contado di Chiavenna sec. XIV - 1797

La denominazione di contado di Chiavenna ricorre dalla metà circa del XIV secolo, contemporaneamente alla scomparsa del titolo di conte di Chiavenna. L’origine della contea di Chiavenna (comitatus clavennensis), benché manchino i diplomi relativi all’istituzione, si deve collocare in epoca ottoniana, e il signore fu verosimilmente di famiglia retica d’oltralpe. La tradizione vuole che sia stato Corrado di Hohenstaufen il sovrano che concesse l’esercizio dei poteri comitali su Chiavenna ai consoli del comune, in nome del quale avrebbero dovuto essere esercitati (Besta 1955). Nel 1158 l’imperatore Federico I dichiarò Chiavenna parte integrante del ducato di Svevia, e delegò i consoli del comune ad esercitare i diritti comitali spettanti al duca di Svevia. Per l’esercizio di tali diritti il comune sostenne controversie con Como: Chiavenna fu infatti nel medioevo al centro di un complesso di interessi che superava i ristretti confini del suo territorio, relativamente povero e scarsamente popolato, ma di importante posizione geografica.
Il nucleo fondamentale dei poteri comitali chiavennaschi esercitati dal vescovo di Coira e dagli altri signori retici nell’età feudale erano essenzialmente militari, a cui si aggiunsero l’esercizio di diritti finanziari e di diritti di governo sul territorio e la popolazione. Il comune, già ben organizzato nel 1097 (Buzzetti 1902) strappò a poco a poco ai vecchi signori il prestigio e le pubbliche funzioni, e i diritti economici che a ricompensa dei loro uffici essi potevano pretendere. Con l’inizio del XIV secolo, tramontarono i diritti feudali classici in Chiavenna, o almeno ne terminò l’esercizio da parte del vescovo di Coira e dei signori retici. Con concessione di Ludovico il Bavaro nel 1339 e di Carlo IV di Boemia nel 1349 si instaurò un secondo ciclo di diritti retici sul territorio di Chiavenna, continuando, sia pure in forma modesta, alcuni diritti curiensi; nella seconda metà del XIV secolo, seguì una terza fase, con diritti indipendenti da quelli esercitati e vantati in precedenza: si trattava di poteri essenzialmente militari, che erano esercitati a nome del papa, da un signore retico, Tomaso Planta, forse attraverso il vescovo di Coira, e poi da Ulrico di Matsch, attraverso il vescovo di Bressanone, sul castello, centro fortificato, valle di Chiavenna e loro pertinenze, pur nel riconoscimento sia del comune di Chiavenna sia di quello di Piuro.
Nel XV secolo sarebbe tornato ad affermare la propria signoria un conte di Chiavenna (famiglia Balbiani), ma il contenuto dei suoi poteri e il significato loro sarà ben diverso da quello esercitato dal vecchio feudatario (Aureggi 1955).
Tra gli ufficiali del dominio visconteo-sforzesco sono citati, a partire dal secondo decennio del XV secolo, podestà e vicari del podestà del contado di Chiavenna e castellani di Chiavenna. La carica di podestà, nel 1452, era unita a quella di commissario (Guastella 1936). Le attribuzioni di quest’ultimo magistrato, secondo un decreto di Filippo Maria Visconti del 1423, non si dovevano estendere ad altro “quam ad ea quae ad bonam custodiam et conservationem dictarum civitatum seu terrarum spectent et nostrum statum concernent, in quibus eisdem concedimus plenam potestatem” (Santoro 1968). Nel 1479 si trovavano come castellani della valle di Chiavenna Lancelotto e Felice fratelli de Perego, sostituiti nel medesimo anno da Francesco e Giacomo de Riva (Guastella 1936); nel 1500 erano connestabili del ponte sul Mera Giovanni Maria e Giacomo de Rippa, zio e nipote, nominati a beneplacito. Con il titolo di connestabile venivano generalmente indicati coloro che avevano in custodia le porte della città (Santoro 1968).
Il governo grigione conservò il libero ordinamento del contado di Chiavenna, articolato nelle giurisdizioni di Chiavenna, Piuro e Val San Giacomo, ciascuna dotata di una propria autonomia e di propri statuti; i governatori grigioni (commissario a Chiavenna, podestà a Piuro, ministrale, oriundo della valle, in Val San Giacomo) non partecipavano nè convocavano i consigli delle giurisdizioni, svolgendo una funzione di controllo, che si esplicava soprattutto nell’organizzazione della giustizia.
I consoli di tutti i comuni della Valchiavenna formavano il consiglio di contado.
Le riunioni del consiglio, convocate dal console di Chiavenna, avvenivano nella casa stessa del console e dal 1714 nella sala dei consigli in Chiavenna; erano convocate mediante missiva redatta dal cancelliere e recapitata dal servitore dei comuni per questioni inerenti la nomina dei deputati dei minori, l’incanto del pascolo dei cavalli nel piano di Mezzola e dei beni della Triulza (nel territorio di Samolaco), la manutenzione delle strade, l’amministrazione della giustizia, la ripartizione delle spese processuali e per il mantenimento del palazzo della ragione, i doveri verso il commissario grigione, le visite pastorali del vescovo di Como, i provvedimenti generali di ordine pubblico, sanitario e militare riguardanti le singole giurisdizioni e l’intero contado (Bossi 1965; Bossi 1969; Bossi 1983; Buzzetti 1929; Cerfoglia 1948; Crollalanza 1867).

ultima modifica: 09/01/2007

[ Saverio Almini ]