comune di Laglio sec. XIV - 1757

La comunità di Laglio risulta già citata come entità amministrativa autonoma, secondo alcuni autori (Bognetti 1927, p. 247), in documenti del secolo XII.
Il “comune de Lallio” figura nella “Determinatio stratarum et pontium …” annessa agli Statuti di Como del 1335, come il comune cui spetta la manutenzione del tratto della via Regina ”… usque ad valesellam que dividit territorium de Lallio a territorio de Brieno” (Statuti di Como 1335, Determinatio stratarum).
Il comune apparteneva alla pieve di Nesso (Statuti di Como 1335, Determinatio mensurarum) che già la ripartizione territoriale del 1240 attribuiva al quartiere di Porta Sala della città di Como (Ripartizione pievi comasche, 1240).
Laglio, a cui risulta unita la comunità di Carate, è elencato tra i comuni della pieve di Nesso anche nel “Liber consulum civitatis Novocomi” dove sono riportati i giuramenti prestati dai consoli del comune dal 1510 sino all’anno 1535 (Liber consulum Novocomi, 1510-1535).
Il comune che nel 1497, con tutta la pieve di Nesso, era stato donato dal duca Lodovico Maria Sforza a Lucrezia Crivelli, con istrumento rogato il 1 giugno 1647 dal notaio Francesco Mercantolo, venne concesso in feudo a Francesco Gallio duca D’Alvito (Casanova 1904).
Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Laglio risultava inserito nella pieve di Nesso ed il suo territorio comprendeva anche i cassinaggi di Soldino, Ticerio, Ossona, Germanello e Torriggia (Compartimento Ducato di Milano, 1751).
Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che Laglio, che contava 406 abitanti, era infeudato al duca D’Alvito al quale il comune era tenuto a corrispondere ogni anno unitamente al comune di Carate due “stara” di olio di oliva.
L’organo deliberativo del comune era un consiglio generale composto dai capi di famiglia, alle cui sedute partecipavano i due sindaci, i due deputati. Sindaci e deputati, eletti dalla comunità ogni anno con votazione pubblica, erano incaricati dell’amministrazione del patrimonio pubblico e della vigilanza sui riparti ed erano tenuti a presentare in pubblico consiglio alla fine di ogni anno i loro conti.
Il comune disponeva di un proprio cancelliere retribuito con salario annuo. Le scritture pubbliche, conservate in una cassa chiusa le cui chiavi erano in possesso dei sindaci, erano depositate presso l’“oratorio dei confratelli”. Il cancelliere conservava presso di sé solo un minima parte dei documenti che servivano per la sua attività.
Per la riscossione dei tributi ed il pagamento delle spese il comune si avvaleva di un esattore nominato ogni tre anni con pubblico istrumento a seguito di incanto.
Laglio era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale per i servizi del quale pagava un salario ogni biennio a cui peraltro il console non prestava giuramento (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3028).
Il comune di Laglio compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 ancora appartenente alla pieve di Nesso (Indice pievi Stato di Milano, 1753).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Domenico Quartieri ]