pieve di San Lorenzo sec. XI - sec. XVIII

Pieve della diocesi di Como. La chiesa di San Lorenzo è attestata almeno dal febbraio 1016, in una "venditio" nella quale "Aupertus", arciprete della detta chiesa, riceveva da "Arioldus", sacerdote della chiesa di San Giovanni di Bellagio, il prezzo della vendita di una cappella dedicata a San Fedele e alcuni beni immobili. La pieve di Chiavenna risulta attestata almeno a partire dal 1042, in una "donatio" compiuta da "Tedaldus de vico Eporeno" alla chiesa di San Lorenzo e alla pieve di Chiavenna (Mangini 2002). Il territorio che faceva capo alla plebana di San Lorenzo corrispondeva a quello delimitato dai confini naturali del medio bacino del fiume Mera, unito a quello della Val San Giacomo e della bassa Val Bregaglia. Verso sud confinava con la pieve di Samolaco all'altezza del torrente Boggia. In una bolla pontificia del 21 marzo 1178, con la quale papa Alessandro III accolse sotto la sua protezione il capitolo della chiesa collegiata e le chiese da essa dipendenti, erano elencate diciotto chiese della pieve: San Martino di Piuro; Sant'Eusebio, Santa Croce e San Martino di Aurogo; San Giovanni di Silano, San Cassiano della comunità di Piuro; San Cassiano di Aruna; Santi Cristoforo e Pancrazio, Sant'Eusebio di Prata; San Vittore, San Mamete di Mese; San Giacomo nella Val San Giacomo; San Fedele, San Giovanni di Pedemonte, Santa Maria del Castello e San Giorgio del Castello, San Giovanni Battista e San Pietro apostolo di Chiavenna. In un atto testamentario del 1349 erano nominate anche le due chiese di San Bartolomeo e Santa Maria Rotonda di Chiavenna, non citate nella bolla pontificia del 1178 (Mangini 2001). Alla fine del XIII secolo la chiesa di San Lorenzo di Chiavenna era retta da un capitolo di nove canonici dipendenti da un arciprete (Perelli Cippo 1976). Le chiese di Chiavenna nominate nella bolla pontificia del 1178 risultano ancora esistenti nel XIV secolo, sempre sottoposte alla chiesa matrice di San Lorenzo. Il numero dei canonicati andò invece diminuendo arrivando a tre nella seconda metà del XIV secolo, come attestato da un atto conservato nell'Archivio Capitolare Laurenziano del 1362; in seguito il numero sarebbe di nuovo cresciuto (Mangini 2001). Negli atti della visita pastorale compiuta nel 1444 dal vescovo Gerardo Landriani, nella chiesa di San Lorenzo di Chiavenna risultavano fondati nove canonicati, esclusa l'arcipretura; la residenza era rispettata dall'arciprete e da un canonico prebendatus. La rendita del beneficio arcipresbiterale era di circa 20 ducati "in auro". Al tempo della visita del Landriani sorgeva in Chiavenna il monastero di Santa Maria "de Dona" dell'ordine di San Benedetto, fondato forse nel 1185 per iniziativa di Oderico e di Guiberto Grassi (Rovelli 1798-1808; Visita Landriani 1444-1445, note).
Il 13 luglio 1452 il pontefice Niccolò V avrebbe soppresso sei dei nove canonicati allora esistenti nella chiesa collegiata di San Lorenzo e applicato i redditi dei canonicati soppressi ai tre rimanenti, con l'onere di coadiuvare l'arciprete nella cura d'anime e di mantenere la residenza nella detta chiesa. Tuttavia tale soppressione avrebbe avuto effetto solo per due canonicati; le rendite degli altri quattro sarebbero state convertite a favore della stessa chiesa, senza essere conferite ad alcun sacerdote (Visita Archinti 1614-1615). Solo durante l’episcopato dell’Archinti, a seguito di un ricorso fatto al pontefice Paolo V, fu concesso al vescovo di Como "pro tempore" di poter confermare e investire dei canonicati le persone nominate e presentate dalla comunità cattolica di Chiavenna, come risultava dalla lettera inviata da Roma il 30 maggio 1616 dal cardinale Millini, a nome del pontefice. In forza di questa concessione le quattro prebende canonicali per le quali non era stata mandata ad effetto la soppressione operata da Niccolò V, ebbero i loro titolari (Visita Archinti 1614-1615).
