pieve di San Salvatore sec. X - 1568

Secondo quanto riportato dal Mazzi, Almenno rientra tra le chiese plebane della diocesi di Bergamo di cui si ha notizia in documenti antecedenti all'anno 1000 (Corografia). La chiesa di Almenno compariva, infatti, in qualità di sede pievana fin dal X secolo, come documenta un testamento risalente al 9 aprile 975, in cui è citata l'"ecclesia Sancte Dei genetricis Marie et Domini Salvatoris" (Pergamene archivi Bergamo 1988). A quest'epoca, il termine "ecclesia", come mostrano gli studi condotti dal Lupi e dal Mazzi, stava ad indicare la presenza di una chiesa battesimale, ossia l'unica istituzione alla quale, prima dell'anno 1000, erano riservati i compiti pastorali della parrocchia, dall'esazione dei sacramenti alla colletta delle decime. Ad Almenno la pievania aveva sacerdoti residenti, organizzati in collegiata. In una lista delle chiese di Bergamo sottoposte a un censo imposto dalla Santa Sede circa il 1260, la chiesa di Almenno veniva, infatti, qualificata come "canonica". Il fatto che non fosse censita esplicitamente in qualità di "plebs", confermava il Chiodi nell'ipotesi secondo cui Almenno, una volta divenuta proprietà vescovile, ottenne diritti plebani senza divenire necessariamente plebania, conservando un particolare tipo di rapporto di dipendenza con la chiesa cattedrale.
In questa fonte si hanno notizie più dettagliate circa i confini della circoscrizione pievana di Almenno: ad essa risultavano infatti sottoposte le chiese di Sant'Omobono di Valle Imagna, di Sant'Antonio di Valle Imagna, di San Pellegrino e il monastero di San Tomè di Almenno. L'elenco è tuttavia parziale, non censendo le chiese esenti dalla tassazione (Chiese di Bergamo sottoposte a censo). Successiva attestazione della pieve di Almenno risale al XIV secolo: in una serie di fascicoli che registrano le taglie e le decime imposte al clero dai Visconti di Milano e dai papi, un'ordinanza del 1360 di Bernabò Visconti riportava una "nota ecclesiarum", delle chiese e monasteri della diocesi di Bergamo, suddivise per appartenenza pievana. In questa fonte troviamo attestazione delle chiese sottoposte ad Almenno, ossia: San Salvatore di Almenno, Santa Maria di Almè, San Michele di Almè, San Lorenzo di Zogno, Sant'Omobono di Valle Imagna, Sant'Antonio di Valle Imagna, San Pellegrino, Santa Maria di Endenna, infine il monastero di San Tomè di Almenno (Nota ecclesiarum 1360). A questo elenco, altri studi hanno aggiunto le parrocchie di Brembilla in contrada di Laxolo, e di Sant'Andrea di Strozza (Manzoni 1988).
Nel XV secolo, in particolare sotto l'episcopato di Barozzi, si costituirono all'interno della pieve di Almenno nuove comunità parrocchiali. In Valle Imagna le comunità di Cepino e Val Secca si separarono da Sant'Omobono, e la comunità di Selino ottenne la propria autonomia dalla chiesa matrice di Berbenno. In Valle Brembana, Somendenna si separò da Endenna, Elino e Fuipiano vennero smembrate da San Pellegrino (Censuale Barozzi 1464). Risale invece al XVI secolo il processo di erezione parrocchiale delle chiese di Botta, Roncola, Blello e Gerosa.
La circoscrizione plebana terminò sostanzialmente di esistere nel 1568 con la risoluzione del II sinodo del vescovo Cornaro, mediante la quale furono istituiti nella diocesi i vicariati foranei, in ottemperanza dei dettami del concilio provinciale del 1565. Il nucleo territoriale fondamentale della pieve confluì in quello della vicaria foranea, i cui confini furono perfezionati nel 1574 nel corso del III sinodo diocesano. La chiesa di Almenno continuò a mantenere la dignità di "caput plebis" (Acta synodalia bergomensis ecclesiae).

ultima modifica: 07/03/2007

[ Veronica Vitali ]