comune di Comabbio sec. XII - 1757

Nel 1187, in una sentenza dei consoli di Milano, vengono citati due consoli “de loco Comabio”, e precisamente G. de Curte, console “curtisiorum” e Ossimasco, console “rusticorum”, che intervenivano in giudizio in una lite con gli abitanti di San Sepolcro (Bognetti 1927, pp. 230-231). La località di Comabbio, della pieve di Brebbia, citata negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano, era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho (Compartizione delle fagie 1346).
Il comune nel 1751 risultava infeudato al conte Giulio Visconti, mentre il libro delle entrate camerali riporta il nome di Lodovico Visconti.
Al comune risultava aggregata nella mappa la comunità di S. Sepolcro, di 30 anime, per cui era prevista una successiva aggregazione a Ternate. In realtà però le due comunità erano separate, anche per quanto riguardava i carichi fiscali.
Le due comunità utilizzavano congiuntamente la palude Brabbia, pagando 6 lire all’anno.
Il giudice competente era il podestà di Gavirate. Il console prestava il proprio giuramento alla banca criminale dell’ufficio di Gallarate, competente per le cause di maggior magistrato.
Non vi era consiglio e l’amministrazione era regolata da due sindaci eletti dalla comunità, previo il suono della campana. I sindaci, che rimanevano in carica per due o tre anni, secondo l’accordo, curavano i pubblici affari e vigilavano sull’esattezza dei riparti.
Il cancelliere, cui si pagavano d’onorario 30 lire ogni anno, più l’esenzione del carico personale annuo, era residente in Comabbio e conservava le scritture in una cassa nella propria abitazione.
Il comune non aveva procuratori né agenti (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3035, vol. D XV-XVI, Como, pieve di Brebbia, fasc. 11).

ultima modifica: 06/09/2006

[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]