Nella prima metà del XV secolo la giurisdizione della pieve di Chiavenna si estese anche sul territorio della pieve di Samolaco (Visita Landriani 1444-1445, Introduzione; Toponimi, Samolaco). Negli atti della prima visita pastorale compiuta in Valchiavenna dopo il Concilio di Trento, cioè quella del vescovo Filippo Archinti del 1615, le chiese sorgenti sul territorio dell'antica pieve di Samolaco figurano subordinate alla plebana di San Lorenzo (Visita Archinti 1614-1615).
Per alcuni decenni tra XVI e XVII secolo le chiese di San Pietro, di Santa Maria degli Umiliati e di Santa Maria di Borgonuovo furono usate per il culto evangelico: a Chiavenna e nel contado, infatti, si radicarono solidamente comunità di riformati.
All'epoca della visita pastorale del vescovo Filippo Archinti nella pieve di Chiavenna, nella chiesa collegiata plebana di San Lorenzo era istituita la dignità arcipresbiterale ed erano fondati tre benefici canonicali. Le terre subordinate all'arcipretura di Chiavenna erano Prata, Mese, Gordona, Novate Mezzola, Samolaco e la Valle San Giacomo. Risultavano erette le parrocchie di San Cassiano di Piuro e di San Pietro di Samolaco. Furono visitate dal vescovo Archinti anche le chiese di San Giovanni Battista di Piuro, Beata Vergine Maria di Gallivaggio, San Guglielmo e San Giacomo in Val San Giacomodi Santa Caterina del castello di Gordona, Santa Trinità di Novate Mezzola, Sant'Abbondio nella località omonima, Santi Sebastiano e Fabiano di Villa, Sant'Eusebio di Villa di Piuro, la viceparrocchiale di San Giovanni Battista di Campodolcino, le chiese vicecurate di Sant'Eusebio di Prata, San Vittore di Mese, San Martino di Gordona. Tra le chiese non visitate, ma allora esistenti c’erano quelle di Santa Maria di Piuro, Santa Maria e San Pietro a Chiavenna, San Cristoforo a Prata, San Mamete a Mese, officiate dai protestanti, per effetto del decreto di Ilanz del 1557. Il 4 settembre 1618 la chiesa parrocchiale e collegiata di San Cassiano di Piuro venne travolta da una frana scesa dal monte Conto; la collegiata di Piuro fu trasferita dapprima nella chiesa di Sant'Abbondio, e quindi, minacciata anche quest'ultima chiesa da alluvioni, fu trasferita nel 1664 nella chiesa di Santa Maria di Prosto (Visita Archinti 1614-1615).
Per tutta l’epoca post-tridentina, e in pratica fino agli inizi del XX secolo, il termine pieve venne usato quasi esclusivamente per indicare una circoscrizione territoriale, coincidente con l’originaria giurisdizione della chiesa plebana, dalla quale nel tempo si vennero distaccando i centri minori con la costituzione di nuove parrocchie. Su tale base territoriale si venne a sovrapporre, ma non sempre a coincidere, la struttura vicariale, di valenza più marcatamente istituzionale. Spettava ai vicari foranei, infatti, presiedere le congregazioni dei parroci. Alla metà del XVII secolo risultava costituito un vicariato esteso sulle tre giurisdizioni costituenti il contado di Chiavenna, cioè la giurisdizione di Chiavenna, la Val San Giacomo, la giurisdizione di Piuro, ciascuna delle quali coincideva con una "congregatio" del clero. Nel 1651 le parrocchie nella pieve di Chiavenna erano, oltre alla plebana di San Lorenzo, Villa di Chiavenna, fondata nel 1627, Gordona, fondata nel 1648, San Pietro di Samolaco, Paiedo, Piuro; viceparrocchiali risultavano le chiese di Novate Mezzola, Codera, Prata, Mese, Menarola, San Giacomo Filippo, Gallivaggio, San Bernardo, Isola, Madesimo, Campodolcino (Ecclesiae collegiatae 1651). Nella seconda metà del XVIII secolo il vicariato di Chiavenna coincideva con l’ambito della giurisdizione civile di Chiavenna; così accadeva per Piuro e per la Val San Giacomo (Ecclesiae collegiatae 1758; Ecclesiae collegiatae 1794).
Alla fine del XVIII secolo il collegio canonicale di Chiavenna era composto dall'arciprete e da undici canonici (Ecclesiae collegiatae 1794). Il collegio canonicale, soppresso alla fine del XVIII secolo, fu ricostituito nel corso del XIX secolo.

ultima modifica: 03/01/2006

[ Alessandra Baretta ]