parrocchia di San Giacomo apostolo sec. XVI - 1986

Parrocchia della diocesi di Bergamo. Le prime notizie della chiesa di San Giacomo di Pontida, sono da ricondursi alla fine del secolo XI. La chiesa, voluta dal monaco Alberto da Prezzate, venne consacrata sotto il titolo di San Giacomo apostolo maggiore, il 6 aprile 1095, ad opera del vescovo di Imola. Riedificata tra il 1294 e il 1310, per volontà del cardinale Guglielmo Longo, commendatario del monastero, subì nella seconda metà del XIV secolo, numerose devastazioni ad opera dei partitanti di Bernabò Visconti (Pagnoni 1992). Costituita nel XV secolo, sede di un monastero benedettino della congregazione cassinese, ebbe, secondo quanto riportato nella "Cronotassi Pontidese", il controllo di alcuni benefici parrocchiali, tra cui Palazzago, Ambivere, Endenna. Nei primi anni del XVI secolo, sotto il priorato di Placido da Brescia (1506-1510), è inoltre attestata come dipendente da Pontida, anche la parrocchia di Somendenna, di recente erezione. Il monastero di Pontida, anche in seguito ai tentativi autonomisti, intrapresi da queste comunità durante il periodo tridentino, difese il suo "status" di circoscrizione praticamente autonoma dal vescovo di Bergamo (Lunardon, Spinelli 1977): infatti, a partire dal 1568, data d’istituzione dei vicariati foranei nella diocesi, eretti in ottemperanza alle risoluzioni del primo concilio provinciale milanese del 1565, Pontida risultava essere "nullius plebis". Quando tali disposizioni vennero ridefinite nel III sinodo del 1574, non ci furono cambiamenti in merito alla circoscrizione del priorato di Pontida, che risultava essere comprensiva delle parrocchie di: Somendenna, Endenna, Ambivere, Palazzago, e di un altro priorato cluniacense in terra bergamasca: Sant’Egidio di Fontanella (Acta synodalia bergomensis ecclesiae).
Il 7 ottobre 1575, l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, visitando la chiesa di San Giacomo di Pontida, sede del priorato, annotò che la cura delle anime era affidata ai monaci della congregazione di Santa Giustina di Padova, dell’ordine di San Benedetto. L’unica confraternita registrata, era quella del Santo Spirito, eretta presso l’omonimo altare. Alla cura di questa parrocchia erano incaricati due monaci, di cui uno con il ruolo di coadiutore. Le anime da comunione erano 1000. Tra le chiese sottoposte alla parrocchiale erano elencate quella di San Rocco di Gromlongo e di San Giorgio di Odiago (Visita Borromeo 1575). Al tempo della visita pastorale del vescovo Barbarigo, l’8 settembre 1659, la parrocchia di Pontida era annotata come iuspatronato della vicinia, con una rendita pari a 200 scudi. Vi erano presenti sette chierici e sei sacerdoti, tra cui tre preposti rispettivamente all’oratorio di Valmora, del Gaggio e del Gromfaleggio. Erano erette in questa parrocchia, le confraternite del Santissimo Sacramento, del Rosario, del Suffragio e la scuola della dottrina cristiana (Montanari 1997). Dal 1640 in poi, tra i parroci di Pontida, andava accentuandosi la tendenza ad assumersi direttamente la cura d’anime delle parrocchie soggette al priorato. Infatti a partire da questo periodo la maggioranza dei parroci di Pontida furono sempre e soltanto monaci, pur continuando ad avvalersi della collaborazione di alcuni preti secolari come vice-parroci. Dalla cronaca del parroco di Pontida, Paolo Carrara Beroa (1734-1749), si deduce che in quest’epoca il monaco-parroco, fungeva da vicario generale, o meglio da delegato abbaziale per tutto il territorio soggetto al monastero, nonché da vicario foraneo per i sacerdoti secolari addetti alla cura d’anime nelle parrocchie dipendenti (Lunardon, Spinelli 1976). Nel 1666 la chiesa parrocchiale aveva quattro altari a cui erano erette le scuole del Santissimo Sacramento, del Rosario e del Suffragio per i morti. Gli oratori compresi nei confini della parrocchia erano quello di: San Sebastiano e San Rocco, nella contrada di Gromlongo; San Giuseppe nella contrada di Valmora; Santa Maria del Gaggio; Santa Maria. Il clero era composto da un curato, monaco cassinese del monastero, destinato a quell’incarico dal suo priore e quindi amovibile. I parrocchiani erano in tutto 480, di cui comunicati 320 (Marenzi 1666-1667). La parrocchia era definita ancora "nullius plebis" e tale sarebbe restata fino all’inizio del