 5, 3532), it. consolida, sp. (con)suelda, dal lat. tardo consolida da consolidare forse a motivo delle proprietà astringenti (REW 2168; DEI 2, 1070).

(33) "Li raggiunse".

(34) Dial. tanéda "Achillea millefolium, erba iva; Tanacetum vulgare L.", tanéda de montàgna "tanedino di monte, erba iva, Achillea moschata Wulf." (Longa 287), piem. tanavéa, danavé, valt. danéda, tanéda "tanaceto" (Monti 317), ven. danéa, tosc. danéda, danéta, dal lat. (relitto ligure) tanaceta (REW 8555; DEI 2, 1209). L'aggettivo forzoso dal contesto sembra avere il significato di "abortivo". Gros. fén sfurzós "fieno ricco di calorie, molto sostanzioso" (DEG 797).

(35) Antico familiare scomparso, che ricalca l'appellativo professionale, anch'esso oramai ignoto batlàna "cardatore, vergheggiatore di lana" (cf. SB031), it. battilana, battilano (DEI 1, 464), nel 1336 a Piacenza battilana. È composto imperativale di battere e di lana.

(36) "Si sia ritirato da, abbia deciso di non".

(37) "Chi lei fosse", in dialetto: chi che la fudés.

(38) Dial. ant. la monigarìa "l'incarico di fare da custode della chiesa, l'ufficio di sacrestano".

(39) Cf. sopra, dove è citata la Sera di Isolatia (ora al Fòrt).

(40) La dramma dovrebbe corrispondere all'ottava parte di un'oncia, ossia a circa tre grammi.