comune di Barzola sec. XIV - 1757

La località di Barzola, facente parte della pieve di Angera, venne citata negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho (Compartizione delle fagie 1346).
Angera col suo territorio erano antico feudo degli arcivescovi di Milano. Nel 1350 il pontefice Clemente VI investì del feudo Caterina di Bernabò Visconti; nel 1397 Angera divenne contado, a favore di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano. Nel 1404 il feudo di Angera passò ad Alberto Visconti di Castelletto.
Nel 1449 il consiglio generale della comunità di Milano effettuò la vendita della pieve d’Angera, con la sua rocca, i poteri giurisdizionali e una serie di entrate fiscali, al conte Vitaliano Borromeo per lire 12.800 (Casanova 1904).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVIII secolo Barzola risultava ancora compresa nella medesima pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cart. 2).
Nel 1751 il comune, in cui erano presenti 62 anime collettabili e 22 non collettabili, era infeudato al conte Renato Borromeo, ma non pagava alcuna ricognizione feudale.
Il giudice, alla cui giurisdizione era sottoposto il comune, era il podestà Borroni, che risiedeva nel Borgo d’Angera e aveva come salario due lire e 8 soldi all’ anno, oltre a un carro di legna del prezzo di 4 lire. Il console del comune non prestava alcun giuramento a banche criminali.
Non vi era consiglio di alcun tipo. I soli amministratori erano il cancelliere e il console, che era sostituito ogni tre mesi. Occorrendo dover proporre qualcosa d’importante si riunivano gli abitanti dando segno con la campana dopo la messa, previo avviso del console. La riunione avveniva nel piazzale della chiesa e qui si proponeva l’affare e si stabiliva ciò che era di maggior vantaggio per il comune. Si dava successivamente avviso al cancelliere di quanto determinato. I riparti venivano eseguiti dal cancelliere alla presenza degli uomini interessati, riconoscendo tutte le partite prima di fare il riparto.
Il cancelliere abitava in Angera e conservava in casa le scritture comunali, con il libro dei riparti e le ricevute dei pagamenti.
Il comune non aveva procuratore né agente in Milano e in caso di necessità ci si avvaleva del causidico Carlo Filippo Marinoni, sindaco provinciale della pieve d’Angera (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3035, vol. D XV, Como, pieve di Angera, fasc. 2).

ultima modifica: 04/07/2006

[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]