Heinrich Institor (Kramer), Jacob Sprenger, Il martello delle streghe

H. INSTITOR - J. SPRENGER, "Malleus maleficarum", Strasburgo 1486-1487 [trad.it.: "Il martello delle streghe. La sessualità femminile nel transfert degli inquisitori", Venezia 1977]

Parte I. Questione XI - Le streghe ostetriche in diversi modi uccidono nell'utero i concepiti, provocano l'aborto e, se non fanno questo, offrono ai diavoli i bambini appena nati

La verità esposta sopra viene provata al tempo stesso da quattro orribili atti compiuti sia sui bambini ancora nell'utero materno sia sui neonati. Siccome i diavoli devono eseguirli per mezzo delle donne e non degli uomini, quell'omicida si dà da fare per trovare alleati fra le donne più che fra gli uomini. E di tal fatta sono le opere.

I canonisti che trattano dell'impedimento ottenuto per stregoneria più di quanto non facciano i teologi, dicono che la stregoneria fa sì non solo che qualcuno, come è già stato detto, non riesca a compiere l'atto carnale, ma anche che la donna non concepisca o, qualora concepisca, in seguito abortisca. A questi si aggiungono un terzo e un quarto modo: qualora non riescano a provocare l'aborto, uccidono poi il bambino oppure lo offrono al diavolo.

Intorno a questi primi due metodi non sussiste alcun dubbio perché l'uomo con mezzi naturali e senza l'aiuto dei diavoli, per esempio con erbe o altri impedimenti, può fare in modo che la donna non possa generare o concepire. Ma di questo si è già trattato. A proposito degli altri due metodi occorre esaminare se possano essere praticati anche dalle streghe e certo non sarà necessario dedurre argomentazioni qualora i giudizi e gli esperimenti di estrema evidenza rendano le cose più credibili.

Quanto al primo dei due metodi, certe streghe, che vanno contro l'inclinazione della natura umana, anzi contro le condizioni proprie di tutte le bestie, eccettuata solo la specie del lupo, sono solite divorare e mangiare i bambini. A questo proposito l'inquisitore di Como, (1) di cui si fa menzione altrove, ci ha raccontato che per questo motivo era stato chiamato a fare l'inquisitore tra gli abitanti della contea di Burbia. (2) Infatti, un tale, cui era stato rapito un bambino dalla culla, mentre spiava un convegno notturno di donne, aveva visto e constatato che il bambino veniva ucciso e divorato, dopo che ne era stato bevuto il sangue. Così in un solo anno, quello immediatamente trascorso, mandò al rogo quarantuno streghe, mentre altre si erano rifugiate presso l'arciduca d'Austria Sigismondo. A conferma di questo vi sono alcuni scritti di Giovanni Nider nel suo Formicarium.

Il ricordo del recente libro e di ciò che egli scrisse è ancora vivo, per cui non risulta incredibile come può sembrare. Sono proprio le streghe ostetriche a causare i danni peggiori, come hanno raccontato a noi e ad altri le streghe pentite, le quali dicevano che nessuno nuoce alla fede cattolica più delle ostetriche. Infatti quando non uccidono il bambino, lo portano fuori dalla camera come se dovessero fare qualcosa, ma sollevatolo in aria lo offrono ai diavoli. Nella seconda parte del settimo capitolo si parlerà dei metodi che osservano le streghe in queste cose vergognose. Ma prima di affrontare questo argomento occorre una premessa a proposito del permesso divino. Infatti fin dall'inizio è stato detto che tre cose concorrono necessariamente all'effetto stregonesco: il diavolo insieme con la strega e il permesso divino. (3)

Parte II. Questione I. Capitolo IV - Continua sul modo della professione sacrilega.

Il modo in cui si compie la professione sacrilega, in base ad un patto di fedeltà esplicito con i vari diavoli, è vario, a seconda delle diverse pratiche cui attendono le stesse streghe per fare le loro stregonerie. Per la comprensione di questo fatto dapprima bisogna premettere che, come ci sono tre tipi di streghe, come si è accennato nella prima parte del trattato, cioè quelle che procurano lesioni, ma che non sono capaci di curare, quelle che curano, ma che, per un singolo patto intrapreso col diavolo, non procurano lesioni, e quelle che procurano lesioni e curano. Tuttavia, fra quelle che procurano lesioni, vi è un tipo superiore agli altri, e quelle che sono di questo genere sanno perpetrare tutte le diverse stregonerie che le altre esercitano singolarmente. Perciò descrivendo la loro professione, si fa luce abbastanza anche sulle altre specie. Vi sono certe che, contro l'inclinazione della natura umana e persino di tutte le belve, sono solite divorare e mangiare i bambini della propria specie.

