comune di Cuasso al Piano sec. XIV - 1757

La località di Cuasso, citata nella forma “Cuvasio” negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano e facente parte della pieve di Arcisate, era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Bollate (Compartizione delle fagie 1346).
La documentazione della visita pastorale di san Carlo Borromeo del 1574 segnalava 33 focolari con 176 abitanti per Cuasso al Piano, 30 focolari e 167 abitanti per Cuasso al Monte. Gli abitanti divennero rispettivamente 416 e 622 nel 1687 (Visita Federico Visconti, Pieve di Arcisate).
La comunità di Cuasso al Piano, appartenente come quella di Cuasso al Monte alla pieve di Arcisate, secondo le risposte ai 45 quesiti del 1751 della II giunta del censimento, era infeudata al conte Giulio Visconti Borromeo Arese, e pagava per il dazio dell’imbottato 66 lire annue.
La giurisdizione apparteneva al podestà feudale, che si trovava ad Arcisate, percepiva dalla comunità 8 lire e 10 soldi all’anno e riceveva dal console le denunzie relative al feudo. Rispetto al maggior magistrato le denunce erano portate al regio ufficio di Varese; ma il console non prestava giuramento né all’uno né all’altro ufficio.
Cuasso al Piano aveva il suo consiglio particolare, composto da due “sindaci e deputati”. Per le elezioni, che si svolgevano nella piazza pubblica ogni tre anni, insieme a quelle per l’esattore, si stendeva la lista delle persone abili per tale carica e si imbussolavano tutti i nomi, estraendo poi a sorte due soli sindaci, ai quali venivano affidate l’amministrazione e conservazione del pubblico patrimonio e la vigilanza sopra la giustizia dei pubblici riparti. Al controllo sui riparti collaboravano anche i maggiori estimati.
Il cancelliere abitava nel luogo di Cuasso al Monte e attesa la sua età avanzata era sostituito da un vicecancelliere. Le pubbliche scritture si conservavano in una cassetta presso il cancelliere e i sindaci. La paga del cancelliere era di 45 lire.
Il comune, di 445 anime, non disponeva di procuratore e agente in Milano, ma affidava i suoi affari al conte Gasparo Cicogna, uno dei maggiori estimati della comunità (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3037, vol. D XIX, Como, pieve di Arcisate, fasc. 7[bis]).

ultima modifica: 10/12/2003

[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]