monastero di San Lorenzo sec. XI - 1805

Monastero benedettino femminile.
La fondazione del monastero di San Lorenzo in Sondrio precede, presumibilmente di non molto tempo, l'8 ottobre 1100, quando Rodolfo o Redulfo, Uberto e Guido Capitanei, insieme con i canonici della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Sondrio donarono all'abbadessa Boniza, alle monache e alla chiesa dei Santi Lorenzo e Giorgio, edificata "infra castrum quod dicitur castello Sancti Laurentii", terre e decime di due fondi recintati siti nelle vicinanze della medesima chiesa, con il consenso del vescovo Guido Grimoldi e del capitolo del duomo di Como (trascr. secentesca di copia notarile del 1329 in Salice 1969, pp. 96-97).
Fondatori del cenobio sarebbero stati i suddetti Capitanei di Sondrio, come avrebbe testimoniato anche un presunto documento di conferma di papa Pasquale II del 1110, nel quale sarebbe stato ricordato un quarto esponente della famiglia, Gerardo (Quadrio 1775-1776, II, pp. 581-582). Da un documento ugualmente scomparso si aveva notizia della consacrazione della chiesa il 30 ottobre 1117 da parte del vescovo Guido Grimoldi (Annali sacri 1663-1735, II, p. 312).
Il casato dei Capitanei detenne fino alla propria estinzione avvenuta alla metà del XV secolo il diritto di patronato sul monastero, che passò quindi ai Beccaria, i quali lo esercitavano ancora nel 1484, anche se in quell'occasione in modo "esclusivamente nominale" (Della Misericordia 2000, pp. 321-323).
In occasione della decima papale del 1295-1298 il monastero, compreso nella pieve di Sondrio, pagò complessivamente tre libbre e 15 soldi imperiali (Perelli Cippo 1976, pp. 149, 192, 238).
Si ha notizia di due conferme della protezione apostolica al monastero da parte dei papi Martino V (1417-1431) e Callisto III (1455-1458) (Quadrio 1775-1776, II, p. 582).
Dagli atti della visita pastorale del 1445 si apprende che all'epoca abitavano nel monastero l'abbadessa, due monache e una conversa. Era dichiarato un reddito annuo di circa "somas decemocto frumenti, sichalis, milii, panici, castanearum et donege", "plaustra sedecim usque in decemocto vini, si est fertilitas communis vini", "libras ducentum casei, et libras sex imperialium". Si lamentava l'occupazione indebita di molte terre di proprietà del cenobio (Visita Landriani 1444-1445, p. 187).
Dopo l'estinzione della linea diretta dei Capitanei di Sondrio, su richiesta dell'abbadessa Agostina, del casato dei Brocchi (Della Misericordia 2000, p. 322), Sisto IV riconobbe al monastero la libera elezione ogni tre anni della superiora, dopo morte o rinuncia dell'ultima titolare (Battioni 1997, p. 613, n. 769, 4 maggio 1480).
Il 20 giugno 1498 il capitolo del monastero, composto almeno da badessa, sei professe, due novizie e quattro converse, offrì la cura spirituale del cenobio ai domenicani (Quadrio 1775-1776, II, pp. 584-585).
Dagli atti della visita pastorale del 1589 risulta che vivevano allora in San Lorenzo quindici monache professe e alcune novizie. Il monastero aveva per "semicappellano" un sacerdote secolare e per confessore un domenicano del convento di Morbegno (Visita Ninguarda 1589-1593, I, p. 304). Alla fine del XVI la direzione spirituale del monastero passò dai religiosi all'arciprete di Sondrio "pro tempore" (Quadrio 1775-1776, II, p. 585).
Dopo la rivolta valtellinese del 1620 le monache furono temporaneamente trasferite a Como per evitare rappresaglie (Salice 1969, pp. 270-271).
Negli atti della visita pastorale del 1624 sono ricordate ventuno professe e converse, più sette educande, e un reddito annuo di circa mille scudi "in vino et grano" (Visita Scaglia, Berbenno-Chiuro, p. 480)
Il 19 maggio 1642 il capitolo generale della congregazione benedettina dell'osservanza di Santa Giustina (cassinese) riconobbe al monastero, che ne aveva fatto richiesta, la partecipazione ai propri privilegi spirituali (Quadrio 1775-1776, II, pp. 587-588).
Nel 1645 erano in San Lorenzo ventuno professe, una novizia e cinque converse professe, più otto educande ospiti (Visita Carafino, Monasteri, pp. 1019-1020). Un dettagliato inventario dei beni del monastero, risalente allo stesso anno, enumera proprietà nei territori di Sondrio, Castione, Buglio, Ardenno, Albosaggia e Montagna (Visita Carafino, Monasteri, pp. 873-964), nonché quelli della contestata eredità di Francesco Galles Da Monte (Visita Carafino, Monasteri, pp. 976-1012).
Nel 1706 il monastero ospitava in tutto ventotto religiose (Visita Bonesana, Sondrio, fasc. 1, pp. 442-443). In una nota allegata agli atti della visita pastorale di quell'anno è ricordata un'uscita "ordinaria e straordinaria" per 6.417 "monete di Milano" (lire) ed entrate per 1.804,10 da vendita di vino e 4.702, 10 da fitti di capitali, esclusi i beni edibili ricavati da beni immobili, fitti e livelli (Visita Bonesana, Sondrio, fasc.1, p. 563-566). Nel 1781 il cenobio era costituito da trentatré professe e sette converse, e dichiarava entrate per 8.080 lire (moneta milanese) ed uscite per 9.730. Si aggiungeva un "reposito" in monete d'oro ed argento del valore di 8.000 lire (Visita Mugiasca, Sondrio-Albosaggia, fasc.1, pp. 579-585).
Negli atti visitali del 1796 sono ricordate ventiquattro professe e otto converse, cui si aggiungevano due educande (Visita Rovelli, Traona-Sondrio, fasc. 2, pp. 483-484).
La soppressione del monastero risalirebbe al 1805 (Longatti, Xeres 1990, p. 95).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Francesco Bustaffa ]