comune di Mombello sec. XIV - 1757

La località di Mombello veniva citata come Montebello nei documenti più antichi. In questa forma appariva anche negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano, dove risultava compresa nella pieve di Leggiuno. Mombello era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho ed era sede di “capitanei” (Compartizione delle fagie 1346). In un documento del 18 agosto 1308 vengono citati i consoli di Mombello “Bonatius de Collogna et Marchisius Pellatius”, mentre in un testamento del 1351 sono citati li “huomini overo syndici” e il comune di Mombello. Almeno dal XIV secolo si ha pertanto la certezza dell’esistenza di strutture di vita comunale nel paese (Besozzi 1985).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVIII secolo Mombello risultava tra le comunità censite nella medesima pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cart. 26). Agli inizi del Seicento è attestato a Mombello l’istituto della camparia. I campari vigilavano sulle terre coltivate e comminavano multe che venivano riscosse dal postaro del comune (Besozzi, Campari).
Dalle risposte ai 45 quesiti della II giunta del censimento risulta che nel 1751 il territorio era infeudato al conte Pietro Besozzi. Il comune era sottoposto alla giurisdizione del giudice feudale residente a Leggiuno, Carlo Perabò, cui si pagava un salario annuo di 16 lire. Al medesimo il console prestava il giuramento annuo. Le cause penali delle “persone di maggiore magistrato” erano devolute al giudice regio residente a Varese.
La comunità, riunita nella pubblica piazza, eleggeva i reggenti, cioè il sindaco e quattro consiglieri, due dei nobili e due della plebe, con il compito di vigilare sui riparti e sull’amministrazione del patrimonio pubblico. I reggenti rimanevano in carica a tempo indeterminato, fino a diversa decisione degli elettori.
Il cancelliere risiedeva nel luogo e aveva l’incarico di conservare le pubbliche scritture; il suo salario era di 40 lire, oltre l’esenzione fiscale. Il comune non aveva procuratori né agenti a Milano e vi abitavano 830 persone, collettabili e non collettabili (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3035, vol. D XVI, Como, pieve di Leggiuno, fasc. 7).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]