ufficio di insinuazione 1610 - 1798

L’editto di Carlo Emanuele del 28 aprile 1610 stabiliva l’ufficio d’insinuazione “nelle province di qua da monti”. Dal 1 luglio 1610 tutti gli instrumenti e atti pubblici dovevano essere sottoposti a insinuazione, fatti salvi i contratti della camera dei conti, le quietanze della tesoreria regia, le investiture, gli affitti di beni delle comunità e ogni atto soggetto al successivo deposito nell’archivio del senato o negli archivi pubblici.

Era fatto obbligo a tutti i notai, segretari di comunità e magistrati di inviare al segretario delle insinuazioni e dell’archivio della tappa e ufficio di riferimento, gli instrumenti soggetti all’obbligo dell’insinuazione.

Era compito dei segretari degli uffici d’insinuazione tenere un libro giornale su cui annotare gli instrumenti, con il nome dei notai rogatari e dei contraenti.

L’editto stabiliva anche le norme per l’esercizio della professione di notaio, ordinando l’istituzione in tutte le principali città dello stato di un collegio dei notai e la proibizione a ogni vassallo e suddito di avvalersi di notai non residenti e non collegiati nello stato di Sardegna (editto 28 aprile 1610).

Con manifesto camerale 9 novembre 1770 vennero attivate le tappe, sedi degli uffici d’insinuazione nelle province di nuovo acquisto, tra cui Vigevano e Voghera. Nella provincia di Voghera vennero stabilite le tappe di Voghera, Broni, Bobbio e Varzi. Ogni tappa era sede dell’archivio di insinuazione e a essa dovevano essere rimessi tutti gli atti e contratti stilati nelle terre e luoghi aggregati a ciascuna tappa (manifesto 9 novembre 1770).

La repubblica francese abrogò i diritti di notariato e insinuazione istituendo la registrazione degli atti.

Con regio editto 12 luglio 1814 furono ristabiliti gli archivi d’insinuazione e con manifesto camerale 1 luglio 1816 vennero ristabilite le tappe provinciali d’insinuazione di Voghera, Casteggio, Varzi, Bobbio e Broni (Duboin 1827-1854).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Saverio Almini ]