Lombardia Beni Culturali
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Carta iudicati

1158 settembre 10, Milano.

Giovanni detto de Vico, di Garbaniate Marcium, professante la legge longobarda, dispone che, dopo la sua morte, la chiesa di S. Maria alla Porta di Milano riceva il fitto annuo di uno staio di segala su di un campo situato nel detto luogo di Garbaniate. I nipoti del detto Giovanni potranno tenere tale campo finché pagheranno il fitto sopra indicato; se invece non pagheranno, il campo passerà alla nominata chiesa di S. Maria alla Porta.

Originale, ASMi, AD, pergg., cart. 303, n. 94 [A]. Copia semplice dell'inizio del sec. XIX, ivi, ms. allegato ad A di mano di P. Caimi. Copia semplice del sec. XVIII, G. C. Della Croce, Codex Diplomaticus Mediolanensis, I, 8, f. 165rv. Sul verso, di mano contemporanea: Carta iudicati quam fecit Iohannes de Vico de loco Garbaniate Marcio per starium .I. de sicale intus campum .I. iacentem in territorio ipsius loci qui dicitur Campus de Arnaldo. Seguono altre annotazioni tarde.

Regesto: Occhipinti, I de Vico, p. 739.

Pergamena di mm. 79/89 x 292/291; in buono stato di conservazione, ha il lato inferiore irregolare; presenta inoltre un difetto di concia in basso nella parte non scritta, ed è scurita ai margini.
La sottoscrizione del notaio Anselmo è autografa, ed è in inchiostro più scuro di quello usato dal notaio scrittore Dionisio.
La copia del Caimi, allegata ad A, reca sul verso la scritta: Sec. XII Monastero di S. Ambrogio. L'attribuzione del documento al monastero di S. Ambrogio rivela nel Caimi scarsa conoscenza del fondo.

(SN) Anno dominice incarnationis millesimo centesimo quinquagesimo octavo (a), decimo die mensis septembris, indictione septima. Ego (b) in Dei nomine Iohannes qui dicor de Vico (1) de loco Garbaniate Mar|cio (2) qui professus sum lege vivere Longobardorum volo et iudico seu per istum meum iudicatum confirmo ut presenti die et hora post meum decessum habeat ecclesia Sancte Marie ad Portam (3) de civitate Mediolani | habeat (c) omni anno starium unum fictum sicalis intus campum unum iacentem (d) in territorio (e) suprascripti loci ubi dicitur in Campo de Amaldo; coheret ei a mane et a meridie et a monte Ambrosii Guazonis, a sero Merdariolo (4), et est per mensuram | pertica una vel si amplius fuerit infra ipsas coherentias in integrum; eo tamen modo ut nepotes mei qui supra Iohannis teneant suprascriptum campum quam diu voluerint et solvant suprascriptum (f) starium unum fictum omni anno eidem | ecclesie ad mensuram Mediolani, tractum et consignatum eidem ecclesie. Et si suprascripti nepotes mei noluerint dare suprascriptum fictum eidem ecclesie ut supra, suprascriptus campus deveniat in potestate suprascripte ecclesie | ad fatiendum proprietario aut libellario iure quodcumque voluerit pro remedio et mercede anime mee. Quia sic decrevit mea bona voluntas. Actum suprascripta civitate.
Signum + manus suprascripti Iohannis qui hanc cartam iudicati ut supra fieri rogavit.
Signum + manuum Adammi Venaroni (5) et Siri Ferrarii et Iohannis de Oldanis, testium.
(S) Ego Anselmus, notarius sacri palatii, tradidi rogatus et subscripsi.
(SN) Ego Dionisius, notarius sacri palatii, scripsi.


(a) octavo su rasura.
(b) E- su rasura.
(c) Così A, con ripetizione del verbo.
(d) sicalis - iacentem su rasura.
(e) habeat - territorio ripassato con inchiostro che si direbbe diverso da quello usato dal notaio scrittore.
(f) A istu(m) con omissione del consueto segno abbreviativo (lineetta obliqua intersecante le aste della s e della t).

(1) Sulla famiglia dei de Vico, v. sopra Doc. 5, n. 1.
(2) Per Garbaniate, v. Doc. 1, n. 3.
(3) La chiesa milanese di S. Maria alla Porta, così detta dalla vicina Porta Vercellina, esisteva già prima del XII secolo. Nel 1105, in occasione del rinvenimento di alcune reliquie, vi si istituì la festa dell'Agios. La chiesa come la si può vedere oggi non ha però più nulla di medioevale, ma è il risultato di una serie di rifacimenti e di restauri che, iniziatisi sullo scorcio del XV secolo, proseguirono fino alla metà del secolo scorso (Latuada, IV, pp. 167-176; Giulini, Memorie, II, p. 745; cf. Liber notitiae, 263 B).
(4) Per il Merdariolus, v. Doc. 7, n. 3.
(5) Sulla famiglia dei Veneroni, v. sopra Doc. 1, n. 2.

Edizione a cura di Annamaria Ambrosioni
Codifica a cura di Gianmarco Cossandi

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