monastero di San Cristoforo sec. XIV - 1775

Monastero celestiniano maschile.
Rimangono ancora alcune strutture della chiesa in via Acerbi (Brunelli 2004, p. 74).
Secondo la storiografia locale (Davari 1975, p. 82), i celestini si installarono a Mantova nel 1274, presso l'antico oratorio di Sant'Anna ai prati del Redevallo. Non si conosce, però, quasi nulla sulla vita di questa comunità che si presume composta di un numero ristretto di monaci, almono fino all'inizio del XV secolo, periodo in cui molti enti religiosi mantovani furono oggetto dell'attenzione della marchesa Paola Malatesta, moglie di Gian Francesco Gonzaga. La marchesa si interessò a San Cristoforo, patrocinando lavori e decorazioni della chiesa monastica, dal 1417 e almeno fino al 1436 (L'Occaso 2005). Nel 1423 grazie alla munificenza del marchese Gian Francesco, i celestini avevano potuto ampliare le loro strutture, forse per adattarle a ospitare una comunità più numerosa. Si conoscono alcune notizie specifiche su questi lavori: nel 1430 i monaci chiesero un sussidio per il rifacimento della campana; nel 1432 ottennero l'esenzione dalle gabelle per 16 carri di calce che da Volta Mantovana dovevano arrivare a Mantova, per i lavori sulla chiesa (L'Occaso 2005). Legato ai celestini appare anche il piccolo ospedale fondato nel 1413 da Guido degli Orefici sotto il titolo dei santi Antonio e Cristoforo, retto nel 1415 dal prete Benvenuto, che in quell'anno si rivolse al consorzio della Cornetta per una sovvenzione per riparazioni nella chiesa di San Cristoforo (L'Occaso 2005). Oltre al nome del monaco Benvenuto, pochissime sono le conoscenze sulla comunità religiosa. Risale al 1421 una nota, seppure indiretta, sulla comunità monastica, riferita a un messale per San Cristoforo, commissionato al frate miniatore Martino (L'Occaso 2005). Nel 1433 era priore di San Cristoforo Francesco de Ceresolis "liberalium artium doctor", che in veste di commissario generale dell'ordine e di incaricato da parte dell'abate generale dei celestini "ad acceptandi ecclesias et monasteria nomine dicti ordinis" si interessò del passaggio dei celestini di Brescia dal monastero di San Martino "in Castro" al convento di Sant'Eustacchio di Brescia (Vecchio 2003 b, pp. 17-19). Non si ha nessun'altra notizia su San Cristoforo fino al XVIII secolo. Secondo il "Ruolo delle famiglie Regolari della città e dello Stato di Mantova" redatto nella seconda parte del XVIII secolo, a San Cristoforo si trovavano in quel periodo sei monaci (Vaini 1980 b, p. 22). Presto il monastero si avviò alla soppressione: in seguito alle disposizioni governative del 7 novembre 1774 e quindi con disposizioni del ministro plenipotenziario e vice governatore Firmian del 28 gennaio 1775, il monastero passò dai celestini agli olivetani di Santa Maria del Gradaro (Brunelli 2001 a, p. 89), il cui convento venne demanializzato (Pecorari 1966, p. 13). Abbandonata Mantova, i celestini si trasferirono a Milano (Vaini 1980 b, pp. 23-24).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Diana Vecchio ]