XVIII secolo, quando sarebbe stata sottoposta, a fasi alterne, al vicario foraneo di Mapello. Nel 1734, era registrata la presenza di 1529 anime da comunione, su un totale di 2087 parrocchiani (Stati del clero 1734). Dalla relazione del parroco di Pontida, redatta in occasione della visita pastorale del vescovo Dolfin, il 20 aprile 1781, si desume che nella parrocchiale erano erette le tre confraternite già richiamate, a cui si aggiungevano quella della dottrina cristiana e quella della Santissima Trinità, istituita nell’oratorio di Santa Croce. Oltre a quest’ultimo, nella parrocchia, sorgevano anche gli oratori di San Rocco in località Gromlongo; San Giuseppe, iuspatronato di Valmora; Regina degli Angeli e San Giovanni Battista in località Gaggio; Madonna della Neve a Gromfaleggio; Sant’Anna; San Giuseppe e Madonna dello Spasimo. Il clero era composto, oltre che dal parroco, da altri sei sacerdoti e da tre chierici. Le anime computate erano 2308, da comunione 1655 (Visita Dolfin 1778-1781). Con atto del 13 maggio 1798, venne soppresso il monastero di Pontida, e con ciò, si pose fine alla lunga serie dei parroci-monaci che avevano caratterizzato la storia della comunità. Negli Stati del clero della diocesi di Bergamo circa l’anno 1801, la parrocchia di Pontida compariva comunque ancora vicariato autonomo, ma non aveva più sottoposta nessuna parrocchia (Stati del clero 1801). Dal 1833, la parrocchia di Pontida, afferiva a Ponte San Pietro (Fascicoli parrocchiali, Ponte San Pietro) ed era ancora attestata in questa circoscrizione, secondo Bonicelli, nel 1837 (Bonicelli 1961).
Nel 1861, il parroco di San Giacomo maggiore apostolo di Pontida, compariva di nuovo come vicario foraneo di una circoscrizione che comprendeva le comunità storicamente sottoposte a Mapello ossia: Ambivere, Burligo, Fontanella, Mapello e Palazzago. La parrocchia di Pontida, di nomina regia, aveva circa 3000 parrocchiani. Il clero era composto oltre che da un parroco, vicario foraneo, da un coadiutore parrocchiale, e da altri dodici sacerdoti. Le chiese comprese nei confini della parrocchia erano le stesse censite all’epoca del Dolfin, a cui si aggiungeva quella intitolata a San Luigi (GDBg).
Con decreto 12 gennaio 1910, il vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi, affidò di nuovo la parrocchia di Pontida ai monaci benedettini della congregazione cassinese, stabilendo che il parroco doveva essere scelto di comune accordo con questi ultimi. Inoltre, si affermava che non ci sarebbe stato nessun cambiamento per quanto spettava la cura d’anime nelle frazioni della parrocchia, le quali rimanevano affidate ai sacerdoti deputati a ciò dal vescovo con il titolo di coadiutori, e che a Pontida veniva mantenuto l’onore di dare il proprio nome alla vicaria foranea, formata dalla parrocchie di: Ambivere, Burligo, Fontanella del Monte, Mapello, Palazzago, Pontida. Tuttavia, con tale atto, veniva affidato l’ufficio di vicario foraneo al parroco di Mapello (decreto 12 gennaio 1910). La chiesa parrocchiale di Pontida venne insignita del titolo di basilica minore da papa Pio X, con bolla del 5 aprile 1911(Pagnoni 1992).
Nella guida diocesana dell’anno 1916, la parrocchia di Pontida risulta soggetta direttamente al vescovo di Bergamo e le parrocchie che le erano sottoposte aggregate alla vicaria di Mapello (GDBg).
Nel 1971, in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, la parrocchia di San Giacomo apostolo di Pontida, pur rimanendo alle dirette dipendenze del vescovo, fu aggregata alla zona pastorale IX, che era composta dalle parrocchie della vicaria di Ponte San Pietro e di Mapello, tranne però le parrocchie di Palazzago e Burligo che gravitavano sulla Valle Imagna (decreto 28 giugno 1971). Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi, la parrocchia di Pontida, è entrata a far parte del vicariato locale di Mapello-Ponte San Pietro (decreto 27 maggio 1979), nel quale è rimasta fino al 1986, quando, con decreto del ministro dell’Interno che risolveva di conferire la qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto alle parrocchie della diocesi di Bergamo, è stata fusa con la parrocchia di San Giorgio martire di Odiago, formando la nuova parrocchia dei Santi Giacomo apostolo e Giorgio martire (decreto 20 novembre 1986).

ultima modifica: 05/09/2005

[ Veronica Vitali ]