vicinanza di Livigno sec. XIV - 1797

Vicinanza, comune o comunità del contado di Bormio, appartenne alla pieve di Bormio.
Il toponimo si trova citato in un atto di infeudazione del vescovo Ardizzone di Como ai Venosta, risalente al 1187, come “alpes vinee et vineole”: fino al 1339 il toponimo si trova citato in questa forma, che deriva probabilmente da “lavina” (Toponimi, Livigno; Baitieri 1959). Il toponimo Livigno definiva genericamente l’intera vallata, a partire approssimativamente dall’attuale località del Rin da Rin, mentre il toponimo Livignolo ne definiva la continuazione verso mezzogiorno.
Lo status giuridico della vicinanza di Livigno all’interno del contado di Bormio è legata strettamente all’ascesa politica del comune di Bormio, che una volta affrancato dall’egemonia e limitazione nella propria giurisdizione derivante dal diretto esercizio degli antichi diritti signorili, tentò, nel terzo decennio del XIV secolo, di usurpare nella valle i diritti dei Venosta e del vescovo comense, del quale i Venosta erano vassalli.
Almeno in origine, Livigno fu per Bormio un vero e proprio dominio, dato che nel consiglio ordinario del comune di Bormio ai livignaschi non era concessa rappresentanza. È probabilmente vero che il comune di Bormio ebbe un’origine federativa (Besta 1945), ma alla base della federazione non c’era l’uguaglianza dei federati (Storia di Livigno 1995).
La vicinanza di Livigno era organizzata in contrade, che si radunavano in consiglio, nominando come propri referenti degli anziani.
Nel periodo della maturità delle istituzioni comunali bormine, i livignaschi partecipavano al consiglio del popolo del comune con tre rappresentanti, cioè il luogotenente e due anziani, o due consoli e mistrale.
Gli statuti di Bormio non disciplinavano i consigli e le modalità di funzionamento delle assemblee vicinali, ciononostante, nel capitolo 161, ad esse era attribuita una effettiva potestà amministrativa e regolamentativa nell’ambito delle contrade.
Fino alla riforma statutaria imposta dalle tre leghe nel XVI secolo, l’interlocutore politico della vicinanza di Livigno fu il comune di Bormio. Nel XVII secolo, nonostante il divieto statutario, si consolidò l’uso di ricorrere alla corte della dieta delle tre leghe anche per le cause di primo grado, soprattutto nei contenziosi con il governo locale.
Nel periodo grigione la vicinanza di Livigno era tenuta alla gestione, tutela e manutenzione sulla parte delle risorse e delle infrastrutture comunali ad essa assegnate, tra cui le strade, i ponti, le riparazioni dei fiumi e dei rivi, gestione dei pascoli e custodia dei boschi. In virtù di un arbitrato del 1589 Livigno aveva diritto a scegliersi un estimatore pubblico, che doveva prezzare i beni soggetti a pegno od ipoteca sottoposti ad azione di esproprio.
Dal 1538 è testimoniata l’esistenza degli aguadri dei boschi, che formavano una commissione per la tensatura dei boschi, composta da tre livignaschi e da un rappresentante del comune (Storia di Livigno 1995).
La vicinanza aveva un libro degli ordini, o corpus regolamentativo della comunità (ordini di Livigno sec. XVIII), che nel 1721 subì una sorta di sistemazione e la cui tenuta era a a carico della “ragione” di Livigno.
L’archivio di vicinanza ebbe un suo inventario nel 1721, scritto dal notaio Alberto Silvestri e conservato presso l'archivio parrocchiale di Livigno; in esso la documentazione compare elencata e distinta in due categorie sommarie: registri e carte sciolte. La tenuta dell’archivio era affidata alla ragione.
Con decreto del 5 febbraio 1653 alla vicinanza di Livigno fu riconosciuto il diritto di nominare autonomamente un ufficiale nella milizia del comune di Bormio con il titolo di sergente, coadiuvato da due caporali.

ultima modifica: 09/01/2007

[ Saverio Almini ]