comune di Binago sec. XIV - 1757

Negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” Binago risulta incluso nella pieve di Appiano e viene elencato tra le località cui spetta la manutenzione della “strata da Bolà” come “el locho de Binago” (Compartizione delle fagie 1346).
Con istrumento rogato il 28 novembre 1538 il comune venne concesso in feudo ad Antonio Carcassola e successivamente, dopo alcuni trapassi, nel 1547 giunse nella mani della famiglia Castiglioni (Casanova 1904).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1552 e dei successivi aggiornamenti sino al XVIII secolo, Binago risulta ancora compreso nella pieve di Appiano (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cartt. 2 e 3).
In conseguenza del testamento di Nicolò Castiglioni, il feudo di Binago passò nel 1622 a Gottifredo Visconti di Cassano Magnago, la famiglia del quale ne mantenne il possesso sino all’abolizione dei feudi (Casanova 1904).
Nel 1644 Binago compare ancora inserito nella pieve di Appiano (Relazione Opizzone 1644).
Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Binago era sempre inserito nel ducato di Milano, ancora nella pieve di Appiano ed il suo territorio comprendeva anche i cassinaggi di Monello, Lovaneda, Cassinazza e Rocolo (Compartimento Ducato di Milano, 1751).
Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune, sempre infeudato alla famiglia Visconti alla quale la comunità non versava alcun tipo di contribuzione, contava in tutto 652 anime. Disponeva di un console e di due sindaci, nominati in pubblica assemblea, composta dai capi di casa, convocati al suono della campana.
Venivano eletti ogni due anni e potevano essere riconfermati. A loro era affidata la vigilanza sui pubblici riparti dei carichi. Il comune si avvaleva di un cancelliere che percepiva un salario e a cui era affidata la cura delle pubbliche scritture. Incaricato delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese era un solo esattore che veniva eletto per pubblico incanto per nove anni. Il comune era sottoposto alla giurisdizione di un podestà feudale al quale versava un onorario in occasione del riparto pubblico dei carichi. Il console, che era incaricato delle denunce, prestava giuramento alla banca criminale del Vicariato del Seprio di Gallarate (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3039).
Sempre inserito nella pieve di Appiano, il comune compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 ancora appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753).

ultima modifica: 02/01/2004

[ Domenico Quartieri ]