Questa è la specie suprema nel compiere le stregonerie: queste sono infatti quelle che procurano altri innumerevoli danni. Infatti esse scatenano grandinate, venti dannosi con fulmini, procurano sterilità negli uomini e negli animali, i bambini che non divorano li offrono ai diavoli, come apparve sopra, o li uccidono in altro modo. Ma questo accade ai bambini non rinati nel fonte battesimale, mentre quelli che divorano sono rinati, come sarà chiaro, e ciò non senza il permesso di Dio. Sanno anche gettare i bambini nell'acqua quando vi camminano vicino, senza che nessuno le veda e al cospetto dei genitori; far imbizzarrire i cavalli sotto i cavalieri, passare in un luogo all'altro nell'aria sia corporeamente sia immaginariamente, (4) far cambiare le disposizioni dei giudici e dei magistrati affinché non siano in grado di nuocere loro, procurare a sé e agli altri il silenzio durante i tormenti, scatenare un grande tremito nelle mani e negli animi di coloro che le catturano, manifestare ad altri cose occulte, e predire alcuni avvenimenti futuri per informazione dei diavoli, quelli cioè che possono avere una causa naturale, scorgere le cose assenti come se fossero presenti, mutare le menti degli uomini verso un amore o un odio disordinati; e anche far morire per un colpo di fulmine chiunque vogliano, sia uomini sia animali, privare della potenza generativa oppure della potenza di coito, procurare l'aborto, uccidere i bambini nell'utero della madre con il solo contatto esterno, e anche con il solo sguardo senza contatto, ed eventualmente stregare uomini e animali e dar loro la morte, dedicare ai diavoli i propri figli: in breve sanno procurare, come è stato premesso, tutte quelle cose pestifere che le altre streghe fanno singolarmente, quando la giustizia di Dio permette che avvengano tali cose. Dunque quelle che appartengono a questo genere superiore sanno perpetrare ciò, ma non in senso contrario.

Questo tuttavia è comune a tutte: praticare sporcizie carnali con i diavoli. Pertanto dal modo di professare di quelle che appartengono a questo genere superiore, facilmente si potrà capire il modo delle altre streghe.

Furono tali recentemente alcune, trent'anni fa, nei confini sabaudi, verso il dominio di Berna, come racconta Nider nel Formicarium. Mentre ora, nei confini della Lombardia, verso il dominio del duca d'Austria, dove appunto l'inquisitore di Como, come si è trattato nella parte precedente, in un anno fece bruciare quarantuno streghe, e ciò avvenne nell'anno del Signore 1485, e ancora oggi si affatica in una continua inquisizione.

Il modo dunque di professare è di due tipi. Uno solenne, per somiglianza al voto solenne, e l'altro privato, che può essere fatto al diavolo, separatamente, in qualunque momento. Il solenne ha luogo tra loro, quando le streghe si riuniscono in adunanza a una data stabilita; vedono il diavolo che ha assunto figura umana, il quale le esorta a serbargli sempre fedeltà, con abbondanza di beni temporali e lunga vita, allora le presenti gli raccomandano una novizia affinché la accolga. Il diavolo chiede se voglia rinnegare la fede, il culto cristiano, la donna immensa (così infatti denominano la beatissima Vergine Maria) e se non intenda più venerare i sacramenti: dopo aver trovato la novizia o il discepolo disposti a farlo di loro volontà, allora il diavolo stende la mano e a sua volta il discepolo o la novizia, levando la mano, promette di osservare i patti. Allora il diavolo, ottenute le cose premesse, aggiunge subito che non bastano e, quando il discepolo chiede cos'altro ci sia da fare, il diavolo chiede l'omaggio che consiste nell'appartenergli nell'anima e nel corpo per l'eternità e nel volere, per quanto più possibile, associare a sé chiunque altro dell'uno e dell'altro sesso. Aggiunge poi che gli si preparino certi unguenti, tratti dalle ossa e dalle membra di bambini, sopra tutto di quelli rinati nel fonte battesimale, per mezzo dei quali e con la sua assistenza, potranno eseguire tutte le sue volontà. (5)

Parte II. Questione I. Capitolo IV - Come le streghe si danno ai diavoli incubi.

Per non parlare di quanto fece il nostro collega, l'inquisitore di Como, nella contea di Burbia, che nello spazio di un anno, il 1485, fece bruciare quarantuno streghe, che, come si diceva affermavano tutte pubblicamente di essersi date a queste sporcizie diaboliche […]. (6)

Parte III. Questione XV - Continuazione dei tormenti; cautele e segni da cui il giudice può conoscere la strega e come deve premunirsi dalle loro stregonerie; in quale modo possano essere rasate dove tengono nascoste le loro stregonerie; insieme con dichiarazioni varie allo scopo di ovviare alla stregoneria del silenzio. Atto undicesimo.

[…] Tuttavia nelle regioni della Germania tale rasatura, sopra tutto intorno ai luoghi segreti, è ritenuta molto disonorevole, per cui neanche noi inquisitori l'abbiamo usata. Abbiamo invece fatto radere i capelli e, versando in un calice o in una tazza d'acqua santa una goccia di cera benedetta e invocando la santissima Trinità, l'abbiamo data da bere tre volte a digiuno e così per grazia di Dio abbiamo eliminato dai più la stregoneria del silenzio. Invece in altri stati gli inquisitori ordinano di fare tale rasatura su tutto il corpo. Per cui l'inquisitore di Como ci ha comunicato che l'anno scorso, ossia nel 1485, per suo mandato erano state bruciate quarantuno streghe tutte con il corpo interamente raso: fu nel distretto della corte di Burbia, detto in volgare Wormserbad, ai confini con l'arciduca d'Austria, verso Milano […]. (7)

(1) Nicola da Menaggio dell'Ordine dei Predicatori, come risulta dai pubblici registri del Contado di Bormio.

(2) Bormio, con assimilazione delle due labiali. Cf. nell'a. 1160: peciam de sua portione de alpibus de Ledorna de loco Bulmi (Perg. del Monastero di S. Abbondio in Como, Arch. di Stato di Torino).

(3) Malleus, pp. 127 e 128.

(4) Si smentisce quanto affermato nel Canon Episcopi, secondo cui il volo delle streghe è solo immaginario. Vedi anche le pagine successive e passim.

(5) Malleus, pp. 182, 183, 184.

(6) Ibidem, p. 203.

(7) Ibidem, p. 389.