comune di Chiavenna sec. XI - 1797

Il toponimo “Clavenna” si trova già citato nell’itinerarium provinciarum Antonini Augusti del III secolo d.C. (Ariatta 1990). Le fortune successive della località, più che alla disponibilità e feracità delle terre, si dovettero alla sua posizione strategica, alla base delle vie verso i passi alpini dello Spluga, del Maloja, del Septimer e dello Julier, e di conseguenza alla sua importanza sia militare sia commerciale, come luogo di transiti e sede di mercato.
Il comune di Chiavenna, nominato già nel 1030 (quando aveva anche un caneparo) (Buzzetti 1929), dalla fine dell’ XI secolo ebbe un ordinamento stabile formato da consoli (originariamente rappresentanti delle assemblee vicane all’interno della pieve), che ne costituivano l’organo esecutivo, e dall’assemblea generale dei vicini, come organo deliberante.
I consoli di Chiavenna erano in origine tre, in seguito furono sei, quattro per Chiavenna e due per Piuro. Dal comune di Chiavenna, che comprendeva originariamente tutta la compagine della pieve, si staccarono dapprima Piuro, con il quale è documentata una controversia tra gli anni 1151-1155 sottoposta prima a Como e poi a Milano (Fossati 1901, n. 117, 119, 127, 130), e solo in seguito, nel XIII-XIV secolo, le vicinanze di Mese, Prata, Valle (Val San Giacomo).
All’inizio del XII secolo in Chiavenna apparivano ben distinte le classi dei nobiles e dei vicini. Nel 1213 è citato un podestà di Chiavenna, nel 1217 la milizia comunale, nel 1218 un giudice del comune, nel 1267 un vicario del podestà (Buzzetti 1929).
Dal XII secolo, da quando cioè i diritti comitali vennero esercitati dal comune giuridicamente e non solo di fatto, Chiavenna e Piuro ebbero la qualifica di borghi, essendosi la popolazione ormai affrancata da qualsiasi dominatus (Aureggi, Ariatta 1983).
Un segno tangibile dell’evoluzione del comune di Chiavenna nel XII secolo ci è offerto, oltre che dalle testimonianze documentarie, anche dal fonte battesimale di San Lorenzo, donato nel 1156 dai consoli di Chiavenna e di Piuro alla chiesa plebana: tra le altre figure, l’autore scultore del monolito illustrò in tre personaggi simbolici la popolazione del comune: un uomo a cavallo con il falcone, rappresentante della nobiltà, elemento costitutivo del comune, in posizione a lui subordinata; un uomo racchiuso in una cinta murata, simboleggiante la classe dei cives e dei mercatores, che vivevano entro le mura del borgo; un fabbro ferraio, a rappresentare gli artigiani. Manca nell’intera raffigurazione l’elemento rurale, che tuttavia fu alla base dell’origine stessa del comune, evolutosi originariamente dalla comunità dei proprietari di beni individuali che avevano le loro pertinenze indivise nei fondi vicanalia e conceliba (Aureggi 1959; Aureggi, Ariatta 1983).
Si conservano frammenti degli statuti di Chiavenna del 1311, con successive modifiche (testimoniate nell’Archivio Capitolare Laurenziano degli anni 1320, 1327, 1334; gli statuti di Chiavenna ottennero conferma dai Visconti nel 1339 (Buzzetti 1929).
Negli sviluppi dei secoli successivi, attraverso le dominazioni visconteo-sforzesca e grigione, il quadro istituzionale di Chiavenna deve essere considerato tenendo conto del libero ordinamento interno della comunità di Chiavenna, come autonoma espressione delle proprie funzioni, in rapporto con i comuni esteriori che ne costituivano la giurisdizione e con l’intero contado, a cui si sovrappose il governo delle tre leghe, che consolidò definitivamente l’insieme contribuendo a dargli una peculiare fisionomia.
Il comune di Chiavenna, citato nel 1335 come “comune burgi de Clavena” (statuti di Como 1335), era formato dal borgo suddiviso nei quartieri di Montano, Mezzo, Ponte, Oltremera, e dalle vicinanze di Bette, Crotti e Meina, Pianazzola, Dragonera, in articolazione democratica che vedeva i singoli quartieri con un proprio consiglio per la discussione dei rispettivi interessi, e ciascuna vicinanza governata da un console con un proprio particolare governo economico, e quindi con propri esattori per la riscossione delle taglie, la cui elezione veniva ratificata dal consiglio ordinario segreto del comune. Gli esattori delle vicinanze tenevano una specifica contabilità e ne davano conto al console del comune di Chiavenna.
L’intera comunità era governata dal consiglio generale e dal consiglio ordinario segreto, a volte ampliato nel consiglio detto della giunta straordinaria (Inventario Chiavenna 1996; Carnazza 1963).

ultima modifica: 09/01/2007

[ Saverio Almini ]