pieve di Santo Stefano sec. XI - sec. XVIII

Pieve della diocesi di Como. La giurisdizione della pieve di Mazzo si estendeva da Sernio alla gola di Serravalle. Un diploma imperiale di Lotario I del 3 gennaio 824, interpolato probabilmente in epoca successiva, menziona la chiesa battesimale di Santo Stefano, insieme a quelle di Bormio e di Poschiavo, come di spettanza del vescovo di Como (Salice 1969); il diploma pone dubbi sull'effettiva dipendenza delle chiese dal vescovo di Como a quell’epoca, ma implica che le chiese stesse fossero indiscutibilmente note (Antonioli 1990). Fino all'epoca viscontea Mazzo fu sede di capitaneato, al quale competeva l'amministrazione civile e penale (Antonioli 1990). Nel corso dell' XI secolo la chiesa di Santo Stefano di Mazzo acquisì il titolo di arcipresbiterale e collegiata (Visita Ninguarda 1589-1593, note; Antonioli 1990; Antonioli 1993). Alla situazione istituzionale della pieve fanno riferimento i patti stipulati nel 1150 tra il vescovo di Como Ardizzone e Artuico ed Egano Venosta per il possesso delle pievi di Villa e di Mazzo. Nei patti il vescovo di Como nominava i Venosta capitanei della pieve di Mazzo, ma si riservava il castello di Grosio con le pertinenze di "Grossura" e di "Grossupto", la chiesa plebana e quella parte del castello di Mazzo compresa tra la porta mediana e le case dei canonici, oltre al fodro legale e alla giurisdizione penale. In questo atto si confermava la dipendenza della pieve dal vescovo di Como e si attestava l'esistenza di un capitolo che conduceva vita comune (Antonioli 1990). Alla fine del XIII secolo nella chiesa plebana arcipresbiterale di Mazzo il collegio canonicale era formato dall'arciprete e da cinque canonici (Perelli Cippo 1976). Il 12 marzo 1426 Grosio venne eretta parrocchia autonoma, intaccando così l'integrità giurisdizionale della pieve. Anche Sondalo dovette godere ben presto di una certa autonomia, a motivo della sua posizione geografica maggiormente distante dalla matrice e per il fatto che dipendeva dall'abate di Sant'Abbondio di Como, alla cui approvazione fu sottoposta la nomina del beneficiale fino al XVI secolo. Quando il monastero di Sant'Abbondio passò in commenda, il capitolo di Mazzo rivendicò i propri diritti sulla chiesa di Sondalo. Le rivendicazioni durarono fino al 1664, anno in cui Sondalo fu eretta in prepositura e, smembrata definitivamente dalla pieve di Mazzo, fu aggregata al vicariato foraneo di Grosio eretto in quell’anno. Il successivo ricorso del capitolo e dell'arciprete ottenne poi che Grosotto ritornasse sotto Mazzo (Antonioli 1990).
Nel 1614, all'apoca della visita pastorale dell'arcivescovo Filippo Archinti, nella pieve di Mazzo esistevano le parrocchie di Sondalo, Grosio e Lovero, mentre Grosotto, Vervio, Tovo, risultavano non ancora separate dalla matrice, Sernio, infine, era anch'essa non separata, ma dotata di un curato titolare (Visita Archinti 1614-1615). Nel 1798, a seguito della soppressione dei benefici ecclesiastici e delle confraternite, fu sciolto anche il capitolo plebano, che fu ricostituito nel 1818. Tuttavia le incombenze dei quattro canonici rimasero concentrate sulla parrocchia di Mazzo (Antonioli 1990). Nel corso del XIX e XX secolo il termine pieve si trova ancora usato, negli atti delle visite pastorali e nella serie delle guide o annuari diocesani, per indicare l’antica circoscrizione territoriale, nel caso di Mazzo non coincidente con l’ambito giurisdizionale del vicariato foraneo.

ultima modifica: 03/01/2006

[ Alessandra Baretta ]