comune di Cairate sec. XIV - 1757

Cairate, località citata come Cayrà negli satuti delle strade e delle acque del contado di Milano e appartenente alla pieve di Olgiate Olona, era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho (Compartizione delle fagie 1346).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVII secolo Cairate risultava ancora tra le comunità censite nella medesima pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cartt. 35-36).
Nel 1654 Giacomo Legnani acquistò il feudo di Cairate al prezzo di 42 lire per fuoco. Ritornato il feudo alla regia camera per devoluzione, fu nuovamente venduto a Ippolito Turconi da Como con la facoltà di appoggiarvi il titolo di conte (Casanova 1904).
Secondo le risposte ai 45 quesiti del 1751 della II giunta del censimento, il territorio era infeudato al conte Turconi, senza corresponsione di diritti feudali.
Cairate era soggetto al giudice feudale, ma rispetto al maggior magistrato era sotto la giurisdizione del vicario del Seprio, con sede in Gallarate. Il console prestava il giuramento alla banca criminale del podestà e pagava annualmente 2 lire, 2 soldi e 6 denari.
Cairate non aveva sotto di sé alcun comune e non era aggregato ad altri comuni, solo che trovandosi nel comune il Monastero delle R.R. Madri di Santa Maria Assunta, possessore di buona quantità dei fondi esenti per essere ecclesiastici di antico possesso, quest’ultimo per ricorso fatto al magistrato aveva ottenuto la sua fissazione di quota di sale a misura dei suoi fondi e per il tributo personale si pagava, tra i possessi del monastero e il comune dominante, in proporzione della quota di sale che restava fissata per ciascun comune. La comunità non aveva consiglio generale né particolare; disponeva invece di quattro sindaci che venivano eletti ogni anno in occasione della pubblicazione del riparto generale “per via di balotazione” dalla nomina di 24 capi di casa, dodici per comune, stimati più abili a regolare gli interessi pubblici. In qualche misura però i sindaci dipendevano dai principali estimati che sovrintendevano agli interessi del comune. Compiti principali dei sindaci erano la conservazione del patrimonio pubblico, la vigilanza sopra l’equità dei riparti e la firma dei mandati che si dovevano spedire all’esattore.
La comunità disponeva di un cancelliere, residente a Tradate, che curava le poche scritture esistenti, che si conservavano in una stanza del medesimo comune per cui si pagava un affitto.
Lo stato totale delle anime era di circa 609 (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3073, vol. D XV, Milano, pieve di Olgiate Olona, fasc. 1).

ultima modifica: 28/08/2006

[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]