Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum sorte invernale 1630-31 foglio staccato

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Persone
Appollonia Pradella di Semogo, detta del Folonaro
Procedimento giudiziario
Inchiesta su Appollonia Pradella di Semogo, detta del Folonaro, per stregoneria (6 dicembre 1630 - 27 gennaio 1631; ...)

Appollonia Pradella fu anch'essa incarcerata e processata dopo la delazione di chi in precedenza già era stato inquisito per stregoneria. Singolare la sua dichiarazione, dopo aver confessato di essere stata al barilotto: "Poi subito tornai a casa, e mi pareva d'esser sempre statta a casa", la quale fa supporre che la sua partecipazione al sabba sia avvenuta soltanto in sogno.

La sua morte fu sentenziata il 27 gennaio 1631.

La moglie di Antonio Mottino, la moglie del Capellero (1) figliola di Francesco di Curadiz, (2) Iacomina d'Antonio di Menico, Gioan Pietro di Pezel, (3) sua moglie, Gervasio di Giuliano.

In causa [de] Appollonia.

Abondio di Toni de Filippo, super informatione conversionis in lupum.

Item super informatione prime puelle, an fuisset credita maleficiata, et quare Vidal di Borm di Vas.

(1) Nella forma dialettale Capeléir, in origine un professionale, "fabbricante o venditore di cappelli".

(2) Curadìc', adiacenza di Isolaccia, ora detta Rasgìn, anno 1495: iacentis in Pezedo, ubi dicitur in Curadiziis; 1547: petiam una(m) prati stariorum novem aut circha, iacentem in Curadiziis; 1557: a flumine Abdue in partibus Curadiciorum usque ad possessiones Pezedi in medio (QCons); 1582: dovesse un pocho venire fori in li Curadiz… in dicto loco di Curadiz; 1613: appresso alla casa di detto Jordano, marito mio, dove si dice li Curadiz; 1703: Giacomo Coradiz, Gioan Olzel, mio fratello Nicolò (QInq). Il toponimo è probabilmente da mettere in rapporto col verbo curàr (su) "raccogliere da terra", con riferimento a lavori di bonifica del terreno da sassi e da sterpi ingombranti per essere messo a coltura. Gros. curadùsc "rimasugli di letame e di detriti, frutto della pulitura dei prati all'inizio della primavera" (DEG 323), friul. curadìzzis "repulisti" (REW e REWS 2412; DVT 289).

(3) Pézel falde fra Val Bociàna e Val Lìa in Valdidentro (Longa 313), negli Statuti boschivi: De busco de Pezzello… nemus de Pezello sit tensum usque ad prata Pezelli… buschus de Pecello sit de cetero tensus (StNBorm, c. 10; cf. Credaro, St. Garzetti 122: l'ultima aggiunta è dell'8 giugno 1398; cf. anche cc. 12, 15); Item buschus de Pezel sit tensus (StNBorm, Rubr. nova, c. 14; cf. Credaro, St. Garzetti 143). Le attestazioni antiche fanno pensare a un accento spostato sul suffisso, suggerendo come base etimologica un diminutivo di péc' "abete", lat. pĭceus, pĭcea "abete", in senso etimologico "ricco di pece o resina" (REW 6479; DTL 418; Sertoli 91). Cf. SB129, nota 43.