comune di Gravedona sec. XIV - 1757

Gravedona risulta citato come entità amministrativa autonoma con propri magistrati già dal secolo XII (Cantù 1856, p. 162). Nel 1154 l’amministrazione della comunità era “limitata ad una piccola cerchia di famiglie nobili” ed affidata a quattro consoli (Zecchinelli 1951, pag. 11).
”Grabadona” figura nella “Determinatio stratarum et pontium …” annessa agli Statuti di Como del 1335, come il comune cui spetta la manutenzione del tratto della via Regina ”… a predicto ponte de Sancto Grigorio in sursum usque ad terminum de Cogotto versus Domaxium et ipsum pontem de Sancto Grigorio” (Statuti di Como 1335, Determinatio stratarum).
Il “comune burgi de Grabadona” apparteneva alla pieve omonima (Statuti di Como 1335, Determinatio mensurarum) che già la ripartizione territoriale del 1240 attribuiva al quartiere di Porta Monastero della città di Como (Ripartizione pievi comasche, 1240).
Gravedona risulta sempre facente parte della stessa pieve anche dal “Liber consulum civitatis Novocomi” dove sono riportati i giuramenti prestati dai consoli del comune dal 1510 sino all’anno 1534 (Liber consulum Novocomi, 1510-1535).
Inserito nel feudo delle Tre Pievi superiori del lago, le quali avevano già fatto parte del feudo di Nesso donato nel 1497 dal duca Lodovico Maria Sforza a Lucrezia Crivelli, Gravedona nel 1545, insieme agli altri comuni delle Tre Pievi, fu infeudato a Gian Giacomo de Medici, detto il Medeghino. Con atto notarile del 9 maggio 1580 il comune, sempre con tutto il feudo delle Tre Pievi, passò nelle mani della famiglia Gallio (Casanova 1904).
Nella medesima pieve, nel Contado di Como, lo si ritrova ancora nel 1644 (Relazione Opizzone 1644).
Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Gravedona era sempre inserito nella stessa pieve, ed il suo territorio comprendeva anche i cassinaggi di Casate, Resiga, Negrana, Segna e Maglio (Compartimento Ducato di Milano, 1751).
Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune di Gravedona, che contava 1.057 abitanti, era infeudato a Carlo Tolomeo Gallio duca D’Alvito a cui pagava lire 1.12 per i diritti di caccia.
Il comune disponeva di un consiglio particolare formato da dodici persone “le più civili del borgo”. Le riunione del consiglio si tenevano nella “sala di residenza del giusdicente”, su convocazione dei sindaci che provvedevano a informare i consiglieri tramite il console. Al consiglio partecipava anche il cancelliere che redigeva apposito rogito delle decisioni prese.
Ufficiali del comune erano tre sindaci, il console ed il cancelliere. L’elezione dei sindaci avveniva in consiglio mediante l’estrazione a sorte di due nominativi, mentre il terzo era sempre il “decano” della terna uscente dell’anno precedente. A loro era affidata l’amministrazione del patrimonio pubblico e la vigilanza sui riparti. Il console veniva sempre scelto dal consiglio in base al minor salario richiesto dagli aspiranti, senza alcun termine temporale di durata e decadeva di norma solo in caso di demerito.
Anche il cancelliere era eletto dal consiglio, previa pubblicazione di apposito avviso, senza limite temporale di durata. Retribuito con un salario annuale e con compensi straordinari, aveva l’obbligo di rogare tutti gli atti necessari alla comunità ed il compito di conservare le poche scritture di cui abbisognava quotidianamente. La restante parte dell’archivio veniva invece custodita in un’apposita cassa munita di due chiavi, una detenuta dal decano dei sindaci e l’altra dal cancelliere medesimo.
Il comune disponeva di due esattori, uno per l’esazione dell’imposta sull’estimo “vicinale” e sopra il mercimonio, e l’altro per l’esazione dell’imposta sull’estimo “forastiero”. Ambedue dovevano prestare idonea “sigurtà”.
Il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale residente in Gravedona, al quale pagava un salario annuo (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3030).
Il comune di Gravedona compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 ancora appartenente alla pieve omonima (Indice pievi Stato di Milano, 1753).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Domenico Quartieri ]