pieve di Santo Stefano sec. XI - 1456

Pieve della diocesi di Como. I primi documenti che attestano l’esistenza della pieve di Olonio risalgono all’XI secolo. In un atto del giugno 1062 si ha l'attestazione della chiesa plebana di Santo Stefano e di un prete, officiale della chiesa. In una bolla del 19 aprile 1161 del papa Alessandro III sono indicate diciassette chiese della diocesi di Como poste sotto la protezione del pontefice e tra di esse compare la plebana di Olonio. Nel corso del XIII secolo si espanse nella diocesi di Como l'Ordine degli umiliati; nella pieve di Olonio sorse il monastero di Sant'Orsola in Sorico, fondatore a sua volta di una succursale a Dubino (Fattarelli 1986).
In una vertenza del 27 luglio 1252 tra l'arciprete e il capitolo di Gravedona da una parte e gli uomini di Domaso dall’altra relativa alle decime gravanti su fondi posti nel territorio del borgo di Olonio, venivano fissati i confini della pieve di Olonio. Si affermava infatti che la valle "de Orel sive de Quimonica est in confinibus plebatus de Grabadona et plebatus de Ollonio" e che il "plebatus de Grabedona est et extenditur a flumine de Grabadona usque ad vallem sive ad fontem que dicitur de Orel, sive de Quinzonica, que est ultra burgum de Domazio versus Suricum". La giurisdizione pievana si estendeva quindi dal torrente che scendeva dalla valle detta “de Orel” in località Cinque Case, sul litorale occidentale del lago di Como nell’attuale comune di Gera Lario, risaliva lungo la riva del lago di Mezzola, includeva la montagna dei Cech fino al torrente Clivio; retrocedeva seguendo la riva destra dell'Adda fino alla foce del torrente Bitto alla sinistra dell'Adda. Nei confini restava incluso tutto il territorio da Regoledo alla sinistra del Bitto fino a Gerola e da Regoledo fino al laghetto di Piona. Il colle di Piona-Olgiasca dovette probabilmente appartenere fin dall’origine alla pieve di Gravedona, la cui chiesa matrice era situata sull'opposta riva lacuale (Fattarelli 1986). Alla fine del XIII secolo il capitolo di Olonio comprendeva l'arciprete e nove canonici che usufruivano di benefici non nella chiesa battesimale di Santo Stefano bensì in nelle chiese dei luoghi circostanti, e precisamente in quelle di Traona, Sorico, Cosio e Colico. Ciononostante i beneficiari erano ancora riuniti formalmente nella "canonica ecclesie Sancti Stefani de Olognio" (Perelli Cippo 1976). Nell'elenco delle "Rationes decimarum" non compaiono alcuni grossi centri della pieve come Delebio e Dubino, poiché dipendenti da regolari. Nel territorio plebano esistevano, precisamente, dieci istituzioni religiose, cinque di clero regolare e cinque di clero secolare, ma non ne venivano specificati i nomi, né le sedi. Si sa solo della presenza dei cluniacensi nel monastero di Vallate, non più esistente nel 1336, e degli umiliati a Sorico (Fattarelli 1986).
I titoli di arcipresbiterale e collegiata riferiti alla chiesa di Santo Stefano di Olonio compaiono in un atto di "collatio canonicatus" datato 18 febbraio 1330. In un atto dell'1 giugno 1437, si parla della locazione del diritto di riscossione della decima nel territorio di Colico della pieve di Olonio, spettante ad uno dei canonici di Santo Stefano di Olonio (Index alphabeticus).
Nel 1415 la comunità di Cercino avanzò la richiesta di separazione dalla pievana Olonio e il 13 maggio, con atto rogato dal notaio Balsarro Mandello, sarebbe stato concesso al parroco di Cercino la facoltà di decimare sulle terre del comune (Quadrio 1775-1776). Tuttavia la concessione a un prete di decimare in Cercino voleva solo significare avere sul posto un proprio beneficiale, senza il titolo di parroco, bensì solo di vicecurato. Cosio si staccò da Olonio nel 1417 e Delebio, il 4 febbraio 1425, avanzò la richiesta per avere un proprio rettore o beneficiale nella chiesa di San Carpoforo. La località di Mantello fu sottratta a Olonio in quanto ricevuta in donazione dal monastero benedettino dedicato a San Colombano; a partire dal 1422, tolta ai monaci, avrebbe cominciato ad avere un proprio parroco (Visita Ninguarda 1589-1593, note). Il 15 dicembre 1441 ci fu l'erezione della parrocchia di Traona e immediatamente dopo Mello si separò da Traona (Fattarelli 1986).
Già a partire dalla fine del XIV secolo, il territorio di Olonio cominciava a essere minacciato dall'innalzamento del livello del lago. Nel 1443 l'arciprete, i canonici e la popolazione iniziarono la costruzione della nuova chiesa in Sorico, trasferendovi titolo, benefici, privilegi, possessi. In un documento del 13 giugno 1444 l'arciprete di Olonio Tomaso de Andreani concordava con i canonici rimasti e con la comunità di Sorico per chiedere all'autorità religiosa competente il trasferimento della plebana collegiata di Olonio in Sorico, non essendo Olonio più agibile. Il 9 novembre 1456 il vescovo Antonio Pusterla, in esecuzione della bolla pontificia 1455 di papa Callisto III, eresse la chiesa di Santo Stefano di Sorico in collegiata e trasferì alla stessa i privilegi e i diritti appartenenti alla soppressa chiesa di Olonio (Fattarelli 1986). Nel 1589, al tempo della visita pastorale del vescovo Feliciano Ninguarda, le comunità passate alla pieve di Sorico risultavano essere Cosio; Delebio; Gerola; Pedesina; Piantedo; Rasura; Regoledo; Rogolo; Sacco (Visita Ninguarda 1589-1593); esse sarebbero poi confluite nel vicariato foraneo di Morbegno. Traona, Dubino, Mello, Mantello, Cercino e Cino sarebbero confluite nel vicariato di Traona.

ultima modifica: 03/01/2006

[ Alessandra Baretta ]