pieve della Beata Vergine Assunta sec. XI - sec. XVIII

Pieve della diocesi di Como. Berbenno viene citata, insieme alle pievi di Olonio, Ardenno, Poschiavo e Bormio, in un documento del 1010, con il quale il vescovo Alberico fondava in Como il monastero di Sant'Abbondio e gli faceva dono dei redditi già appartenuti alla mensa vescovile (Fattarelli 1986). La chiesa plebana di San Pietro è documentata come collegiata già nel 1161 (Visita Ninguarda 1589-1593, note). Verso la fine del XIII secolo era retta da un capitolo di due canonici subordinati a un arciprete (Perelli Cippo 1976). La collegiata di Berbenno risulta anche in numerosi atti di elezione di canonici nei secoli XIV-XV e in un atto di investitura feudale fatto dal vescovo di Como il 4 ottobre 1487, per rogito di Luigi Rusca (Visita Ninguarda 1589-1593, note). Negli atti della visita pastorale compiuta dal vescovo Gerardo Landriani nel 1445, la chiesa di San Pietro di Berbenno compare con il titolo di plebana, retta da un arciprete e da due canonici (Visita Landriani 1444-1445). Nell'elenco del clero annesso agli atti del sinodo comense convocato nel 1565 dal vescovo Gianantonio Volpi viene menzionata la chiesa di Berbenno con il titolo di prepositura (Sinodo Volpi 1565). Nel 1614, all'epoca della visita pastorale del vescovo Filippo Archinti nella pieve di Berbenno, nella chiesa plebana di San Pietro di Berbenno, arcipretale per autorità apostolica, il collegio canonicale, un tempo composto dall'arciprete e da due canonici, era stato ridotto alla sola persona dell'arciprete in quanto i due canonicati erano stati usurpati da uomini di “contraria religione” (Visita Archinti 1614-1615).
Fino al XV secolo la chiesa di San Pietro di Berbenno estendeva la sua giurisdizione sul territorio compreso tra il torrente Maroggia e il torrente di Andevenno, e fra Sirta, o il Bitto, e il Livrio (Salice 1950). Le frequenti riparazioni della chiesa di San Pietro richieste dalle inondazioni dell'Adda furono motivo di attrito tra il clero della pievania e le comunità da essi dipendenti (Visita Landriani 1444-1445, note). La prima comunità a sottrarsi dall’arcipretura di Berbenno fu Cedrasco, nel 1454. Postalesio aveva ottenuto un cappellano, nominato dall'arciprete, fin dal 1426. Il 19 dicembre 1589 la chiesa di Fusine avanzò la richiesta di separazione da Berbenno. Un documento rogato il 12 ottobre 1523 da Tommaso Odescalco garantiva da parte dell'arciprete di Berbenno un cappellano a Rodolo e Valmadre.
Negli atti della visita pastorale compiuta in Valtellina dal vescovo Feliciano Ninguarda nel 1589, figuravano comprese nella pieve di Berbenno, oltre alla chiesa arcipresbiterale e matrice di San Pietro, la parrocchia di Cedrasco, le chiese vicecurate di Monastero, Rodolo, Fusine, Valmadre, Postalesio e le chiese di Pedemonte, Colorina e Valle (Visita Ninguarda 1589-1593). A Monastero furono riconosciuti il titolo e le prerogative di parrocchia autonoma il 15 luglio 1624; il vescovo di Como Olgiati concesse al parroco il titolo di priore. La chiesa di San Bartolomeo di Pedemonte si separò da Berbenno in occasione della visita pastorale di Sisto Carcano.
A causa di problemi legati alla natura ostile dei luoghi, svolse le funzioni di parrocchiale di Berbenno la chiesa di Santa Maria Assunta, prima dipendente dalla plebana di San Pietro, poi, intorno al 1766, per sentenza della Sacra Congregazione del Concilio, anche plebana e matrice (Visita Archinti 1614-1615; Salice 1950).
Per tutta l’epoca post-tridentina, e in pratica fino agli inizi del XX secolo, il termine pieve venne usato quasi esclusivamente per indicare una circoscrizione territoriale, originariamente coincidente con la giurisdizione della chiesa plebana, dalla quale nel tempo si vennero distaccando i centri minori con la costituzione di nuove parrocchie. Su tale base territoriale si venne a sovrapporre, ma non sempre a coincidere, la struttura vicariale, di valenza più marcatamente istituzionale. Spettava ai vicari foranei, infatti, presiedere le congregazioni dei parroci. Alla metà del XVII secolo Berbenno era parte di un vicariato esteso al territorio del terziere di mezzo della Valtellina, articolato in congregazioni, una delle quali coincideva con la pieve di Berbenno (Ecclesiae collegiatae 1651). Nel corso del XVIII secolo il vicariato di Berbenno era coincidente con l’originario territorio plebano (Ecclesiae collegiatae 1758). Del collegio canonicale non si hanno attestazioni nel corso del XIX secolo.

ultima modifica: 03/01/2006

[ Alessandra Baretta ]