comune di Sorisole sec. XII - 1797

L’esame di alcuni atti risalenti al VIII e IX secolo dimostra il passaggio del “fundus” di Sorisole dalla proprietà regia a quella vescovile. Tale processo di acquisizione è destinato a completarsi nel XII secolo. Fondamentale per capire l’estensione e la rilevanza del fundus sono due atti: il primo del 1180, nel quale il vescovo di Bergamo investì il comune del diritto di riscuotere il fodro; il secondo del 1249 con il quale il vescovo Adalberto da Terzo stipulava un contratto di enfiteusi perpetua dei suoi diritti feudali con i sindaci di Sorisole. Il vescovo rimaneva però “dominus loci” titolare di tutte le prerogative della giurisdizione civile e criminale e della potestà di imporre ogni tipo di dazio e contribuzione. La divisione del “fundus” in vari compartimenti indipendenti tra loro viene ripresa dallo Statuto di Bergamo del 1248 in cui Sorisole viene designata come entità divisa e autonoma rispetto a Azzonica, Ponteranica, Rosciano, Olera, Prato della Rovere e Poscante. Nel 1331 faceva alla “facta” di Porta San Lorenzo (Statuto di Bergamo 1331). I capifamiglia di Sorisole, il 16 luglio 1419, consegnarono il comune ai Visconti con giuramento di fedeltà a Filippo Maria, duca di Milano, rappresentato dal suo luogotenente, il Carmagnola. Tale giuramento non impegnò per lungo tempo i sorisolesi che, in occasione dello scontro tra Visconti ghibellini e veneziani guelfi, si schierarono decisamente con questi ultimi. La particolare posizione geografica di Sorisole fu di grande aiuto alla Serenissima durante l’assedio a Bergamo e una volta ottenuto il dominio di Bergamo, Venezia contraccambiò Sorisole con l’esenzione dai dazi e da altre contribuzioni dirette. Un’ulteriore proroga dello stato giuridico conseguito dal comune nel 1428 venne concessa come premio alla resistenza fatta al generale milanese Piccinino che tentò di riportare Bergamo ai Visconti. Sorisole dimostrò in più circostanze la sua fedeltà a Venezia e ne ottenne in cambio benefici fiscali.
Il governo del comune era affidato a funzionari nominati dal consiglio generale dei capifamiglia. I consoli (in numero di due, probabilmente per rispettare gli equilibri di distribuzione delle mansioni amministrative tra Sorisole e Azzonica) erano i rappresentanti del comune di fronte alle autorità venete nella città di Bergamo. Costoro erano coadiuvati da un consiglio di credenza, assemblea ristretta di otto membri (diciotto dopo il 1609) e da sindaci. Altri importanti incarichi venivano svolti dal canevaro o tesoriere, dai campari, dallo scrivano che teneva tutti i libri del comune. Degli statuti, che rappresentavano la fonte normativa primaria del funzionamento dell’amministrazione del comune, purtroppo è rimasto solo qualche riscontro indiretto (Paganini 1986).
A fine Cinquecento contava 350 fuochi e 1000 abitanti circa (Da Lezze 1596). A fine Settecento ne contava 1350 (Maironi da Ponte 1776).

ultima modifica: 09/12/2003

[ Fabio Luini, Cooperativa Archimedia - Bergamo ]